1. Piove mon amour...
    Stavamo camminando per la strada solo io e lui, quando alzai gli occhi per vedere la pioggia ridente precipitare oltre la luce...

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    By Xander Ares il 7 Nov. 2021
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    Stavamo camminando per la strada solo io e lui quando alzai gli occhi per vedere la pioggia ridente precipitare oltre la luce. Ridevamo e scherzavamo su vecchie esperienze che avevamo condiviso. Lui si fermò e tenendomi teneramente la mano si fece vicino a me abbracciandomi. Sentendo il suo corpo stretto al mio sapevo che lui era mio, per sempre e oltre. Si chinò per dire qualcosa, ma io ero persa nei suoi occhi di zaffiro. Finalmente mi ridestai quanto basta per sentire quello che diceva: - Baciami ... - sussurro la sua voce ora così forte e dolce.
    - Baciami... -
    La mia mano sfiorò i suoi capelli biondi, mentre lui mise la sua sulla mia nuca che cominciò lentamente a chinarsi. Ho chiuso gli occhi prima di sfiorare le sue labbra morbide...
    La scena cambiò improvvisamente. Invece di essere tra le sue braccia, stavo correndo verso l'angolo di strada, sotto il lampione dove l'avevo lasciato. Proprio lì, sotto la fredda pioggia battente. Corsi verso di lui cercando di urlare: - Mi dispiace, mi dispiace! -, ma non venne fuori niente.
    Le sue ultime parole riecheggiavano nella mia testa: - No, no questo non può accadere!! NO! -
    Lo rivedo che fece un passo indietro mentre mi avvicinavo e lui quasi in risposta alla mia presenza.
    - Ti amo, Natalia. Non dimenticare mai che... - Il suono del tamburo di una pistola esplode nella mia testa. Guardo fuori, io non lo vedo, non ora. Quando finalmente guardo indietro vedo che i suoi capelli biondi sporchi sono diventati di uno scarlatto opaco, e, i suoi occhi hanno assunto uno spento colore grigio. Scuoto la testa: - No. NO! -
    Sto urlando di nuovo, ma le mie parole sono ancora sovrastate dalle lacrime. Le lacrime nascoste dalla pioggia ora silente. Non riesco a distogliere lo sguardo, non posso smettere di pensare al suo viso: la pelle pallida e quello sguardo perso nel vuoto. Chiudo gli occhi e semplicemente mi siedo lì, poso la testa nel suo grembo e attendo che il dolore si assopisca un po'. Quando infine chiudo gli occhi per l'ultima volta la sua vita si conclude ufficialmente, così il mio sogno.

    Edited by Xander Ares - 7/11/2021, 13:01
    Last Post by Xander Ares il 7 Nov. 2021
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  2. Il coccodrillo in città
    Nello zoo cittadino il custode, assai distratto, si scordò di richiudere la porta di una gabbia solitaria...

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    By Xander Ares il 6 Nov. 2021
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    Nello zoo cittadino il custode, assai distratto, si scordò di richiudere la porta di una gabbia solitaria.
    Lì viveva il vorace coccodrillo, che vedendo le sbarre aperte se ne uscì quatto quatto.
    Sulla era assai lento, tanto da sembrare fermo ai visitatori dello zoo che lo presero per una statua e non fecero alcun commento. Così il rettile mostruoso, dallo zoo uscì tranquillo nascondendosi nelle fogne.
    Quella sera all'imbrunire, per lo zoo la ronda fece il custode negligente, che scoprì l'assenza del terribile animale.
    Giornali, radio e televisione il giorno dopo allarmarono la gente, dovevan stare in casa per non essere attaccati dalla belva sanguinaria.
    Nei quartieri d'ogni dove i ragazzi sfortunati non poterono giocare fuori, solo alla finestra potevan stare.
    Nel quartier Tal dei Tali, non si vedevano più partite di pallone, ne saltare alla corda o aquiloni volare. I ragazzi erano tristi quando il piccolo Gigetto ne raccolse il più possibile sulle scale del palazzo.
    - Qui se non si trova il coccodrillo non usciremo mai più a giocare. - disse grave il ragazzetto.
    Gli amici ben sapevano che Gigetto aveva un gran cervello e lo stettero ad ascoltare.
    - Questa notte, - riprese a dire - tutti quanti dovremo uscire, di nascosto dai genitori andremo in piazza con i lenzuoli. -
    - Ma in piazza dicono che c'è il coccodrillo. - spaventata disse Giusi.
    - Non temete ho un gran piano per sconfiggere la belva. -
    Quella notte dalla gran torre l'orologio batté la mezzanotte quando il coccodrillo uscì dal suo nascondiglio in cerca di qualcosa da sgranocchiare. Cosa vide però d'un tratto, era un essere mostruoso alto più delle giraffe con un corpo lungo e tutte gobbe che lo fissava in modo stran.
    - Oh, oh, oh, ma cosa abbiamo qui una bella grassa lucertola da sgranocchiare. - disse con voce cavernosa il misterioso gigante e fece per allungare il lungo e magro braccio con degli enormi artigli d'acciaio.
    Il coccodrillo non avea mai visto un si fatto essere e spaventato corse a chiudersi da solo nella gabbia dello zoo.
    Il titano assai strano era solo un allegro trucco, sotto un mucchio di coperte legate insieme erano i ragazzi del quartiere, un sull'altro per sembrare più alti e in cima Gigetto con un mascherone di cartapesta. Due bei rastrelli eran le braccia dai terribili artigli, e la voce cavernosa era Poldino con il raffreddore che parlava in un imbuto.
    Così con un po' d'astuzia la città tornò tranquilla e i Gigetto e suoi amici poterono tornare a giocare all'aperto.

