1. Dedalo e Icaro
    Dedalo era un uomo ingegnoso che fu inventore della scultura, dell'uso della vela, del regolo e dell'archipenzolo.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 20 June 2021
    Like       0 Comments   21 Views
    .
    Dedalo era un uomo ingegnoso di Atene che fu inventore della scultura, dell'uso della vela, del regolo e dell'archipenzolo. Era un'artista capace di scolpire statue da sembrare vive, sapeva costruire palazzi fantastici perciò fu chiamato dal re Minosse a Creta. A quel tempo il regno del re era devastato da un mostro mezzo uomo e mezzo toro chiamato Minotauro, il sovrano incaricò Dedalo di costruire un palazzo sotterraneo in cui rinchiudere lo spaventoso animale e da cui non potesse mai uscire.
    L'abile architetto si accorse subito che ne porte ne cancelli potevano fermare per sempre il mostro e così progettò una serie di cunicoli che si intrecciassero tra loro confondendo il Minotauro per impedirgli di trovare l'uscita.
    L'unico problema era che il labirinto di Dedalo funzionava troppo e la gente che lo costruiva si perdeva in esso prima ancora di terminarlo, era un grande ostacolo, ma l'ingegno artista creò il famoso trucco del filo dipanato nell'addentrarsi nei cunicoli per non perdersi. Quando Arianna uso questo stratagemma, per salvare il prode Teseo, Minosse montò su tutte le furie e incolpò l'artista di aver rivelato l'artificio usato per non perdersi. Per punirlo il sovrano rinchiuse Dedalo e il figlio Icaro nella creazione dell'inventore, ma l'architetto non poteva accettare l'ingiusta condanna e volle tentare l'evasione attraverso l'unica via di uscita: il cielo.
    Fabbricò con penne leggere e cera due maestose paia d'ali che applicò alle sue spalle e braccia, poi fece altrettanto su quelle d'Icaro. Così volando come uccelli fuggirono, e mentre si dirigevano verso la città di Cuma Dedalo avvisò Icaro: - Bada di non accostarti al sole perché scioglierebbe la cera! Non abbassarti troppo però, perché l'umidità del mare t'appesantirebbe le penne! Stai dietro di me e imitami! -
    - Seguirò il tuo consiglio padre. - Rispose il figlio mentre lo seguiva volo.
    Icaro però così libero e veloce fra le nuvole si fece prendere dall'euforia del volo, e si allontanava un po' alla volta dal padre. Mentre volteggiava nel cielo felice senza accorgersene si avvicinò troppo al sole, il calore ardente dell'astro sciolse presto la cera e le sue ali presero a staccarsi facendolo cadere versò le onde del mare.
    Il giovane cercava invano di rimanere in aria battendo affannosamente le braccia, in tal modo però le piume si staccavano più fretta e lui precipitò nella schiuma marina, il padre, accortosi tardi dell'imprudenza d'Icaro, non poteva aiutarlo e presto il figlioletto morì affogato. Dedalo proseguì il volo, finché arrivò a Cuma e per onorare la morte del figlio consacrò le ali di cera ad Apollo, che furon custodite per secoli in un tempio costruito e ornato dal fantastico inventore.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 19:42
    Last Post by Xander Ares il 20 June 2021
    .
  2. Il vaso di Pandora
    Zeus irato contro Prometeo, per la sua eccessiva indulgenza verso gli uomini, ordinò a Efesto di creare la prima donna, Pandora.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 19 June 2021
    Like       0 Comments   22 Views
    .
    Tanto tempo fa non esistevano per gli uomini le malattie e le infelicità. Nessuno moriva né invecchiava grazie al titano Prometeo che gli aveva donato una vita simile agli dei.
    Zeus era irato contro il titano per la sua eccessiva indulgenza verso gli uomini, così ordinò a Efesto di creare la prima donna: Pandora. Il divino fabbro la modellò in argilla e animò il suo corpo con una magica vita, rapita al fuoco, la statua perfetta dotata di vita iniziò a muoversi, a sentire e a parlare.
