1. Il ratto di Persefone
    Ade si innamorò di Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della terra feconda...

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    By Xander Ares il 25 June 2021
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    Un tempo il mondo era sempre in fiore, il clima era mite e non esistevano carestia e gelo poiché Demetra, dea della terra feconda, non conosceva la tristezza vivendo felice sull'Olimpo con la sua amatissima figlia Persefone.
    Invece Ade, dio degli Inferi, soffriva di estrema solitudine governando il regno degli Inferi sottoterra, invidiando la spensieratezza degli uomini.
    Un giorno, mentre passeggiava per campi vide una bellissima fanciulla intenta a cogliere fiori insieme alle sue amiche. Era Persefone di cui Ade si innamorò perdutamente, ma ahimè lui era il re degli inferi e temeva che nessuna donna potesse amarlo.
    Che fare allora? Fu così che decise di rapire la ragazza mentre coglieva fiori vicino a una fontana. Con un carro d'oro trainato da quattro cavalli neri uscì da un crepaccio, afferrò con le sue possenti braccia la fanciulla che urlava e si dimenava e sparì in un altro crepaccio da cui raggiunse il suo sinistro regno.
    Le amiche di Persefone non vedendola più corsero ad avvisare la madre. Demetra disperata si pose subito alla ricerca della figlia, per nove giorni corse per tutto il mondo cercandola. Ma per quanto cercasse non riusciva a trovarla, disperata ormai non beveva ne mangiava più, riempiva solo l'aria di lamenti, il Sole allora impietosito le disse: - È stato Ade, il re dell'oltretomba ha rapito tua figlia. -
    La dea si precipitò negli Inferi per scoprire che Ade aveva bloccato l'accesso alla sua reggia, allora indignata lanciò una maledizione: - Che la Terra diventi come il mio dolore, non dando più frutti agli uomini che moriranno tutti di fame, così che si aprano le porte degli Inferi. -
    Così i campi divennero sterili e la verdura si disseccò mentre i buoi morivano nei solchi. Dopo nove giorni l'umanità era allo stremo, Zeus preoccupato da questo disastro ordinò a Ermes: – Intrufolati negli inferi messaggero degli dei, e dì ad Ade di ridare Persefone a sua madre. -
    Subito il dio alato obbedì, ma scoprì che la ragazza si era innamorata di Ade e per accontentare tutti quel furbastro di Ermes ebbe un'idea: chi mangia i frutti dell'inferno non più lasciarlo, ma se non si mangia un frutto intero, come per esempio solo qualche chicco di melograno, quella persone sarebbe dovuta tornare ogni anno per tanti mesi quanti erano i chicchi di melograno mangiati.
    Sentendo ciò la fanciulla mangiò subito quattro chicchi così avrebbe passato otto mesi dell'anno con la madre e quattro a regnare negli inferi con il suo sposo Ade.
    Persefone divenne così la regina dell'oltretomba, mentre Demetra da allora avvolge il mondo nel manto dell'inverno ogni volta che la figlia va negli inferi e festeggia il suo ritorno con la primavera.

    Edited by Xander Ares - 18/10/2021, 17:50
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  2. Apollo e le giovenche di Admeto
    Quando Apollo aveva solo quattro giorni fu assalito da un mostro, nato dal limo della terra dopo il diluvio, il terribile Serpente Pitone...