    Edited by Xander Ares - 6/11/2021, 18:22
    Last Post by Xander Ares il 6 Nov. 2021
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  3. Catalina
    All'epoca della conquista delle Isole Canarie da parte del Regno di Castiglia, sull'Isola di Tenerife si trasferì la ricca famiglia dei Lercaro...

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    All'epoca della conquista delle Isole Canarie da parte del Regno di Castiglia, sull'Isola di Tenerife si trasferì la ricca famiglia dei Lercaro, costruì un palazzo che prese appunto il nome di Casa Lercaro.
    La famiglia viveva nel palazzo da poco ultimato, insieme ai domestici che vi lavoravano, quando Catalina, l'unica figlia di Antonio Lercaro, raggiunse quella che per l'epoca era considerata l'età da marito; per questo i genitori cominciarono a mettersi alla ricerca di un futuro consorte per la ragazza.
    All'epoca i sentimenti degli sposi erano tenuti in relativa considerazione al momento di contrarre un matrimonio, e i Lercaro erano alla ricerca di un partito che avrebbe potuto accrescere il nome e le sostanze della famiglia. Così la scelta ricadde sul Capitano dell'Isola di Tenerife, un uomo ricco e facoltoso, e il suo fidanzamento con Catalina venne ufficializzato in poche settimane.
    La notizia si diffuse rapidamente in tutta Tenerife, sarebbe stata un'unione che avrebbe portato notevoli vantaggi a entrambe le parti.
    In Casa Lercaro tutti iniziarono ad affaccendarsi per i preparativi dello sposalizio; la preparazione del corredo e dell'abito da sposa, della festa di nozze, e doni, gioielli e fiori giungevano a ogni ora del giorno e della sera al palazzo la cerimonia sicuramente sarebbe stata delle più sfarzose.
    L'atmosfera era allegra e festosa, ma ben presto un'ombra di tristezza e nervosismo calò su Casa Lercaro, rendendo i preparativi più sbrigativi e meno gioiosi: quell'ombra era stata gettata da Catalina stessa.
    La futura sposa era al centro delle attenzioni di tutti in quello che doveva essere il suo periodo più bello, ma nessuno aveva pensato di chiedere il parere di Catalina sullo sposo che era stato scelto per lei.
    Il capitano di Tenerife era ricco, ma anche molto più vecchio di lei. Catalina provava un assoluto disprezzo per l'uomo, perché era un noto commerciante di schiavi senza cuore.
    La ragazza parlò coi suoi genitori dei suoi dubbi sullo sposo, però suo padre e sua madre pensarono che era solo paura per l'importante passo che stava per compiere. Non riuscendo a convincerli la povera pianse, supplicando e arrivando anche a minacciare di farsi del male, se non avessero sciolto il fidanzamento. Il padre pensando che fossero meri capricci della figlia non aveva intenzione di cedere, mandato a monte un matrimonio così conveniente.
    I preparativi proseguirono, e Catalina si sentiva sempre più disperata, con i giorni che si avvicinavano alla data della cerimonia tutto ciò che poteva fare era chiudersi nella sua stanza e piangere in solitudine.
    Alla viglia delle nozze, durante la prova del suo abito da sposa, la giovane in lacrime corse a chiudersi in camera sua. Gettatasi sul suo letto si disperò nel suo pianto, ma non si era addormentata, a notte fonda, con ancora addosso l'abito da sposa, uscì dalla sua stanza per cercare di scappare di casa. Se...