    Ogni divinità le fece un dono: Afrodite le diede la bellezza e infuse d'oro le sue morbide chiome; le Cariti la cinsero di veli e la incoronarono di fiori; Atena la rese saggia; Ermes abile nel parlare; Apollo le elargì la virtù del canto. Zeus infine le diede un vaso misterioso e le disse: - Recati da Prometeo che ha donato agli uomini la vita, infondendo nell'argilla una goccia di fuoco celeste come Efesto fece per te, e porgigli per ricompensa questo dono. -
    In realtà Zeus voleva danneggiarlo con quel dono e non ricompensarlo, il titano però diffidava del re degli dei ed evitò di aprire l'anfora e per evitare ogni tentazione decise di affidare il dono a suo fratello Epimeteo dicendogli: - Fratello custodisci questo vaso per me, ma devi promettermi di non aprirlo mai, qualunque cosa accada o te ne pentirai amaramente! -
    Però l'attenzione di Epimeteo era rapita dalla bella Pandora di cui s'innamorò e che lo ricambiò subito, erano felici di poter stare sempre insieme. In breve i due si sposarono, ma la novella sposa più passava il tempo e più era incuriosita dal contenitore misterioso, così un giorno disse all'amato: - Marito mio ti prego, lasciami dare uno sguardo a ciò che c'è nel vaso! Nessuno se ne accorgerà! -
    - No, Pandora dobbiamo rispettare la promessa fatta a mio fratello, e poi questa scatola non ci appartiene. -
    La donna trovò del vero nelle parole del marito e cercò di non pensare più vaso distraendosi con mille lavoretti casalinghi. Un giorno però mentre filava la lana, si annoiava e ripensò al vaso, era sola in casa e nessuno avrebbe saputo che l'aveva aperta, perciò non resistette alla tentazione di sapere che cosa contenesse. Aperto il vaso con orrore vide sprigionarsi in un boato tutta la livida orda dei mali della Terra, la morte, le malattie, la paura, la vecchiaia, la gelosia, l'ira iniziarono a vagare per il mondo per intristire la vita degli uomini.
    Solo una cosa rimase nel vaso: la speranza che da allora fu sempre compagna dell'uomo.

    Edited by Xander Ares - 24/6/2021, 16:24
    Last Post by Xander Ares il 19 June 2021
    .
  3. Arione e il delfino
    Un tempo viveva in Grecia il poeta Arione, egli suonava il liuto con tale gentilezza e nobiltà da commuovere non solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 18 June 2021
    Like       0 Comments   27 Views
    .
    Un tempo viveva in Grecia il poeta Arione, egli suonava il liuto con tale gentilezza e nobiltà da commuovere non solo gli uomini, ma anche gli animali e le piante.
    Un giorno Arione si imbarcò per recarsi a Corinto, ma i marinai della sua nave, sapendo che possedeva molti soldi e gioielli e avendo un cuore duro come la pietra, lo aggredirono con mazze e pugnali per ucciderlo. Il poeta allora gli disse: - Sia come volete. Uccidetemi, ma concedetemi un unico favore: permettete che io consoli i miei ultimi istanti suonando il liuto! -
    Il capo dei furfanti acconsentì, sicuro di se e dell'impossibilità di fuga del giovane Arione. Il suono del liuto del poeta sembrava il gorgheggio d'un usignolo e come per magia fece radunare intorno alla nave centinaia di delfini. Arione allora si lanciò in mare per ricadere sul dorso del delfino più grande e maestoso, che, estasiato dal suono del liuto lo portò veloce come il vento a Corinto.
    Il re di Corinto viene così informato dell'accaduto da Arione, essendo stato un uomo giusto e onesto fece subito catturate i malvagi marinai dalla sua flotta e prima che fosse giunta la sera ognuno di loro ricevette la punizione meritata.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:54
    Last Post by Xander Ares il 18 June 2021
    .