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    By Xander Ares il 24 June 2021
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    Quando Apollo aveva solo quattro giorni fu assalito da un mostro, nato dal limo della terra dopo il diluvio, il terribile Serpente Pitone. Il neo-dio non esitò a difendersi e lo uccise a frecciate, poi con la pelle dell'essere coprì il tripode da cui la Sibilla di Delfi pronunciava i suoi responsi.
    Per purificarsi dell'uccisione del mostro il dio solare fu costretto a servire per nove anni Admeto, re di Tessaglia, che gli diede mansioni di pastore per i suoi cavalli e le sue giovenche.
    Un giorno mentre Apollo sonnecchiava Ermes si divertì a spingere cinquanta giovenche in una valle e intrappolarle in una grotta nella montagna, poi essendogli venuta fame uccise e arrostì un paio di vitellini di cui si limitò ad aspirare il dolce profumo di carne sul fuoco.
    Intanto Apollo si risveglio e con grande stupore scoprì il furto e si mise alla ricerca del ladro, in meno che non si dica trovò Ermes e minacciò di ucciderlo, ma il ladro alato per calmarlo gli donò uno strumento musicale che aveva costruito con sette corde tese sul lato concavo del guscio d'una tartaruga, la prima lira.
    Apollo estasiato dal suono dello strumento non solo perdonò Ermes, ma si lasciò anche convincere ad affidargli le giovenche in custodia.
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  3. Admeto e la morte
    Quando il re Admeto morì Apollo, ottenne dalle Parche che sfuggisse alla morte, se un altro avesse preso il suo posto nell'oltretomba...

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    By Xander Ares il 23 June 2021
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    Quando il re Admeto morì Apollo, che era affezionato al vecchio amico, ottenne dalle Parche che sfuggisse alla morte, se un altro avesse preso il suo posto nell'oltretomba. Durante la celebrazione per la morte del sovrano anche i suoi genitori si rifiutarono di morire al posto suo, solo la moglie Alcesti, non esitò a sacrificarsi al posto di Admeto.
    Eracle seppe tutto ciò, e che Admeto non faceva che piangere per il sacrificio della moglie, che non ha saputo evitare. L'eroe di mille imprese si mosse a compassione e scese nel regno di Plutone pronto a strappare Alcesti a forza dall'Ade e a riportarla dal suo sposo. Proserpina però che si era già commossa davanti al sublime sacrificio della donna fu ben lieta di rimandare Alcesti sulla Terra prima che l'eroe erculeo potesse usare la sua grande potenza.

    Edited by Xander Ares - 23/6/2021, 12:11
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  4. L'enigma della Sfinge
    Un tempo la regione dove sorgeva Tebe era afflitta dalla voracità di un mostro, la Sfinge...

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    By Xander Ares il 22 June 2021
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    Un tempo la regione dove sorgeva Tebe era afflitta dalla voracità di un mostro, la Sfinge, una creatura con testa e petto di donna, ali d'uccello e corpo di leone. Questa bizzarria stava appollaiata sulle rocce a picco della strada di Tebe e attendeva al varco i viandanti per proporre loro un'enigma e divorarli se non sapevano scioglierlo. La terra e le rocce intorno al suo nido erano ricoperte di un manto biancastro di ossa e di membra dilaniate, ultima traccia di coloro che non avevano saputo risolvere l'indovinello.
    Un giorno il giovane Edipo seppe dall'Oracolo di Delfi che la Sfinge sarebbe morta, se si fosse trovato un'enigmista abbastanza abile da afferrare il senso del suo oscuro quesito. Edipo si propose di liberare Tebe dal doloroso tributo di vite umane e si diresse verso il nido del mostro e lo affrontò.
    La Sfinge vedendolo gli propose un facile indovinello: - Qual'è l'animale che al mattino cammina con quattro piedi, a mezzodì con due e a sera con tre? -
    Edipo senza batter ciglio disse: - E' l'uomo, che, fanciullo, si trascina con le mani e coi piedi, matura cammina ben ritto sulle due gambe, e vecchio, s'appoggia ad una terza che è un bastone. -
    Udito ciò il mostro emise un urlò straziante e cadde a terra esanime.
    Re Creonte, sapendo dell'accaduto, ricompenso Edipo cedendogli il trono e dandogli in sposa sua sorella, la principessa Giocasta.
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  5. Io e il terribile Argo
    Millenni fa Zeus s'era innamorato della figlia d'Inaco, Io, e per sottrarla alla collera della furibonda Era l'aveva trasformata in una bianca giovenca...