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    Last Post by Xander Ares il 31 Oct. 2021
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  4. 13 storie di Halloween
    Per festeggiare Halloween ecco a voi una piccola raccolta di tredici tra leggende, racconti horror e del mistero.

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    Per festeggiare Halloween ecco a voi una piccola raccolta di tredici tra leggende, racconti horror e del mistero.
    E se non vi dovessero bastare potete sempre ripescare Storie di Halloween, la raccolta dello scorso anno.
    Buona lettura e buon Halloween a tutti!

    1. Jack O'Lantern
      Un tempo c'era in Irlanda un fabbro di nome Jack astutissimo che era un famoso ubriacone, ma anche un terribile taccagno ed ogni giorno sfruttava la sua astuzia per farsi offrire da bere dagli altri...

    2. La circolare
      Il cielo era ormai buio, e, alla fermata del autobus vicino al cavalcavia. Anita guardava i messaggi sul suo smartphone mentre aspettava la circolare...

    3. Lo spaventapasseri
      C'erano in Arizona due fratelli di nome Enos e Cletus che gestivano una fattoria...

    4. L'agenda smarrita
      In una calda ma piovosa serata di fine estate un ragazzo si trovava in un locale, il Rio Bo di Gallipoli...

    5. Il messaggio di Kathy
      Sheyla guardava il suo cellulare sorpresa, aveva ricevuto un messaggio da Kathy, ma Kathy era morta settimane fa...

    6. L'infermiera
      Un uomo scendeva lungo la discesa in sella alla sua vecchia bici, come faceva ogni mattina per andare al lavoro...

    7. L'uncino
      Era buio sulla strada appartata che era stata soprannominata dai giovani il viale degli innamorati...

    8. L'odore della morte
      Dopo aver trascorso mesi a lavorare in un villaggio vacanze Jerry era finalmente tornato nel suo appartamento, quando però aprì la porta d'ingresso...
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    Last Post by Xander Ares il 31 Oct. 2021
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  5. L'odore della morte
    Dopo aver trascorso mesi a lavorare in un villaggio vacanze Jerry era finalmente tornato nel suo appartamento, quando però aprì la porta d'ingresso...

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    Dopo aver trascorso mesi a lavorare in un villaggio vacanze Jerry era finalmente tornato nel suo appartamento, quando però aprì la porta d'ingresso un tanfo terribile lo avvolse. Era assai peggio di una normale puzza, un odore peggiore di quello delle fogne, qualcosa che ti entra nel naso, rimbalza in gola e continua su e giù e non vuole saperne di andarsene.
    L'istinto di Jerry gli diceva che qualcosa doveva essere morto lì dentro. Chiamò subito la polizia, che in risposta al problema dell'odore pungente arrivò ore dopo, quando non c'era niente d'insolito nella stanza. La puzza era svanita, come se non fosse successo niente.
    Gli agenti comunque perlustrarono il quartiere chiedendo in giro, alla fine se ne andarono infastiditi senza aver concluso nulla, promettendo di mandare qualcuno del comune a ispezionare le caditoie pluviali.
    Passarono alcuni giorni senza che accadesse nulla, poi la puzza tornò, anche se questa volta non era così forte come la volta precedente. Jerry sentiva l'odore passare attraverso il suo naso, ma ogni volta che pensava a chiamare qualcuno ricordava l'esasperazione dipinta sui volti dei poliziotti e dei vicini interrogati.
    Anche gli ispettori del comune avevano detto che non c'era niente di strano con le caditoie.
    Non sapendo che fare Jerry scelse di aspettare e vedere se l'odore spariva di nuovo da solo, ma con il passare dei giorni quella puzza orribile aumentava!
    Una notte mentre si rigirava nel letto, l'odore acre divenne così forte che Jerry non riusciva ad addormentarsi, ma nemmeno ad aprire gli occhi lacrimanti! Fu allora che sfiorandosi con le dita la fronte senti una sostanza viscida su di lui.
    Sforzandosi di tenere gli occhi aperti vide un liquido nero colare dal controsoffitto sopra il suo letto.
    Il giorno dopo facendo controllare trovarono un uomo morto nascosto lì. Era un ladro entrato mentre era via che probabilmente si era nascosto nel controsoffitto, quando il portiere era entrato per portare un pacco. Purtroppo per lui era rimasto incastrato morendo di stenti.
    Jerry entrando aveva arieggiato disperdendo la puzza, ma nei giorni successivi si era riaccumulato mentre i liquidi della putrefazione avevano trovato la loro strada tra i panelli del controsoffitto.
    di Xander Ares

