1. Fortebraccio e l'orco
    C'era una volta un orco chiamato Rompietro che odiava il re del regno in cui viveva, perché secondo lui i nobili erano tutti ladri...

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    By Xander Ares il 8 Nov. 2021
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    C'era una volta un orco chiamato Rompietro che odiava il re del regno in cui viveva, perché secondo lui i nobili erano tutti ladri che derubavano i poveri orchi dei loro spuntini di bambini grassottelli.
    Un giorno decise di fargliela pagare e rapì la principessa, come riscatto chiese il trono del re, perché una volta diventato signore del regno si sarebbe potuto fare tutte le spanciate di bambini che voleva.
    Il re però non voleva darla vita a un lestofante come Rompietro e ordinò un bando per cercare un eroe che fermasse la malvagità dell'orco.
    Così in ogni angolo del regno i messi lessero il bando a gran voce: - chi troverà e libererà lo principessa potrà in premio chiedere lo sua mano. -
    A sentire il bando c'era anche un taglialegna, con la scure era il più abile di tutto il regno e perciò tutti lo chiamavano Fortebraccio. Sentita la notizia corse a casa a prepararsi per partire alla ricerca della principessa.
    La sua vecchia zia vedendo tutto di fretta gli chiese: - Fortebraccio dove vai? -
    - Vado a salvare la principessa rapita dall'orco Rompietro. -
    - Ma gli orchi sono feroci, ti puoi far male. -
    - Sono o non sono Fortebraccio, con la mia scure in mano non ho niente di cui aver paura. -
    - E come lo troverai? Non sai nemmeno dove vive. -
    Il taglialegna la guardò sbigottito, sua zia aveva ragione non sapeva dove l'orco viveva, ne come trovarlo.
    - Se vuoi ti posso dire dove può aver portato la principessa, ma dovrai dimostrarmi di aver le qualità per questa impresa superando tre prove. Se nelle prove tu fallirai però promettimi che non partirai. -
    Fortebraccio accetto sicuro di e la zia lo portò a una cascata dicendo: - Tuffarti da questa alta cascata per provare che hai il coraggio necessario ad affrontare Rompietro. -
    Il taglialegna senza esitare prese una lunga rincorsa e armandosi di una grande dose di coraggio, scattò; quando arrivò sull'orlo della cascata prese tutte le sue forze e saltò compiendo un volo spettacolare per finire nelle acque in fondo alla cascata.
    La zia vedendo che era tutto intero sorrise.
    - Bravissimo, il coraggio non ti manca. Ora dovrai dimostrarmi che sei furbo, e per farlo dovrai catturare una volpe vincendolo in furbizia. -
    Subito Fortebraccio corse a una tana di volpe che aveva visto giorni prima, dove bruciò un po' di foglie vicino all'entrata in modo che il fumo inondasse la tana e mise un sacco davanti alla tana. La volpe non riuscendo più a respirare corse fuori dalla sua tana tossendo, con gli occhi chiuse dal gran lacrimare non si accorse si infilarsi da sola nel sacco.
    Il taglialegna subito strinse il sacco e la portò da sua zia.
    - Bravo nipote mio! Ma l'ultima prova sarà ben più difficile, devi uccidere un orso per dimostrare che sei forte abbastanza per combattere un orco. -
    Il giovane uomo si mise a cercare per giorni un orso finché non ne trovò uno vicino al fiume. L'animale che lo assalì appena lo vide, ...

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  2. Il coccodrillo in città
    Nello zoo cittadino il custode, assai distratto, si scordò di richiudere la porta di una gabbia solitaria...