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    By Xander Ares il 21 June 2021
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    Millenni fa Zeus s'era innamorato della figlia del dio Inaco, la sacerdotessa Io, era una fanciulla bellissima, tanto che dicevano che neppure le Dee dell’Olimpo potevano essere così belle.
    Il padre degli dei temeva la gelosia di sua moglie, la dea Era, così per non essere scoperto ogni volta che andava a trovare Io si nascondeva in una nuvola dorata.
    La regina degli dei incominciò a sospettare che il marito la stesse tradendo e chiese: - Non stai passando troppo tempo con Io? -
    - No ti sbagli, non la vedo da tanto. -
    - Eppure credo che vai da lei quanto ti nascondi nella nubi dorate. -
    - Non ho mai toccato Io. - Insistette Zeus, ma preoccupato decise di sottrarre Io alla collera della furibonda Era trasformandola in una bianca giovenca.
    Era però intuì l'inganno e costrinse il suo sposo a concederle in dono il bell'animale dallo sguardo umano. Zeus fu costretto ad accettare a malincuore senza dire nulla per non rivelare l'inganno.
    Quando la dea ebbe fra le mani la povera Io, mutata in forma bovina, l'affidò alla sorveglianza al figlio di Arestore, il gigante Argo, che aveva addirittura cento occhi, metà gli apriva al sorgere del sole, per aprirne l'altra metà al calar dell'astro. In tal modo non c'era mai pericolo che perdendo di vista la povera Io. Per evitare che si potesse nascondere al suo sguardo, il gigante legò la giovenca a un ulivo che cresceva in un bosco sacro a Micene rimanendo sempre accanto a lei.
    Zeus, non sapendo come evitare la zelante sorveglianza d'Argo, era disperato e decise di chiedere aiuto a Ermes, così chiamò a se il messaggero alato del Cielo dicendo: - Mi serve il tuo aiuto, libera a qualunque costo da Argo la povera giovenca, metti in opera tutta la tua astuzia se necessario, ma fallo! -
    - Non ti preoccupare sommo padre degli dei, ho già un'idea su come fare -
    Il dio dai sandali alati era di sottile ingegno e senza perdere un secondo volò sul pascolo dove Io brucava sorvegliata da Argo e si travestì da pastorello, e sicuro di non essere riconosciuto aspettò la sera, Argo appoggiato a un albero, cominciava a chiudere metà degli occhi per il sonno. Ermes notandolo si sedette vicino a lui e iniziò a suonare il flauto.
    Il gigante rimase incantato da quella lenta e dolce musica, la fatata melodia gli impediva di muoversi e una strana sonnolenza gli faceva chiudere a uno ad uno i suoi occhi. Quando Argo ebbe chiuso l'ultimo dei suoi occhi Ermes gli saltò addosso tagliandogli la testa. Era però non era una sciocca e fece pungere la candida giovenca da un tafano, la povera Io per il dolore iniziò a correre riempiendo l'aria con i suoi muggiti lamentosi. Attraversò a nuoto il Bosforo e al galoppo la Fenicia arsa dal sole, risalì il Nilo bevendone le acque che scorrono fra basalti neri. Arrivata in Egitto Zeus poté liberarla dal terribile tafano che l'aveva inseguita e ridarle le proprie aggraziate forme femminili.
    Era fu costretta ad amm...

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  6. Dedalo e Icaro
    Dedalo era un uomo ingegnoso che fu inventore della scultura, dell'uso della vela, del regolo e dell'archipenzolo.

