1. Amore e Psiche
    Eros, detto anche Amore, era un ragazzetto bellissimo quando vide per la prima volta Psiche, una fanciulla d'una bellezza così rara da rivaleggiare con Afrodite...

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    By Xander Ares il 30 June 2021
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    Eros, detto anche Amore, era un ragazzetto bellissimo quando vide per la prima volta Psiche, una fanciulla d'una bellezza così rara da rivaleggiare con Afrodite, madre di Eros. Il giovane dio si innamorò della ragazza e usò il potere per tenerla chiusa in un luogo di piacere, nel folto della foresta, insieme ai di lei familiari.
    Eros poi iniziò a visitarla nottetempo, senza mai rivelarle il proprio aspetto, quando la ragazza cercava di sapere perché non si mostrasse lui diceva - Finché tu non cercherai di sapere chi io sia e di vedermi, il nostro amore durerà. Ma svanirà come la candida neve al sole di primavera, non appena tu tenterai di penetrare il segreto del mio essere. -
    Psiche non avrebbe mai voluto tradire la fiducia del suo amato, ma le sorelle invidiose le fecero credere che l'amato non le si mostrasse perché in realtà era un mostro. La ragazza vinta dal dubbio non seppe resistere alla tentazione di vedere il misterioso amante, una notte mentre Amore dormiva lo contemplò alla luce di una piccola lampada ad olio. Meravigliata e incantata dalla bellezza di Eros non si accorse di una goccia d'olio che traboccava dalla lampada per finire sulla spalla del dio. Amore fu svegliato da ciò e vedendo il volto della fanciulla chino sul suo si indignò e scomparve dissipandosi come una nube.
    Psiche sapendo il suo amato perduto si disperò e verso mille e mille lacrime iniziando a vagare per il mondo alla ricerca di Amore. Nel suo girovagare raggiunse un giorno la dimora di Afrodite, si presentò allora al cospetto della dea supplicandola di renderle Eros. Afrodite sapeva che alcuni ritenevano Psiche più bella di lei e perciò si adirò con la fanciulla insultandola e picchiandola, dopo di che la ridusse in schiavitù.
    Amore vedendo quanto la ragazza era disposta a sopportare per lui si commosse e la perdonò chiedendo a Zeus di graziarla, il padre degli dei accolse la sua richiesta liberando Psiche dalla schiavitù prima e poi gliela concessa in sposa dopo averla resa immortale.
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  2. Cefalo e Procri
    Cefalo era un abile cacciatore che si innamorò di Procri, una valente lanciatrice di giavellotto, i due si amarono dal primo istante...

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    By Xander Ares il 29 June 2021
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    Cefalo era un abile cacciatore che si innamorò di Procri, una valente lanciatrice di giavellotto, i due si amarono dal primo istante, e, come è giusto che fosse, si sposarono.
    Tra i due c'era un grande amore, ma anche la dea Eos era innamorata di Cefalo e per rubarlo al cuore di Procri fece intendere al cacciatore che la sposa fingesse soltanto di amarlo. Cefalo fu assalito dal dubbio e per conoscere la verità si travestì da forestiero e si presentò da Procri dicendo di essere un ricco mercante, quindi la riempì di doni e di lusinghe finché la donna non le concesse il suo amore.
    Cefalo allora indignato rivelò chi era davvero riempiendo di insulti la sposa. La povera Procri in lacrime fuggì vergognosa e pentita della sua malefatta e senza mai voltarsi raggiunse Creta dove divenne una cacciatrice devota di Artemide il cui unico interesse era l'inseguimento di cinghiali e altre belve feroci. La dea vedendo tanta passione in tale sport regalò a Procri una lancia fatata che non mancava mai il bersaglio ed un levriero veloce come il vento tra gli alberi.
    Intanto Cefalo pentito della trappola tesa alla sposa decise di raggiungerla per riconciliarsi con lei, quando nel folto della foresta incontrò una donna bellissima con una lancia scintillante e un levriero avido di correre. Cefalo vedendo la meravigliosa arma e lo splendido segugio chiese alla donna se volesse venderli, ma lei rispose che sarebbero stati solo dell'uomo che l'avrebbe amata, Cefalo allora dimenticandosi di Procri e di ogni altra cosa le giurò amore eterno. La donna rivelò allora di essere Procri travestita e rimproverò lo sposo della sua incostanza, siccome però tra i due c'era del vero amore si perdonarono a vicenda e vissero di nuovo insieme dediti al loro sport preferito.
    La passione per la caccia però fu la loro rovina, un giorno la gelosa Procri spiava Eos nascosta dietro un cespuglio, Cefalo vedendo le foglie muoversi pensò ad un cervo nascosto e scagliò la lancia fatata che trafisse l'amata sposa.
    Quando il prode cacciatore scoprì d'aver ucciso sua moglie impazzì dal dolore e vago per giorni e giorni senza metà, finché raggiunto un promontorio si lanciò nei flutti marini trovando la morte.
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  3. Bellerofonte
    Bellerofonte, re di Corinto, fu invitato da Giobate, re di Licia, a combattere la Chimera...