  4. Le orecchie di Mida
    Un tempo Pan ed Apollo discutevano su chi fosse il musicista migliore, alla fine Pan sfidò il suo rivale ad una gara di bravura col flauto di canna...

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 17 June 2021
    Like       0 Comments   20 Views
    .
    Un tempo Pan, dio dei boschi e dei pastori, iniziò a discutere con Apollo su chi fosse il musicista migliore, alla fine Pan sfidò il suo rivale a una gara di bravura col flauto di canna.
    Come giudice della sfida fu scelto Mida, re di Frigia, ma ahimè, per la sua scarsa conoscenza della musica, assegnò la vittoria a Pan nonostante la superiorità dell'avversario.
    Apollo, infuriato per l'ingiusta sconfitta, volle vendicarsi e disse: - Re Frigia poiché le tue orecchie non sembrano sentire la bellezza della musica te donerò un paio nuovo. -
    Il dio del Sole e della musica allora indicò Mida facendogli spuntare dalla testa delle enormi orecchie d'asino. Da quel giorno il re di Frida dalla vergogna fu costretto a nascondere con un diadema le sue orecchie, tutto per paura che il suo popolo scoprendolo lo iniziasse a sbeffeggiare.
    L'unico a conoscenza del segreto di Mida era il barbiere che gli sistemava i capelli, poiché durante tale lavoro il re era costretto a togliersi il diadema. Il povero barbiere adorava spettegolare e non era in grado di mantenere un segreto, specie se gustoso come quello, ma temeva la punizione del re se avesse detto qualcosa.
    Una sera, non potendone più, corse alla palude, e scavò un buco nel limo dove cominciò a urlare: - Re Mida ha le orecchie d'asino! -
    Quindi chiuse il buco e tornò a casa.
    Di lì a qualche giorno, da dove l'uomo aveva scavato, spuntarono delle canne che attraversate dal vento ripetevano: - Re Mida ha le orecchie d'asino! -
    In breve la notizia si diffuse per tutta la Frigia e sia il re che il barbiere subirono la loro punizione, uno per la sua ignoranza che non lo ostacolava dal dare giudizi e l'altro perché incapace di non sparlare degli altri.

    Edited by Xander Ares - 3/8/2021, 12:35
    Last Post by Xander Ares il 17 June 2021
    .
  5. Narciso
    Un tempo viveva un bellissimo, ma superficiale giovane che amava solo se stesso, il suo nome era Narciso.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 16 June 2021
    Like       0 Comments   16 Views
    .
    Un tempo viveva un bellissimo giovane chiamato Narciso, che tutti ammiravano per la sua meravigliosa bellezza. Egli però era vanesio e amava solo se stesso, era fiero della perfezione del suo viso e della grazia del corpo e credeva di essere superiore a tutti.
    Un giorno passeggiava lungo le rive del fiume Cefiso quando fu visto dalla bella Eco, una ninfa che viveva lì e che non poté fare a meno d'innamorarsi del giovane.
    - Bel giovane chi sei? Il mio cuore sussulta nel vederti, vuoi diventare il mio sposo? -
    - Il tuo sposo? Come osi pensare di diventare la mia sposa? - rispose Narciso - Non ti vedi riflessa nel fiume, anche se sei bella accanto a me la tua beltà sparisce e sembri una vecchia scrofa. -
    La povera Eco, umiliata dalla rozzezza del rifiuto dell'amato, fuggì e iniziò a vagare per valli e selve, riempiendo l'aria di gemiti di disperazione, finché cominciò a inaridirsi dal dolore e il suo corpo divenne un'immobile statua di pietra. Tanto che ancora oggi si sente la sua debole voce rispondere se la chiami nei luoghi più desolati.
    Afrodite commossa dalla triste fine di Eco decise di punire Narciso per la sua cattiveria, quando il giovane vide la propria immagine riflessa nelle acque del fiume se ne innamorò.