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    Last Post by Xander Ares il 30 Oct. 2021
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  6. Jack O'Lantern
    Un tempo c'era in Irlanda un fabbro di nome Jack astutissimo che era un famoso ubriacone, ma anche un terribile taccagno ed ogni giorno sfruttava la sua astuzia per farsi offrire da bere dagli altri..

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    By Xander Ares il 29 Oct. 2021
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    Un tempo c'era in Irlanda un fabbro di nome Jack astutissimo che era un famoso ubriacone, ma anche un terribile taccagno e ogni giorno sfruttava la sua astuzia per farsi offrire da bere dagli altri.
    I suoi imbrogli truffaldini avevano però un estimatore; il diavolo in persona. Quando giunse il suo tempo di morire e di cedere la sua anima da peccatore al diavolo, il satanasso si presentò a Stingy Jack di persona, pronto a scortarlo all'inferno proprio nella notte della vigilia di Ognissanti.
    L'ubriacone non si scompose più di tanto e chiese di potere bere un'ultima pinta di birra, il diavolo non si oppose e così i due si recarono al pub più vicino.
    Bevuta però la pinta Jack si lamentò del fatto che non aveva nemmeno un soldo per pagare la consumazione, così propose al satanasso di tramutarsi in una moneta da sei pence in modo da pagare il conto gabbando l'oste.
    Il diavolo apprezzò l'idea e si trasformò in una moneta, ma appena avvenuta la metamorfosi Jack prese la moneta, la chiuse nel suo borsellino e pagò il barista con un'altra moneta che aveva in tasca.
    Nel borsello era conservato un piccolo crocefisso in argento che impediva al maligno di riprendere la sua forma, irrimediabilmente imprigionato il diavolo dovette promettere di non tornare a riscuotere l'anima Jack per dieci anni per riavere la propria libertà.
    Il tempo passò e i dieci anni trascorsero, alla vigilia di Ognissanti, mentre il fabbro camminava ritornando a casa, gli apparve il diavolo che era tornato a prendersi la sua anima.
    Jack disse di essere pronto a morire, ma vedendo lì vicino un albero carico di mele gli chiese, come ultimo desiderio prima di seguirlo di cogliere un ultimo frutto da mangiare prima di morire.
    Lo scaltro fabbro però ormai aveva una certa età e non poteva più arrampicarsi su un albero, perciò chiese al diavolo di salire lui sulla pianta a prendergli un bel frutto succulento, il satanasso, per tagliar corto, acconsentì e si arrampicò sull'albero.
    Quando Jack lo vide salire, rapidamente, incise sul tronco dell'albero una croce e che imprigionava il diavolo tra i rami.
    Beffato nuovamente il maligno era furibondo, ma l'uomo era stato più furbo di lui; non poté far altro che patteggiare ancora.
    Jack chiese che la sua anima non sarebbe mai stata reclamata dall'inferno, in cambio avrebbe cancellato la croce incisa sull'albero. Il Diavolo accettò e il fannullone libero di tornare alla sua vita da bevitore.
    Sicuro si non poter più avere la dannazione eterna il fabbro commise così tanti peccati che, quando morì al suo bussare alle porte del Paradiso venne scacciato.
    Senza un luogo dive stare a Jack non rimase altra via che dirigersi verso gli inferi. Il diavolo però ancora offeso per come era stato raggirato, gli ricordò il patto, ben felice di lasciarlo errare come anima tormentata nel limbo.
    Il fabbro cercò d'impietosirlo facendogli notare che era condannato così a vagar...

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    Last Post by Xander Ares il 29 Oct. 2021
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  7. La circolare
    Il cielo era ormai buio, e, alla fermata del autobus vicino al cavalcavia. Anita guardava i messaggi sul suo smartphone mentre aspettava la circolare...