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    By Xander Ares il 6 Nov. 2021
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    Nello zoo cittadino il custode, assai distratto, si scordò di richiudere la porta di una gabbia solitaria.
    Lì viveva il vorace coccodrillo, che vedendo le sbarre aperte se ne uscì quatto quatto.
    Sulla era assai lento, tanto da sembrare fermo ai visitatori dello zoo che lo presero per una statua e non fecero alcun commento. Così il rettile mostruoso, dallo zoo uscì tranquillo nascondendosi nelle fogne.
    Quella sera all'imbrunire, per lo zoo la ronda fece il custode negligente, che scoprì l'assenza del terribile animale.
    Giornali, radio e televisione il giorno dopo allarmarono la gente, dovevan stare in casa per non essere attaccati dalla belva sanguinaria.
    Nei quartieri d'ogni dove i ragazzi sfortunati non poterono giocare fuori, solo alla finestra potevan stare.
    Nel quartier Tal dei Tali, non si vedevano più partite di pallone, ne saltare alla corda o aquiloni volare. I ragazzi erano tristi quando il piccolo Gigetto ne raccolse il più possibile sulle scale del palazzo.
    - Qui se non si trova il coccodrillo non usciremo mai più a giocare. - disse grave il ragazzetto.
    Gli amici ben sapevano che Gigetto aveva un gran cervello e lo stettero ad ascoltare.
    - Questa notte, - riprese a dire - tutti quanti dovremo uscire, di nascosto dai genitori andremo in piazza con i lenzuoli. -
    - Ma in piazza dicono che c'è il coccodrillo. - spaventata disse Giusi.
    - Non temete ho un gran piano per sconfiggere la belva. -
    Quella notte dalla gran torre l'orologio batté la mezzanotte quando il coccodrillo uscì dal suo nascondiglio in cerca di qualcosa da sgranocchiare. Cosa vide però d'un tratto, era un essere mostruoso alto più delle giraffe con un corpo lungo e tutte gobbe che lo fissava in modo stran.
    - Oh, oh, oh, ma cosa abbiamo qui una bella grassa lucertola da sgranocchiare. - disse con voce cavernosa il misterioso gigante e fece per allungare il lungo e magro braccio con degli enormi artigli d'acciaio.
    Il coccodrillo non avea mai visto un si fatto essere e spaventato corse a chiudersi da solo nella gabbia dello zoo.
    Il titano assai strano era solo un allegro trucco, sotto un mucchio di coperte legate insieme erano i ragazzi del quartiere, un sull'altro per sembrare più alti e in cima Gigetto con un mascherone di cartapesta. Due bei rastrelli eran le braccia dai terribili artigli, e la voce cavernosa era Poldino con il raffreddore che parlava in un imbuto.
    Così con un po' d'astuzia la città tornò tranquilla e i Gigetto e suoi amici poterono tornare a giocare all'aperto.

    Edited by Xander Ares - 6/11/2021, 18:22
    Last Post by Xander Ares il 6 Nov. 2021
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  3. Il moscerino moribondo
    Un moscherino mentre girava intorno a cavallo fu colpito dalla coda del destriero finendo ai piedi di un albero senza neanche la forza di rialzarsi...

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    By Xander Ares il 3 Nov. 2021
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    Un moscerino mentre girava intorno a cavallo fu colpito dalla coda del destriero finendo ai piedi di un albero senza neanche la forza di rialzarsi. Rimase immobilizzato sull'erba per alcuni giorni, nessuno era passato di lì per aiutarlo, oramai, si trovava allo stremo delle forze a causa delle ferite e del forzato digiuno.
    Anche la sete lo tormentava, per via della febbre; finalmente una mattina passarono di lì una mosca, una vespa e una zanzara.
    - Amici miei, portatemi un sorso di acqua che sto morendo, medicatemi le ferite e datemi qualcosa da mangiare... - supplicava il moscerino.
    - Subito cugino mio! - fa la mosca - vado a prenderti dell'acqua! -
    - No! - fa la vespa - Bisogna prima medicargli le ferite e poi darle da bere: non vi pare? -
    - Non sono d'accordo! - disse la zanzara - Se noi gli diamo prima da mangiare, il sangue si rinforzerà e le ferite si rimargineranno da sole! -
    - Decidetevi su quello che dovete fare! - implorava il povero moscerino.
    - Io insisto nel fatto che si debba prima darle da mangiare, per infondere al nostro amico un po' di forza: vado a prendere un po' di frutta! - esclamò la zanzara.
    - Macché frutta! - interrompe la mosca - un po' di cacca ci vuole! Nutre e medica; vado io a cercarlo tra la spazzatura. -
    - Non dite sciocchezze! Se volete che Moscerino si rinforzi, è necessario dargli un po' di carne putrida. -
    - Mi stupisco di te, Vespa! Io sta dalla parte della Mosca, a patto, però, che il marciume sia cotto! -
    - Infatti soltanto un buon decotto di marciume può fugare la febbre! - confermava la mosca.
    - Va bene; sono d'accordo anch'io! - disse la vespa. - Tuttavia, siccome la proposta del decotto di marciume non è partita da me, ma dalla Mosca... con l'emendamento della Zanzara vorrei che si stendesse il verbale per la responsabilità che i singoli si devono assumere... sediamoci e firmiamo!... -
    - Prima firma tu! Poi firmerà la Zanzara e infine firmerò io! - disse la mosca alla vespa.
    - Niente affatto! Per primo io non firmo! Firmi la Zanzara che ha voluto il marciume cotto! -
    - Io? Ma cosa vuoi che mi importi del Moscerino! Dategli il marciume e che s'arrangi! -
    - Giusto! - approvò la vespa - Io sono d'accordo! -
    - Mosca, tu che sei suo parente va a raccogliere il marciume e non se ne parli più! -
    - Parente sì, ma non fino a questo punto! -
    Quando i tre si voltarono per volare via, il moscerino era già morto da un pezzo.
    Last Post by Xander Ares il 3 Nov. 2021
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  4. Grande festa all'alveare
    Nel piccolo alveare ai margini del bosco c'era grande fermento: tutte la api si stavano preparando ad un giorno di festa...