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    By Xander Ares il 28 June 2021
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    Tanto tempo fa Bellerofonte, re di Corinto, fu invitato da Giobate, re di Licia, a combattere la Chimera, un mostro dalla testa di leone, corpo di cavallo e coda di serpente che sputava fuoco dalle fauci e il cui soffio distruggeva le messi e inceneriva la vita.
    Fu allora che la dea Atena apparve al valoroso guerriero per donargli delle briglie d'oro, perché potesse domare il cavallo alato Pegaso. Con esse Bellerofonte attese vicino a una fonte il destriero, quando si inginocchiò per bere l'eroe uscito dal nascondiglio lo imbrigliò e gli balzò in groppa. Pegaso cercò di disarcionarlo, senza riuscirci, perché il suo cavaliere era un abile domatore di cavalli, e con lui si gettò dai cieli sulla Chimera trafiggendola con la spada puntata dritta alla bocca del mostro, che, ferito mortalmente, si rovesciò al suolo.
    L'arma di piombo si fuse a contatto con il sangue rovente della Chimera.
    Dopo tale impresa Bellerofonte non riposò sugli allori e combatté e vinse per Giobate prima i Solimi e poi le Amazzoni. Il re di Licia ricompensò l'eroe dandogli in sposa sua figlia e designandolo come suo successore al trono.
    Bellerofonte però non si appagava di tali fortune e tronfio di se decise di scalare l'Olimpo in sella a Pegaso per divenire pari agli dei, ma Zeus sentendolo si infuriò per la presunzione del guerriero, e fece pungere il magico destriero da un tafano.
    Il cavallo alato si imbizzarrì e dopo aver scaraventato al suolo il suo cavaliere fuggì nei cieli azzurri.
    Gli dei punirono Bellerofonte per la sua arroganza e da allora visse perseguitato dalla sfortuna, in miseria e solitudine per il resto della vita.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 19:54
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  4. Orfeo e il viaggio negli inferi
    Nei boschi della Tracia tutta la natura salutava il giovane Orfeo...