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    Il cielo era ormai buio, e, alla fermata del autobus vicino al cavalcavia. Anita guardava i messaggi sul suo smartphone mentre aspettava la circolare.
    Alzando lo sguardo dallo schermo vide che senza che se ne accorgesse si era fermato un autobus vecchio più di trent'anni, fu allora che la ragazza si accorge come tutti i passeri avevano i loro volti pallidi incollati al vetro e la fissavano come se aspettassero solo che lei salisse. Imbarazzata allungò la gamba per salire sulla circolare, quando senti una mano afferrarla per il bavero della giacca e tirarla indietro, in quel momento l'autobus scomparve come se non ci fosse mai stato, mentre auto e moto sfrecciavano dove lei stava per mettere il piede.
    - Che cosa fai? -, disse preoccupato l'uomo anziano che l'aveva tirata indietro, - Devi stare più attenta o prima poi qualche auto ti metterà sotto. Specie qui vicino a questo cavalcavia. -
    Sentendolo dire così un brivido le attraverso la schiena mentre ricordava le tante tragiche voci di gente morta investita proprio in quel punto e capì: quel autobus l'aveva visto solo lei, perché non era la circolare che aspettava, bensì quella per l'oltretomba che attendeva chi finiva sotto l'auto all'uscita del cavalcavia.
    di Xander Ares

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    Edited by Xander Ares - 1/11/2021, 11:52
    Last Post by Xander Ares il 25 Oct. 2021
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  8. Grande festa all'alveare
    Nel piccolo alveare ai margini del bosco c'era grande fermento: tutte la api si stavano preparando ad un giorno di festa...

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    By Xander Ares il 24 Oct. 2021
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    Nel piccolo alveare ai margini del bosco c'era grande fermento: tutte le api si stavano preparando a un giorno di festa.
    La piccola ape Mara attaccava i lampioncini assieme al suo papà, felice di sentirsi importante.
    Come ogni anno, per la festa, tutte le api erano in fermento dalle prime ore del giorno.
    C'era ovunque molta allegria e da lontano si sentivano i primi suoni festosi.
    - Ecco la banda - gridavano le api vedendo i musicisti volare ronzando coi suoni più gioiosi.
    - Andiamo anche noi alla festa! - esclamava Mara ansiosa di partecipare alla gara di volo per la prima volta.
    - Mamma, vieni andiamo! - continuava a ripetere.
    - Prima bisogna preparare una bella crostata di miele. - disse la mamma.
    Mara e sentendo ciò subito indossò cappello e grembiule ed era pronta a incominciare.
    - Mamma - le disse - pensi che sarà una bella festa? -
    - Credo proprio di si - la rassicurò lei con un sorriso. - Ma stai sicura che le mie crostate non saranno meno belle. -
    Quando crostate furono cotte, l'Ape Regina dava il via ai festeggiamenti nella piazza grande dell'alveare. Le famiglie si avviarono felici con i loro cestini di polline e dolci al miele appena sfornati.
    I papà avevano lucidato i loro pungiglioni fino farli brillare e le mamme decorarono le loro ali per renderle più belle.
    I più felici erano le giovani api, che si sentivano elettrizzate per la magnifica festa che li attendeva.
    Nella grande piazza sfilavano delle buffe maschere, sotto cui si nascondono dei simpatici ragazzi che ballavano e correvano felici, portando tanta allegria.
    Le piccole larve facevano cerchio emettendo gridolini di gioia per il divertimento.
    Le maschere erano bellissime, perché ogni anno l'Ape Regina premia la maschera più bella.
    La festa iniziò con una gigantesca merenda, ogni tipo di dolce al miele era presente: pasticcini, frittelle, torte e biscotti a volontà!
    Era per tutti i golosi una gran pacchia. La festa era molto ben riuscita e tutti mangiavano e si divertivano.
    Ma per le giovani api non era finita, c'era ancora l'entusiasmante gara di volo all'indietro.
    Ricordate la piccola Mara che aiutava la mamma a preparare la torta? Ebbene, si era allenata così tanto che in gara volava sfrecciando, era così veloce che vedeva tutti gli altri che non riuscivano a raggiungerla, e fu proprio lei a vincere la gara. Il suo papà e la sua mamma la festeggiarono per primi con un caloroso abbraccio.
    Quando scese la notte, i più piccoli erano già stanchi, ma c'è ancora lo spettacolo più bello e affascinante da vedere, la danza delle lucciole! Che meravigliosi disegni scintillanti formavano! Il cielo, sopra l'alveare, all'improvviso si riempì di scie colorate e il silenzio della notte è rotto dagli urli di ammirazione delle api.
    E così si concluse una gran bel giorno di festa.
    Last Post by Xander Ares il 24 Oct. 2021
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  9. Il pic-nic di Lunetta e altre storie
    Raccolta di storie per bambini

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    By Xander Ares il 23 Oct. 2021
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    Il pic-nic di Lunetta
    e altre storie

    di
    Xander Ares



    Il pic-nic di Lunetta
    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda...