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    By Xander Ares il 20 June 2021
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    Dedalo era un uomo ingegnoso di Atene che fu inventore della scultura, dell'uso della vela, del regolo e dell'archipenzolo. Era un'artista capace di scolpire statue da sembrare vive, sapeva costruire palazzi fantastici perciò fu chiamato dal re Minosse a Creta. A quel tempo il regno del re era devastato da un mostro mezzo uomo e mezzo toro chiamato Minotauro, il sovrano incaricò Dedalo di costruire un palazzo sotterraneo in cui rinchiudere lo spaventoso animale e da cui non potesse mai uscire.
    L'abile architetto si accorse subito che ne porte ne cancelli potevano fermare per sempre il mostro e così progettò una serie di cunicoli che si intrecciassero tra loro confondendo il Minotauro per impedirgli di trovare l'uscita.
    L'unico problema era che il labirinto di Dedalo funzionava troppo e la gente che lo costruiva si perdeva in esso prima ancora di terminarlo, era un grande ostacolo, ma l'ingegno artista creò il famoso trucco del filo dipanato nell'addentrarsi nei cunicoli per non perdersi. Quando Arianna uso questo stratagemma, per salvare il prode Teseo, Minosse montò su tutte le furie e incolpò l'artista di aver rivelato l'artificio usato per non perdersi. Per punirlo il sovrano rinchiuse Dedalo e il figlio Icaro nella creazione dell'inventore, ma l'architetto non poteva accettare l'ingiusta condanna e volle tentare l'evasione attraverso l'unica via di uscita: il cielo.
    Fabbricò con penne leggere e cera due maestose paia d'ali che applicò alle sue spalle e braccia, poi fece altrettanto su quelle d'Icaro. Così volando come uccelli fuggirono, e mentre si dirigevano verso la città di Cuma Dedalo avvisò Icaro: - Bada di non accostarti al sole perché scioglierebbe la cera! Non abbassarti troppo però, perché l'umidità del mare t'appesantirebbe le penne! Stai dietro di me e imitami! -
    - Seguirò il tuo consiglio padre. - Rispose il figlio mentre lo seguiva volo.
    Icaro però così libero e veloce fra le nuvole si fece prendere dall'euforia del volo, e si allontanava un po' alla volta dal padre. Mentre volteggiava nel cielo felice senza accorgersene si avvicinò troppo al sole, il calore ardente dell'astro sciolse presto la cera e le sue ali presero a staccarsi facendolo cadere versò le onde del mare.
    Il giovane cercava invano di rimanere in aria battendo affannosamente le braccia, in tal modo però le piume si staccavano più fretta e lui precipitò nella schiuma marina, il padre, accortosi tardi dell'imprudenza d'Icaro, non poteva aiutarlo e presto il figlioletto morì affogato. Dedalo proseguì il volo, finché arrivò a Cuma e per onorare la morte del figlio consacrò le ali di cera ad Apollo, che furon custodite per secoli in un tempio costruito e ornato dal fantastico inventore.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 19:42
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  7. Il vaso di Pandora
    Zeus irato contro Prometeo, per la sua eccessiva indulgenza verso gli uomini, ordinò a Efesto di creare la prima donna, Pandora.