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    By Xander Ares il 27 June 2021
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    Nei boschi della Tracia tutta la natura salutava il giovane Orfeo, pronipote di Apollo, perché egli suonava con impareggiabile maestria la lira. Tale era la sua abilità che il dio Ermes gli costruì dal guscio di tartaruga uno strumento degno del dio della musica, ogni volta che Orfeo sfiorava le corde otteneva un'armonia dolcissima, che incantava le creature del bosco.
    Sposa del musico e poeta era la ninfa Euridice, un giorno senza volerlo lei calpestò una vipera nascosta nell'erba, il serpente subito morse il piede, e la fanciulla urlò morendo tra le braccia del suo amato Orfeo.
    Il poeta, travolto dal dolore, iniziò a suonare tristemente la lira per i boschi invocando la sposa con il suo canto. La musica malinconica del dolce strumento commuoveva ogni animale o belva che la sentisse rendendolo docile e calmo, Orfeo notando ciò decise di scendere negli inferi per tentare di commuovere il dio di tale regno, Ade, e riavere la sua sposa.
    Le ombre rimasero mute e incantate vedendo il poeta entrare, dove nessun vivente aveva messo piede, suonando la triste lira. - Euridice! Euridice! - Il suo canto invocava mentre le tre bocche del mostruoso cane Cerbero tacevano e le Furie quietavano le loro urla.
    Ade mosso a compassione gli disse: - Il tuo canto Orfeo mi commuove. Accettò di farti tornare nel mondo dei vivi con la tua amata Euridice, ma a patto che lei ti segua pochi passi indietro, senza parlare e che tu non ti volti mai indietro per guardarla, fino a che non sarete usciti dal regno dell'oltretomba. -
    I due sposi presero la via del ritorno, Orfeo procedeva sentendo il suono dei passi dell'amata sull'erba e sapeva che Euridice lo seguiva. Purtroppo il poeta a metà del cammino non sentì più il rumore dell'erba calpestata e si voltò. Così vide Euridice dissolversi a tornare tra le ombre mentre sussurrava: – Addio! –
    Orfeo da allora vagò tra le foreste cantando il suo triste fino al giorno in cui la morte lo riunì all'amata Euridice per l'eternità.

    Edited by Xander Ares - 18/10/2021, 12:32
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  5. Teseo e il Minotauro
    Durante i giochi in onore della dea Atena, nella città a essa dedicata, Androgeo, figlio di Minosse re di Tebe...

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    By Xander Ares il 26 June 2021
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    Tanto tempo fa viveva in Grecia un coraggioso e giovane principe di nome Androgeo. Era figlio del re Minosse che governava l'isola di Creta. Durante i giochi in onore della dea Atena, nella città a essa dedicata, il principe prese parte all'evento dato prova di notevoli capacità vincendo ogni gara gli abitanti di Atene.
    Il re Egeo era geloso e timoroso dell'amicizia del giovane coi suoi nipoti, così per liberarsi di lui, lo mandò a combattere un feroce toro che infestava la pianura di Maratona.
    Il giovane fu ucciso dalla belva e suo padre furioso mosse guerra ad Atena e l'assedio, Egeo fu costretto ad accettare che ogni anno per nove anni sette fanciulli e sette giovinette di Atene fossero date ai Cretesi per sfamare il Minotauro, un mostro con corpo di uomo e testa di toro. La vendetta di Minosse fu così placata, ma dopo tre anni dall'inizio dell'orrendo tributo, Teseo, figlio d'Egeo vide un gruppo di persone in lacrime salutare i quattordici sacrifici a Creta, che, salivano su una nave dalle vele nere a lutto.
    Decise di porre fine a tutta quella sofferenza e corse al palazzo da suo padre e disse: - Padre, se qualcuno uccidesse il Minotauro dovremmo continuare a pagare un tributo a Creta? -
    - Nessuno fino a oggi è uscito vivo dal Labirinto in cui vive il mostro. Chi vi si avventura si perde nei suoi meandri e viene ucciso dal Minotauro. -
    - Io lo farò padre e quando tornerò isserò delle vele bianche come segno di vittoria invece di quelle nere.
    Così il giovane principe si unì alle vittime del sacrificio per raggiungere Creta, dopo molte giornate di mare, arrivò nel palazzo del Re Minosse, dove il sovrano e sua figlia Arianna aspettavano i sacrifici.
    - Io sono il figlio del Re Egeo, mi sono unito ai sacrifici per uccidere il Minotauro e liberare il mio popolo o morire nel tentativo di farlo. -
    La figlia del re sentendo il suo coraggioso piano si innamorò di lui e così nottetempo andò da lui e gli diede un gomitolo di lana e gli disse: - Prendi questo gomitolo di filo e quando entrerai nel Labirinto, lega un capo del filo alla porta e srotolalo mano a mano cammini, quando vorrai trovare l'uscita cammina riavvolgendo il filo e riuscirai a non perderti. -
    All'alba del giorno seguente i soldati del Re condussero Teseo nel Labirinto.
    Quando Teseo fu condotto nel Labirinto fece come la principessa gli aveva detto e avanzò nei cunicoli srotolando il gomitolo.
    Mentre girava per il dedalo vide mucchi di ossa e teschi sparsi tutto intorno a una nicchia, un terribile ruggito echeggiò nei corridoi e l'eroe scoprì la spaventosa creatura che uccise con un colpo di spada.
    Poi arrotolandolo il gomitolo rifece il cammino inverso fino a raggiungere l'ingresso e ritornò alla sua nave sano e salvo deciso a tornare ad Atene con Arianna che sarebbe stata sua sposa.
    Durante il viaggio però una tempesta gettò la nave sugli scogli dell'isola di Nasso, Arianna scese a terra durante le r...