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    By Xander Ares il 24 Oct. 2021
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    Nel piccolo alveare ai margini del bosco c'era grande fermento: tutte le api si stavano preparando a un giorno di festa.
    La piccola ape Mara attaccava i lampioncini assieme al suo papà, felice di sentirsi importante.
    Come ogni anno, per la festa, tutte le api erano in fermento dalle prime ore del giorno.
    C'era ovunque molta allegria e da lontano si sentivano i primi suoni festosi.
    - Ecco la banda - gridavano le api vedendo i musicisti volare ronzando coi suoni più gioiosi.
    - Andiamo anche noi alla festa! - esclamava Mara ansiosa di partecipare alla gara di volo per la prima volta.
    - Mamma, vieni andiamo! - continuava a ripetere.
    - Prima bisogna preparare una bella crostata di miele. - disse la mamma.
    Mara e sentendo ciò subito indossò cappello e grembiule ed era pronta a incominciare.
    - Mamma - le disse - pensi che sarà una bella festa? -
    - Credo proprio di si - la rassicurò lei con un sorriso. - Ma stai sicura che le mie crostate non saranno meno belle. -
    Quando crostate furono cotte, l'Ape Regina dava il via ai festeggiamenti nella piazza grande dell'alveare. Le famiglie si avviarono felici con i loro cestini di polline e dolci al miele appena sfornati.
    I papà avevano lucidato i loro pungiglioni fino farli brillare e le mamme decorarono le loro ali per renderle più belle.
    I più felici erano le giovani api, che si sentivano elettrizzate per la magnifica festa che li attendeva.
    Nella grande piazza sfilavano delle buffe maschere, sotto cui si nascondono dei simpatici ragazzi che ballavano e correvano felici, portando tanta allegria.
    Le piccole larve facevano cerchio emettendo gridolini di gioia per il divertimento.
    Le maschere erano bellissime, perché ogni anno l'Ape Regina premia la maschera più bella.
    La festa iniziò con una gigantesca merenda, ogni tipo di dolce al miele era presente: pasticcini, frittelle, torte e biscotti a volontà!
    Era per tutti i golosi una gran pacchia. La festa era molto ben riuscita e tutti mangiavano e si divertivano.
    Ma per le giovani api non era finita, c'era ancora l'entusiasmante gara di volo all'indietro.
    Ricordate la piccola Mara che aiutava la mamma a preparare la torta? Ebbene, si era allenata così tanto che in gara volava sfrecciando, era così veloce che vedeva tutti gli altri che non riuscivano a raggiungerla, e fu proprio lei a vincere la gara. Il suo papà e la sua mamma la festeggiarono per primi con un caloroso abbraccio.
    Quando scese la notte, i più piccoli erano già stanchi, ma c'è ancora lo spettacolo più bello e affascinante da vedere, la danza delle lucciole! Che meravigliosi disegni scintillanti formavano! Il cielo, sopra l'alveare, all'improvviso si riempì di scie colorate e il silenzio della notte è rotto dagli urli di ammirazione delle api.
    E così si concluse una gran bel giorno di festa.
    Last Post by Xander Ares il 24 Oct. 2021
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  5. La formica fornaia
    Mentre girava qua e là in cerca di cibo, una formichetta trovò un chicco di grano...