    I chicchi d'uva
    Un tempo la vite non produceva alcun frutto, e il suo unico scopo nei campi era di dare un po' d'ombra ai contadini...

    L'alchimista
    Ingegner Marchingegni era un inventore , sempre nuovi meravigliosi aggeggi spuntavano dal suo garage: aquiloni teleguidati, palloni autosegnanti...

    Lista delle favole | Biblioteca

    Last Post by Xander Ares il 23 Oct. 2021
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  10. Il pic-nic di Lunetta
    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda...

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    By Xander Ares il 22 Oct. 2021
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    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda e le sue terribili figlie Gritilde e Griolga, che la facevano lavorare duramente tutta la giornata.
    Ogni giorno Lunetta era indaffaratissima dall'alba al tramonto. Di primo mattino accendeva il fuoco nel caminetto. Nel pomeriggio accomodava gli abiti delle figlie della padrona. Non un giorno di vacanza.
    La giovane domestica però aveva un gran segreto, era in grado di vedere gli spiritelli invisibili agli umani che ci circondano, e così fatine e folletti erano i suoi unici amici. Essi andavano spesso a far visita a Lunetta nella sua cameretta sotto il tetto. Lassù si sentivano al sicuro perché Belzedeo, il grosso cane di Gritilde e Griolga, non saliva mai in soffitta, infatti il mastino, come tutti gli animali, poteva vederli e smaniava di catturarli.
    Lunetta invece trattata bene gli spiritelli, trovava sempre delle briciole di torta per sfamare le fatine. Raccoglieva anche gli avanzi dei pasti per darli ai folletti.
    Quando aggiustava i vestiti della padrona e delle figlie, conservava pezzetti di tessuto con cui poi confezionava indumenti per i suoi piccoli amici.
    Al suo preferito, un folletto di nome Muschietto, regalava spesso delle graziose magliette perché lo tenessero caldo.
    - Padrona, ormai è da un anno che lavoro qui, - disse una mattina Lunetta alla signora Grisolda, - potrei avere una domenica libera per andare a fare un picnic? -
    - Se avrai finito le faccende domestiche. - rispose la padrona.
    Presto arrivò il sabato e la signora ricordò alla domestica: - Finisci il bucato, e domani avrai il tuo giorno libero. -
    Lunetta cantava allegramente mentre stendeva i panni lavati, ma, mentre la ragazza lavorava, le figlie della padrona complottavano.
    - Quelle stupida crede davvero che la mamma la lascerà libera domani - disse Gritilde.
    - Ma la mamma non vorrà certo - esclamò Griolga.
    - E noi nemmeno! -
    Il giorno dopo Lunetta si svegliò presto e di ottimo umore.
    - Buon compleanno, Lunetta! - urlarono i folletti.
    - Felice giornata! - aggiunse Muschietto, saltellando sul letto.
    - Mi sento davvero così felice, oggi! - esclamò la fanciulla guardandosi allo specchio.
    - Indosserò il mio abito più bello per il picnic - soggiunse.
    Una volta vestita si affrettò a scendere: doveva solo preparare il cesto con la merenda e poi sarebbe stata pronta per uscire.
    - Aspetta un minuto - disse Gritilde entrando in salotto.
    - Ci sono parecchie cose che devi ancora fare prima di uscire - aggiunse Griolga.
    Belzedeo ghignò soddisfatto: non gli piaceva Lunetta, perché proteggeva i folletti.
    - Queste posate d'argento, per esempio, devono essere lucidate - esclamò Gritilde.
    Con un sospiro Lunetta indossò fazzoletto e grembiule e si mise al lavoro.
    - E la libreria - gracchio Grisolda. - Guarda è pieno di polvere! -
    Poi Belzedeo abbai...

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    Last Post by Xander Ares il 22 Oct. 2021
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