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    Last Post by Xander Ares il 26 June 2021
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  6. Il ratto di Persefone
    Ade si innamorò di Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della terra feconda...

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    By Xander Ares il 25 June 2021
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    Un tempo il mondo era sempre in fiore, il clima era mite e non esistevano carestia e gelo poiché Demetra, dea della terra feconda, non conosceva la tristezza vivendo felice sull'Olimpo con la sua amatissima figlia Persefone.
    Invece Ade, dio degli Inferi, soffriva di estrema solitudine governando il regno degli Inferi sottoterra, invidiando la spensieratezza degli uomini.
    Un giorno, mentre passeggiava per campi vide una bellissima fanciulla intenta a cogliere fiori insieme alle sue amiche. Era Persefone di cui Ade si innamorò perdutamente, ma ahimè lui era il re degli inferi e temeva che nessuna donna potesse amarlo.
    Che fare allora? Fu così che decise di rapire la ragazza mentre coglieva fiori vicino a una fontana. Con un carro d'oro trainato da quattro cavalli neri uscì da un crepaccio, afferrò con le sue possenti braccia la fanciulla che urlava e si dimenava e sparì in un altro crepaccio da cui raggiunse il suo sinistro regno.
    Le amiche di Persefone non vedendola più corsero ad avvisare la madre. Demetra disperata si pose subito alla ricerca della figlia, per nove giorni corse per tutto il mondo cercandola. Ma per quanto cercasse non riusciva a trovarla, disperata ormai non beveva ne mangiava più, riempiva solo l'aria di lamenti, il Sole allora impietosito le disse: - È stato Ade, il re dell'oltretomba ha rapito tua figlia. -
    La dea si precipitò negli Inferi per scoprire che Ade aveva bloccato l'accesso alla sua reggia, allora indignata lanciò una maledizione: - Che la Terra diventi come il mio dolore, non dando più frutti agli uomini che moriranno tutti di fame, così che si aprano le porte degli Inferi. -
    Così i campi divennero sterili e la verdura si disseccò mentre i buoi morivano nei solchi. Dopo nove giorni l'umanità era allo stremo, Zeus preoccupato da questo disastro ordinò a Ermes: – Intrufolati negli inferi messaggero degli dei, e dì ad Ade di ridare Persefone a sua madre. -
    Subito il dio alato obbedì, ma scoprì che la ragazza si era innamorata di Ade e per accontentare tutti quel furbastro di Ermes ebbe un'idea: chi mangia i frutti dell'inferno non più lasciarlo, ma se non si mangia un frutto intero, come per esempio solo qualche chicco di melograno, quella persone sarebbe dovuta tornare ogni anno per tanti mesi quanti erano i chicchi di melograno mangiati.
    Sentendo ciò la fanciulla mangiò subito quattro chicchi così avrebbe passato otto mesi dell'anno con la madre e quattro a regnare negli inferi con il suo sposo Ade.
    Persefone divenne così la regina dell'oltretomba, mentre Demetra da allora avvolge il mondo nel manto dell'inverno ogni volta che la figlia va negli inferi e festeggia il suo ritorno con la primavera.

    Edited by Xander Ares - 18/10/2021, 17:50
    Last Post by Xander Ares il 25 June 2021
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  7. Apollo e le giovenche di Admeto
    Quando Apollo aveva solo quattro giorni fu assalito da un mostro, nato dal limo della terra dopo il diluvio, il terribile Serpente Pitone...