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    By Xander Ares il 23 Oct. 2021
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    Mentre girava qua e là in cerca di cibo, una formichetta trovò un chicco di grano.
    - Che fortuna! Lo seminerò e così avrò delle belle spighe! - disse tutta allegra, ma il lavoro era tanto e andò a chiamare i suoi amici perché l’aiutassero a scavare un buco profondo nel terreno.
    - Grillo, amico mio! Potresti aiutarmi a seminare questi chicchi di grano? – chiese la formichetta.
    - Non posso, mi fanno male i piedi devo a curarli! – rispose il grillo.
    Allora la formichetta seminò i suoi chicchi tutta sola. Con le zampette preparò la terra, ci posò il chicco e lo coprì ben bene.
    Ogni giorno lo innaffiava, finché spuntò una piantina che cresceva mentre i suoi amici si divertivano e correvano su e giù per i prati.
    Il tempo passò e spuntarono delle belle spighe, e quando furono mature bisognava raccoglierle
    - Cavalletta, amica mia! Potresti aiutarmi a raccogliere queste spighe di grano? – chiese la formichetta.
    - Ahi, ahi, scusa, mi fa male la schiena! - si lamentò la cavalletta, e andò via.
    Allora la formichetta raccolse il grano tutta sola e lo mise in un bel sacco e pensò: - Se macino questo grano ne posso fare della farina. -
    Così decise di portare il sacco al mulino, ma era pesante e la formichetta era piccina.
    - Cicala mia! Potresti aiutarmi a portare questo sacco di grano al mulino? – chiese la formichetta.
    - Non posso, ho un sonno terribile! – rispose la cicala e se ne andò.
    - Chi mi aiuta a portare il grano al mulino? - Chiedeva a destra a manca e sentiva solo: - Io no! Io no! -
    Allora la formichetta portò con gran fatica il suo sacco di grano al mulino, tutta sola! Poi chiese chi la aiutava a macinare il grano sentì solo: - Io no! Io no! -
    E così macinò il grano tutta da sola e da sola lo portò a casa.
    - Con tutta questa farina, ora posso fare delle belle focacce. - pensò la formichetta industriosa.
    Chi mi aiuta a i impastare le focacce il pane con questa farina? - Chiese a tutti gli amici, ma in risposta sentì: - Io no! Io no! -
    La formichetta allora si a impastare tutta da sola le focacce, perché nessuno voleva aiutarla.
    Quando però dal forno venne il profumino delle focacce calde tutti si presentarono a casa sua, c'era il grillo, la cavalletta, la cicala e tanti altri. Tutti avevano l'acquolina in bocca e gli chiedevano: - Ma quante focacce hai fatto! Ti serve una mano a mangiarle? -
    La formichetta rifletté a lungo prima di rispondere: - Da sola ho seminato il grano, da sola l'ho raccolto e l'ho portato al mulino, da sola lo ho macinato e da sola ho fatto le focacce, perciò da sola le mangerò. -
    E tutti i suoi amici impararono che le focacce, e tutte le cose buone, spettano solo a chi ha lavorato, non ai fannulloni come loro.

    Edited by Xander Ares - 24/10/2021, 12:20
    Last Post by Xander Ares il 23 Oct. 2021
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  6. Il pic-nic di Lunetta e altre storie
    Raccolta di storie per bambini

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    Racconti
    By Xander Ares il 23 Oct. 2021
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    Il pic-nic di Lunetta
    e altre storie

    di
    Xander Ares



    Il pic-nic di Lunetta
    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda...

    I chicchi d'uva
    Un tempo la vite non produceva alcun frutto, e il suo unico scopo nei campi era di dare un po' d'ombra ai contadini...

    L'alchimista
    Ingegner Marchingegni era un inventore , sempre nuovi meravigliosi aggeggi spuntavano dal suo garage: aquiloni teleguidati, palloni autosegnanti...

    Lista delle favole | Biblioteca

    Last Post by Xander Ares il 23 Oct. 2021
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  7. Il pic-nic di Lunetta
    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda...