    Passò ore e ore ad ammirare estasiato i suoi occhi lucenti, i neri cappelli ricciuti e ogni dettaglio dell'ovale perfetto del suo viso.
    Contemplando la sua beltà riflessa seguiva lentamente la riva del fiume cercando un punto dove le acque fossero più limpide finché giunse dove era una roccia a strapiombo, lì l'acqua tersa rifletteva sua immagine armoniosa e non pote fare a meno di avvicinarsi. Purtroppo si sporse troppo e perse l'equilibrio, cadendo nell'abisso venne risucchiato dalle correnti per morire affogato.
    Dove cadde, sbocciò un bellissimo fiore che fu chiamato Narciso in ricordo della bellezza del giovane e del motivo per cui perì.

    Edited by Xander Ares - 3/8/2021, 11:37
    Last Post by Xander Ares il 16 June 2021
    .
  6. Atalanta e i pomi d'oro
    Nell'antica Grecia viveva una fanciulla abile nella corsa e nella caccia, il suo nome era Atalanta...

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 15 June 2021
    Like       0 Comments   15 Views
    .
    Nell'antica Grecia viveva una fanciulla abile nella corsa e nella caccia, il suo nome era Atalanta. Era così fedele ad Artemide, dea della caccia, che per onorarla decise di sposarsi mai, ma suo padre invece la voleva vedere presto convolare a nozze.
    Atalanta per non dare un dispiacere al padre decise di agire d'astuzia e promise la sua mano solo a chi sarebbe riuscito a vincerla nella corsa, sport in cui si sentiva invincibile. Tra i suoi pretendenti però c'era Ippomene che l'amava di un amore così puro e dolce da commuovere Afrodite, la dea dell'amore. Il giovane così ricevette un'apparizione della dea che gli donò alcuni pomi d'oro consigliandogli di gettargli al suolo durante la sfida con Atalanta.
    Ippomene seguì fedelmente il consiglio datogli dalla dea, Atalanta vedendo quei bellissimi frutti dai riflessi dorati si dimenticò della gara e si chinò per raccoglierli.
    Lo spasimante ne approfittò per accumulare un notevole vantaggio, Atalanta ricordandosi della gara iniziò a correre con i pomi raccolti in braccio, ma in queste condizioni era difficile correre e il peso dell'oro di cui erano fatti i frutti la rallentava.
    Inutile dire che Atalanta in queste condizioni non riuscì a raggiungere Ippomene che vinse la corsa, la ragazza così dovette mantenere la promessa e divenne la sposa d'un uomo che seppe non fargli mai pesare l'esito di quel di quel giorno.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:52
    Last Post by Xander Ares il 15 June 2021
    .
  7. Atena e Aracne
    Atena era dea della sapienza e della pace e con il suo operato aiutò numerose volte gli uomini, ma anche lei era di quando in quando vittima delle emozioni.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 13 June 2021
    Like       0 Comments   26 Views
    .
    Atena era dea della sapienza e della pace e con il suo operato aiutò numerose volte gli uomini, ma anche lei era di quando in quando vittima delle emozioni.
    Una volta, ad esempio, creò un nuovo strumento musicale: il flauto, ma vedendo che Era e Afrodite la deridevano quando suonava lo strumento decise di specchiarsi in una fontana. Vedendosi con le guance gonfie come arance si infuriò notando che così sembrava brutta e gettò via per sempre lo strumento.
    Un'altra volta si fece ancor più travolgere dalle emozioni, quando sentì dire che una fanciulla di nome Aracne si vantava di tessere meglio di lei che la dea delle opere femminili. Spinta dalla curiosità si travestì da vecchia rugosa e andò a casa della ragazza per farle visita dicendo di essere anche una famosa tessitrice. La giovane presa dallo spirito di competizione le mostrò subito i suoi lavori più belli.