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    By Xander Ares il 24 June 2021
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    Quando Apollo aveva solo quattro giorni fu assalito da un mostro, nato dal limo della terra dopo il diluvio, il terribile Serpente Pitone. Il neo-dio non esitò a difendersi e lo uccise a frecciate, poi con la pelle dell'essere coprì il tripode da cui la Sibilla di Delfi pronunciava i suoi responsi.
    Per purificarsi dell'uccisione del mostro il dio solare fu costretto a servire per nove anni Admeto, re di Tessaglia, che gli diede mansioni di pastore per i suoi cavalli e le sue giovenche.
    Un giorno mentre Apollo sonnecchiava Ermes si divertì a spingere cinquanta giovenche in una valle e intrappolarle in una grotta nella montagna, poi essendogli venuta fame uccise e arrostì un paio di vitellini di cui si limitò ad aspirare il dolce profumo di carne sul fuoco.
    Intanto Apollo si risveglio e con grande stupore scoprì il furto e si mise alla ricerca del ladro, in meno che non si dica trovò Ermes e minacciò di ucciderlo, ma il ladro alato per calmarlo gli donò uno strumento musicale che aveva costruito con sette corde tese sul lato concavo del guscio d'una tartaruga, la prima lira.
    Apollo estasiato dal suono dello strumento non solo perdonò Ermes, ma si lasciò anche convincere ad affidargli le giovenche in custodia.
    Last Post by Xander Ares il 24 June 2021
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  8. Admeto e la morte
    Quando il re Admeto morì Apollo, ottenne dalle Parche che sfuggisse alla morte, se un altro avesse preso il suo posto nell'oltretomba...

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    By Xander Ares il 23 June 2021
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    Quando il re Admeto morì Apollo, che era affezionato al vecchio amico, ottenne dalle Parche che sfuggisse alla morte, se un altro avesse preso il suo posto nell'oltretomba. Durante la celebrazione per la morte del sovrano anche i suoi genitori si rifiutarono di morire al posto suo, solo la moglie Alcesti, non esitò a sacrificarsi al posto di Admeto.
    Eracle seppe tutto ciò, e che Admeto non faceva che piangere per il sacrificio della moglie, che non ha saputo evitare. L'eroe di mille imprese si mosse a compassione e scese nel regno di Plutone pronto a strappare Alcesti a forza dall'Ade e a riportarla dal suo sposo. Proserpina però che si era già commossa davanti al sublime sacrificio della donna fu ben lieta di rimandare Alcesti sulla Terra prima che l'eroe erculeo potesse usare la sua grande potenza.

    Edited by Xander Ares - 23/6/2021, 12:11
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  9. L'enigma della Sfinge
    Un tempo la regione dove sorgeva Tebe era afflitta dalla voracità di un mostro, la Sfinge...

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    By Xander Ares il 22 June 2021
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    Un tempo la regione dove sorgeva Tebe era afflitta dalla voracità di un mostro, la Sfinge, una creatura con testa e petto di donna, ali d'uccello e corpo di leone. Questa bizzarria stava appollaiata sulle rocce a picco della strada di Tebe e attendeva al varco i viandanti per proporre loro un'enigma e divorarli se non sapevano scioglierlo. La terra e le rocce intorno al suo nido erano ricoperte di un manto biancastro di ossa e di membra dilaniate, ultima traccia di coloro che non avevano saputo risolvere l'indovinello.
    Un giorno il giovane Edipo seppe dall'Oracolo di Delfi che la Sfinge sarebbe morta, se si fosse trovato un'enigmista abbastanza abile da afferrare il senso del suo oscuro quesito. Edipo si propose di liberare Tebe dal doloroso tributo di vite umane e si diresse verso il nido del mostro e lo affrontò.
    La Sfinge vedendolo gli propose un facile indovinello: - Qual'è l'animale che al mattino cammina con quattro piedi, a mezzodì con due e a sera con tre? -
    Edipo senza batter ciglio disse: - E' l'uomo, che, fanciullo, si trascina con le mani e coi piedi, matura cammina ben ritto sulle due gambe, e vecchio, s'appoggia ad una terza che è un bastone. -
    Udito ciò il mostro emise un urlò straziante e cadde a terra esanime.
    Re Creonte, sapendo dell'accaduto, ricompenso Edipo cedendogli il trono e dandogli in sposa sua sorella, la principessa Giocasta.
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  10. Io e il terribile Argo
    Millenni fa Zeus s'era innamorato della figlia d'Inaco, Io, e per sottrarla alla collera della furibonda Era l'aveva trasformata in una bianca giovenca...