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    Racconti
    By Xander Ares il 22 Oct. 2021
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    C'era una volta una ragazza povera di Lunetta che per guadagnarsi da vivere andò a lavorare come domestica per la perfida signora Grisolda e le sue terribili figlie Gritilde e Griolga, che la facevano lavorare duramente tutta la giornata.
    Ogni giorno Lunetta era indaffaratissima dall'alba al tramonto. Di primo mattino accendeva il fuoco nel caminetto. Nel pomeriggio accomodava gli abiti delle figlie della padrona. Non un giorno di vacanza.
    La giovane domestica però aveva un gran segreto, era in grado di vedere gli spiritelli invisibili agli umani che ci circondano, e così fatine e folletti erano i suoi unici amici. Essi andavano spesso a far visita a Lunetta nella sua cameretta sotto il tetto. Lassù si sentivano al sicuro perché Belzedeo, il grosso cane di Gritilde e Griolga, non saliva mai in soffitta, infatti il mastino, come tutti gli animali, poteva vederli e smaniava di catturarli.
    Lunetta invece trattata bene gli spiritelli, trovava sempre delle briciole di torta per sfamare le fatine. Raccoglieva anche gli avanzi dei pasti per darli ai folletti.
    Quando aggiustava i vestiti della padrona e delle figlie, conservava pezzetti di tessuto con cui poi confezionava indumenti per i suoi piccoli amici.
    Al suo preferito, un folletto di nome Muschietto, regalava spesso delle graziose magliette perché lo tenessero caldo.
    - Padrona, ormai è da un anno che lavoro qui, - disse una mattina Lunetta alla signora Grisolda, - potrei avere una domenica libera per andare a fare un picnic? -
    - Se avrai finito le faccende domestiche. - rispose la padrona.
    Presto arrivò il sabato e la signora ricordò alla domestica: - Finisci il bucato, e domani avrai il tuo giorno libero. -
    Lunetta cantava allegramente mentre stendeva i panni lavati, ma, mentre la ragazza lavorava, le figlie della padrona complottavano.
    - Quelle stupida crede davvero che la mamma la lascerà libera domani - disse Gritilde.
    - Ma la mamma non vorrà certo - esclamò Griolga.
    - E noi nemmeno! -
    Il giorno dopo Lunetta si svegliò presto e di ottimo umore.
    - Buon compleanno, Lunetta! - urlarono i folletti.
    - Felice giornata! - aggiunse Muschietto, saltellando sul letto.
    - Mi sento davvero così felice, oggi! - esclamò la fanciulla guardandosi allo specchio.
    - Indosserò il mio abito più bello per il picnic - soggiunse.
    Una volta vestita si affrettò a scendere: doveva solo preparare il cesto con la merenda e poi sarebbe stata pronta per uscire.
    - Aspetta un minuto - disse Gritilde entrando in salotto.
    - Ci sono parecchie cose che devi ancora fare prima di uscire - aggiunse Griolga.
    Belzedeo ghignò soddisfatto: non gli piaceva Lunetta, perché proteggeva i folletti.
    - Queste posate d'argento, per esempio, devono essere lucidate - esclamò Gritilde.
    Con un sospiro Lunetta indossò fazzoletto e grembiule e si mise al lavoro.
    - E la libreria - gracchio Grisolda. - Guarda è pieno di polvere! -
    Poi Belzedeo abbai...

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    Last Post by Xander Ares il 22 Oct. 2021
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  8. L'alchimista
    Ingegner Marchingegni era un inventore , sempre nuovi meravigliosi aggeggi spuntavano dal suo garage: aquiloni teleguidati, palloni autosegnanti...