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    By Xander Ares il 19 June 2021
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    Tanto tempo fa non esistevano per gli uomini le malattie e le infelicità. Nessuno moriva né invecchiava grazie al titano Prometeo che gli aveva donato una vita simile agli dei.
    Zeus era irato contro il titano per la sua eccessiva indulgenza verso gli uomini, così ordinò a Efesto di creare la prima donna: Pandora. Il divino fabbro la modellò in argilla e animò il suo corpo con una magica vita, rapita al fuoco, la statua perfetta dotata di vita iniziò a muoversi, a sentire e a parlare.
    Ogni divinità le fece un dono: Afrodite le diede la bellezza e infuse d'oro le sue morbide chiome; le Cariti la cinsero di veli e la incoronarono di fiori; Atena la rese saggia; Ermes abile nel parlare; Apollo le elargì la virtù del canto. Zeus infine le diede un vaso misterioso e le disse: - Recati da Prometeo che ha donato agli uomini la vita, infondendo nell'argilla una goccia di fuoco celeste come Efesto fece per te, e porgigli per ricompensa questo dono. -
    In realtà Zeus voleva danneggiarlo con quel dono e non ricompensarlo, il titano però diffidava del re degli dei ed evitò di aprire l'anfora e per evitare ogni tentazione decise di affidare il dono a suo fratello Epimeteo dicendogli: - Fratello custodisci questo vaso per me, ma devi promettermi di non aprirlo mai, qualunque cosa accada o te ne pentirai amaramente! -
    Però l'attenzione di Epimeteo era rapita dalla bella Pandora di cui s'innamorò e che lo ricambiò subito, erano felici di poter stare sempre insieme. In breve i due si sposarono, ma la novella sposa più passava il tempo e più era incuriosita dal contenitore misterioso, così un giorno disse all'amato: - Marito mio ti prego, lasciami dare uno sguardo a ciò che c'è nel vaso! Nessuno se ne accorgerà! -
    - No, Pandora dobbiamo rispettare la promessa fatta a mio fratello, e poi questa scatola non ci appartiene. -
    La donna trovò del vero nelle parole del marito e cercò di non pensare più vaso distraendosi con mille lavoretti casalinghi. Un giorno però mentre filava la lana, si annoiava e ripensò al vaso, era sola in casa e nessuno avrebbe saputo che l'aveva aperta, perciò non resistette alla tentazione di sapere che cosa contenesse. Aperto il vaso con orrore vide sprigionarsi in un boato tutta la livida orda dei mali della Terra, la morte, le malattie, la paura, la vecchiaia, la gelosia, l'ira iniziarono a vagare per il mondo per intristire la vita degli uomini.
    Solo una cosa rimase nel vaso: la speranza che da allora fu sempre compagna dell'uomo.

    Edited by Xander Ares - 24/6/2021, 16:24
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  8. Arione e il delfino
    Un tempo viveva in Grecia il poeta Arione, egli suonava il liuto con tale gentilezza e nobiltà da commuovere non solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante.

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    By Xander Ares il 18 June 2021
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    Un tempo viveva in Grecia il poeta Arione, egli suonava il liuto con tale gentilezza e nobiltà da commuovere non solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante.
    Un giorno Arione si imbarcò per recarsi a Corinto, ma i marinai della sua nave, sapendo che possedeva molti soldi e gioielli e avendo un cuore duro come la pietra, lo aggredirono con mazze e pugnali per ucciderlo. Il poeta allora gli disse: - Sia come volete. Uccidetemi, ma concedetemi un unico favore: permettete che io consoli i miei ultimi istanti suonando il liuto! -
    Il capo dei furfanti acconsentì, sicuro di se e dell'impossibilità di fuga del giovane Arione. Il suono del liuto del poeta sembrava il gorgheggio d'un usignolo e come per magia fece radunare intorno alla nave centinaia di delfini. Arione allora si lanciò in mare per ricadere sul dorso del delfino più grande e maestoso, che, estasiato dal suono del liuto lo portò veloce come il vento a Corinto.
    Il re di Corinto viene così informato dell'accaduto da Arione, essendo stato un uomo giusto e onesto fece subito catturate i malvagi marinai dalla sua flotta e prima che fosse giunta la sera ognuno di loro ricevette la punizione meritata.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:54
    Last Post by Xander Ares il 18 June 2021
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  9. Le orecchie di Mida
    Un tempo Pan ed Apollo discutevano su chi fosse il musicista migliore, alla fine Pan sfidò il suo rivale ad una gara di bravura col flauto di canna...

