1. Il frate di Avetrana
    Un tempo viveva un giovane frate, poiché non sapeva scrivere ne far di conto o coltivare l'orto, e neanche cucinare, il priore lo incaricò di fare la questua per il convento.

     
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    Un tempo viveva un giovane frate, poiché non sapeva scrivere ne far di conto o coltivare l'orto, e neanche cucinare, il priore lo incaricò di fare la questua per il convento. Ogni giorno all'alba lasciava il monastero e nei paesi vicini andava di casa in casa, con il caldo e con il freddo, con il bello e con il cattivo tempo.
    Un giorno di primavera il frate girando per il paese di Avetrana, bussando ad una porta vide apparire una bellissima fanciulla e si stranì. Il volto gli si avvampo e si sentì la testa così leggera da non spiccicare parola.
    La giovane donna vedendolo gli diede un giara piena di olio nuovo che aveva messo da parte per il convento.
    Il frate meccanicamente accettò l'offerta come ogni altra volta, ma invece di benedire prese e corse via col viso tutto rosso, senza più fermarsi davanti a nessuna casa, finché non giunse ai confini del paese. Rimase li per ore prima che il suo cuore si placasse per tornare al convento.
    Da quel giorno ripassò spesso da Avetrana, perdendo tempo vicino alla casa della fanciulla sperando di vederla attraverso le finestre aperte o affacciarsi all'uscio.
    Ogni volta la vedeva il frate sentiva crescere in se l'amore perché finché un giorno decise di confessarle i propri sentimenti e chiederla in sposa.
    Così un giorno dopo la questa decise di andare da per parlarle, ma mancandogli il coraggio faceva avanti e indietro per le strade di Avetrana. Alla fine il sole calò e le porte del convento furono chiuse, il giovane frate si fece coraggio pensando che se fosse tornato nel santo ritiro avrebbe dovuto spiegare il suo ritardo, e bussò alla porta dell'amata.
    - Buon frate perché bussate alla mia porta a si tarda ora? - Chiese la fanciulla vedendolo.
    - Mia signora, sono qui per confessarvi li sentimenti che provo per voi. -
    Sentendo così la giovane donna lo trascinò dentro casa perché nessuno lo sentisse.
    - Cosa dite mai buon Frate? -
    - Dico che lo core mio è vostro, volete divenire la mia sposa? -
    Sentendo ciò un grosso peso si posò sul cuore della fanciulla, aveva non volendo spinto un uomo consacrato al signore a voler venire meno ai suoi voti.
    - Buon frate, non potete rinunciare al vostro santo uffizio specie per me, così voi aggiungete una grave sulla mia anima. Poi se anche rinunciaste a voi doni che mestiere sapreste fare? -
    L'uomo capì allora che non sapendo far niente l'unico modo in cui poteva vivere era di elemosina, quale donna avrebbe accettato di sposare un medicante ed essere malvista dalla gente perché gli aveva fatto togliere il saio. No tra loro non ci poteva mai essere niente.
    Preso dalla disperazione il frate corse nel cuor della notte fino a raggiungere una palude a sud-est del paese. Impazzito per il suo cuore infranto si gettò a capo fitto nelle acque melmose per sparirvi per sempre.
    Da quella notte in poi si sente, specialmente in tempo di burrasca, un misterioso lamento venire dalla palude, è la voce dell'infelice frate che per suo peccato mortale e condannato in eterno in quel luogo di martirio.
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