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    By Xander Ares il 20 Oct. 2021
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    Ingegner Marchingegni era un inventore, sempre nuovi meravigliosi aggeggi spuntavano dal suo garage: aquiloni teleguidati, palloni autosegnanti, auto a vela e mille altre magnifiche trovate. Fulmicino, il suo vicino, però non era impressionato dalle sue geniali trovate.
    - Pinzillacchere, - diceva sempre, - stupidi trucchetti dell'elettronica, l'idraulica o quant'altro, l'unica vera scienza è l'alchimia. -
    Poiché il critico Fulmicino credeva di essere un grande alchimista che avrebbe riscoperto il modo di fabbricare l'oro, divenendo così ricco e famoso.
    Un giorno guarda caso riuscì a scovare un antico libro con la ricetta per creare l'aurea ricchezza, subito cercò gli ingredienti, ma ahimè gli mancava il più importante: cinque chili di farina.
    Che fare, i supermercati erano chiusi, causa uno sciopero generale. Fu allor che vide la famiglia Marchingegni tutta sulla veranda di casa a chiacchierare tranquillamente.
    Furbo allora quatto quatto, dal retro gli entrava in casa, e sgraffignava la farina dalla loro cucina.
    Corse a casa di gran fiato, e, tra alambicchi e serpentine inizia un gran impasto a fare, ma per l'oro ottenere, bisognava lavorarlo bene, a Fulmicino però presto il braccio si stancò per il rigirare, e solo una poltiglia ne aveva ricavato.
    Pensa e ripensa Fulmicino non sa sapeva che fare quando ode l'ingegner Marchingegni parlare, aveva quasi finito una nuova super-rapida impastatrice automatica.
    Sentendo ciò l'alchimista si illuminò e corse rapido all'officina del vicino per vedere la magnifica invenzione. Ohibò, ma era pronta, non sembrava mancar niente e subito la rubò.
    In un lampo la portò a casa e la riempì dell'impasto, appena l'invenzione fu azionata la poltiglia mutò colore, di bellissimo dorato, più girava e più compatta diventava, ma la macchina rallentava, Fulmicinò la mise al massimo e la pasta in aria iniziò a volare.
    In un attimo l'alchimista si trovò tutto coperti da capo a piedi di quello che non era oro, ma una splendida melassa.
    Tutto appiccicoso Fulmicino imparò che se vuoi l'oro te lo devi guadagnare.

    Edited by Xander Ares - 22/10/2021, 11:47
    Last Post by Xander Ares il 20 Oct. 2021
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  9. I chicchi d'uva
    Un tempo la vite non produceva alcun frutto, e il suo unico scopo nei campi era di dare un po' d'ombra ai contadini...

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    By Xander Ares il 18 Oct. 2021
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    Un tempo la vite non produceva alcun frutto, il suo unico scopo nei campi era di dare un po' d'ombra ai contadini.
    Però in un piccolo campo cresceva una bella vite eccezionalmente rigogliosa, ricca di rami e di foglie che si allungavano sopra i campi seminati coprendoli del tutto con la loro ombra, preoccupando il contadino.
    - Anche le altre piante hanno bisogno di sole – diceva tra sé - è necessario che poti la vite il più possibile o le altre piantine non cresceranno mai. -
    Così il contadino tagliò quasi tutti i rami della bella pianta ornamentale e anche le foglie più grandi dai ramoscelli rimasti. Ormai della pianta rimanevano solo pochi rami corti e spogli, la povera piantina vedendosi brutta pianse.
    Un usignolo sentendola si impietosì, e per consolarla, quella notte si posò sopra un ramo della vite, dove cominciò a cantare. Il suo canto era talmente dolce, che come per incanto la pianta si sentì rinascere. La vite sentì nuova linfa scorrere in sé e quando la notte lentamente si dileguò e l'alba sorse il sole diede vita a teneri nuovi rami per la pianta.
    Le sue lacrime si trasformarono in piccole gemme che crebbero in frutti. Il vento allegro passò tra i giovani rami della pianta e riunì i frutti in grappoli.
    Così nacquero i primi chicchi d'uva è d'allora in poi la vite generò i suoi grappoli per l'uomo.

    Edited by Xander Ares - 18/10/2021, 11:13
    Last Post by Xander Ares il 18 Oct. 2021
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  10. Strisciaciottoli e altre fiabe
    Raccolta di fiabe

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    By Xander Ares il 18 Oct. 2021
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    Strisciaciottoli
    e altre fiabe

    di
    Xander Ares



    Strisciaciottoli
    Tutti qualche volta ci siamo trovati in una nebbia fitta, ma dovete sapere che c'era una volta un paese chiamato Nebbiolina...

    Il fiore parlante
    In un paese non troppo lontano, viveva una bambina di nome Aurora, si era trasferita lì da poco e aveva dovuto salutare tutti i suoi vecchi amici.

    Piumadoro e il re
    C'era una volta un re che era un provetto falconiere, ogni giorno andava caccia con il falcone e tornava al castello con lepri, conigli, pernici e quant'altro...

    Il bracciale delle tre mandorle
    C'era una volta un piccolo regno nelle pianure del Sud che viveva felice finché dalle montagne del Nord arrivò la terribile strega Fosca...

    Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 23/10/2021, 12:04
    Last Post by Xander Ares il 18 Oct. 2021
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