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    By Xander Ares il 17 June 2021
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    Un tempo Pan, dio dei boschi e dei pastori, iniziò a discutere con Apollo su chi fosse il musicista migliore, alla fine Pan sfidò il suo rivale a una gara di bravura col flauto di canna.
    Come giudice della sfida fu scelto Mida, re di Frigia, ma ahimè, per la sua scarsa conoscenza della musica, assegnò la vittoria a Pan nonostante la superiorità dell'avversario.
    Apollo, infuriato per l'ingiusta sconfitta, volle vendicarsi e disse: - Re Frigia poiché le tue orecchie non sembrano sentire la bellezza della musica te donerò un paio nuovo. -
    Il dio del Sole e della musica allora indicò Mida facendogli spuntare dalla testa delle enormi orecchie d'asino. Da quel giorno il re di Frida dalla vergogna fu costretto a nascondere con un diadema le sue orecchie, tutto per paura che il suo popolo scoprendolo lo iniziasse a sbeffeggiare.
    L'unico a conoscenza del segreto di Mida era il barbiere che gli sistemava i capelli, poiché durante tale lavoro il re era costretto a togliersi il diadema. Il povero barbiere adorava spettegolare e non era in grado di mantenere un segreto, specie se gustoso come quello, ma temeva la punizione del re se avesse detto qualcosa.
    Una sera, non potendone più, corse alla palude, e scavò un buco nel limo dove cominciò a urlare: - Re Mida ha le orecchie d'asino! -
    Quindi chiuse il buco e tornò a casa.
    Di lì a qualche giorno, da dove l'uomo aveva scavato, spuntarono delle canne che attraversate dal vento ripetevano: - Re Mida ha le orecchie d'asino! -
    In breve la notizia si diffuse per tutta la Frigia e sia il re che il barbiere subirono la loro punizione, uno per la sua ignoranza che non lo ostacolava dal dare giudizi e l'altro perché incapace di non sparlare degli altri.

    Edited by Xander Ares - 3/8/2021, 12:35
    Last Post by Xander Ares il 17 June 2021
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  10. Narciso
    Un tempo viveva un bellissimo, ma superficiale giovane che amava solo se stesso, il suo nome era Narciso.

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    By Xander Ares il 16 June 2021
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    Un tempo viveva un bellissimo giovane chiamato Narciso, che tutti ammiravano per la sua meravigliosa bellezza. Egli però era vanesio e amava solo se stesso, era fiero della perfezione del suo viso e della grazia del corpo e credeva di essere superiore a tutti.
    Un giorno passeggiava lungo le rive del fiume Cefiso quando fu visto dalla bella Eco, una ninfa che viveva lì e che non poté fare a meno d'innamorarsi del giovane.
    - Bel giovane chi sei? Il mio cuore sussulta nel vederti, vuoi diventare il mio sposo? -
    - Il tuo sposo? Come osi pensare di diventare la mia sposa? - rispose Narciso - Non ti vedi riflessa nel fiume, anche se sei bella accanto a me la tua beltà sparisce e sembri una vecchia scrofa. -
    La povera Eco, umiliata dalla rozzezza del rifiuto dell'amato, fuggì e iniziò a vagare per valli e selve, riempiendo l'aria di gemiti di disperazione, finché cominciò a inaridirsi dal dolore e il suo corpo divenne un'immobile statua di pietra. Tanto che ancora oggi si sente la sua debole voce rispondere se la chiami nei luoghi più desolati.
    Afrodite commossa dalla triste fine di Eco decise di punire Narciso per la sua cattiveria, quando il giovane vide la propria immagine riflessa nelle acque del fiume se ne innamorò.
    Passò ore e ore ad ammirare estasiato i suoi occhi lucenti, i neri cappelli ricciuti e ogni dettaglio dell'ovale perfetto del suo viso.
    Contemplando la sua beltà riflessa seguiva lentamente la riva del fiume cercando un punto dove le acque fossero più limpide finché giunse dove era una roccia a strapiombo, lì l'acqua tersa rifletteva sua immagine armoniosa e non pote fare a meno di avvicinarsi. Purtroppo si sporse troppo e perse l'equilibrio, cadendo nell'abisso venne risucchiato dalle correnti per morire affogato.
    Dove cadde, sbocciò un bellissimo fiore che fu chiamato Narciso in ricordo della bellezza del giovane e del motivo per cui perì.

    Edited by Xander Ares - 3/8/2021, 11:37
    Last Post by Xander Ares il 16 June 2021
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