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    By Xander Ares il 21 June 2021
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    Millenni fa Zeus s'era innamorato della figlia del dio Inaco, la sacerdotessa Io, era una fanciulla bellissima, tanto che dicevano che neppure le Dee dell’Olimpo potevano essere così belle.
    Il padre degli dei temeva la gelosia di sua moglie, la dea Era, così per non essere scoperto ogni volta che andava a trovare Io si nascondeva in una nuvola dorata.
    La regina degli dei incominciò a sospettare che il marito la stesse tradendo e chiese: - Non stai passando troppo tempo con Io? -
    - No ti sbagli, non la vedo da tanto. -
    - Eppure credo che vai da lei quanto ti nascondi nella nubi dorate. -
    - Non ho mai toccato Io. - Insistette Zeus, ma preoccupato decise di sottrarre Io alla collera della furibonda Era trasformandola in una bianca giovenca.
    Era però intuì l'inganno e costrinse il suo sposo a concederle in dono il bell'animale dallo sguardo umano. Zeus fu costretto ad accettare a malincuore senza dire nulla per non rivelare l'inganno.
    Quando la dea ebbe fra le mani la povera Io, mutata in forma bovina, l'affidò alla sorveglianza al figlio di Arestore, il gigante Argo, che aveva addirittura cento occhi, metà gli apriva al sorgere del sole, per aprirne l'altra metà al calar dell'astro. In tal modo non c'era mai pericolo che perdendo di vista la povera Io. Per evitare che si potesse nascondere al suo sguardo, il gigante legò la giovenca a un ulivo che cresceva in un bosco sacro a Micene rimanendo sempre accanto a lei.
    Zeus, non sapendo come evitare la zelante sorveglianza d'Argo, era disperato e decise di chiedere aiuto a Ermes, così chiamò a se il messaggero alato del Cielo dicendo: - Mi serve il tuo aiuto, libera a qualunque costo da Argo la povera giovenca, metti in opera tutta la tua astuzia se necessario, ma fallo! -
    - Non ti preoccupare sommo padre degli dei, ho già un'idea su come fare -
    Il dio dai sandali alati era di sottile ingegno e senza perdere un secondo volò sul pascolo dove Io brucava sorvegliata da Argo e si travestì da pastorello, e sicuro di non essere riconosciuto aspettò la sera, Argo appoggiato a un albero, cominciava a chiudere metà degli occhi per il sonno. Ermes notandolo si sedette vicino a lui e iniziò a suonare il flauto.
    Il gigante rimase incantato da quella lenta e dolce musica, la fatata melodia gli impediva di muoversi e una strana sonnolenza gli faceva chiudere a uno ad uno i suoi occhi. Quando Argo ebbe chiuso l'ultimo dei suoi occhi Ermes gli saltò addosso tagliandogli la testa. Era però non era una sciocca e fece pungere la candida giovenca da un tafano, la povera Io per il dolore iniziò a correre riempiendo l'aria con i suoi muggiti lamentosi. Attraversò a nuoto il Bosforo e al galoppo la Fenicia arsa dal sole, risalì il Nilo bevendone le acque che scorrono fra basalti neri. Arrivata in Egitto Zeus poté liberarla dal terribile tafano che l'aveva inseguita e ridarle le proprie aggraziate forme femminili.
    Era fu costretta ad amm...

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    Last Post by Xander Ares il 21 June 2021
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