    - Oh, che splendidi lavori! - Esclamò stupefatta Atena - Chi ti ha insegnato a lavorare in un modo così perfetto la lana? Forse una dea? -
    - Ho imparato tutto da sola. - Rispose piena di orgoglio. - E credo di essere nell'arte del tessere migliore della dea Atena stessa. -
    - Migliore di una divinità! Stai attenta di quello che dici Aracne, se un giorno incontrassi la dea potresti pentirti della tua arroganza. -
    - I miei lavori parlano per me, se incontrassi Atena sarei felice di poteri gareggiare con lei per vedere chi è davvero la migliore. -
    La dea della sapienza sentendo ciò si tolse la maschera rivelando chi era di fronte alla stupefatta ragazza.
    - Eccomi qui Aracne! Vuoi ancora sfidarmi? -
    La giovane fece segno di si con la testa, confermando di accettare la sfida. Subito apparve un telaio d'oro di fronte alla dea e le due tessitrici iniziarono il loro lavoro, lavorando senza posa per tre giorni e tre notti.
    Atena rappresentò sulla sua tela con ago e lane variopinte le grandiosità dell'Olimpo e degli immortali, e di come gli dei punivano gli uomini, in particolare lo scontro fra Poseidone e la città di Atene. Mentre la sua rivale raffigurò con colori screziati Zeus e le sue numerose amanti deridendo la vanagloria degli esseri divini.
    La dea vedendo che l'opera della ragazza eguagliava in bellezza la sua fu vinta dalla rabbia e distrusse la tela nemica con telaio e fusi che poi spezzò. Quindi trasformò la fanciulla in un ragno dicendo: - Aracne, tu deridi gli dei per la loro vanità, ma sei così orgogliosa da vantarti di essere superiore a una dea, sebbene mi uguagli nell'arte della tessitura. Per ciò ti condanno a tramare per l'eternità una tela iridescente. -
    E così Aracne continuò a tessere le sue tele bianche per tutta la sua vita, e a tramandare la sua opera ai tuoi discendenti.

    Edited by Xander Ares - 3/8/2021, 11:29
    Last Post by Xander Ares il 13 June 2021
    .
  8. Apollo e Giacinto
    Il dio Apollo era in tempi remoti un grande amico di un giovane di nome Giacinto, figlio del re Amiclo.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 12 June 2021
    Like       0 Comments   17 Views
    .
    Il dio Apollo era in tempi remoti un grande amico di un giovane di nome Giacinto, figlio del re Amiclo. I due amavano sfidarsi nel lancio del disco, inutile dire che entrambi erano dei campioni nell'arte del discobolo, tanto che potevano rivaleggiare con il possente Eracle in tale disciplina.
    Luogo delle loro sfide erano le rive dell'Eurota e proprio lì che, durante un'avvincente sfida, ogni volta che uno lanciava il discobolo, l'altro lo eguagliava, e così lo lanciavano di nuovo con più foga, presto però a causa della tensione Apollo sbagliò nel lanciare il disco che ricadde con violenza sul capo di Giacinto uccidendolo.
    Il dio del sole era disperato dall'aver causato la morte dell'amato amico, con la testa spaccata non poteva resuscitarlo o sarebbe morto di nuovo. Poteva trasformarlo in una stella, ma le stelle scompaiono con l'arrivo del sole.
    Così trasformò il sangue di Giacinto in un fiore delicato dal profumo acuto che nelle primavere avrebbe riempito i prati. Il fiore venne chiamato giacinto così il ricordo dell'amico scomparso divenne immortale.

    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:47
    Last Post by Xander Ares il 12 June 2021
    .
  9. Meleagro e il cinghiale calidonio
    Nell'antica Grecia viveva una donna di nome Altea che aspettava un figlio, ormai prossima alla nascita del figlio le apparvero le tre Parche...

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 19 April 2021
    Like       0 Comments   158 Views
    .
    Nell'antica Grecia viveva una donna di nome Altea che aspettava un figlio, ormai prossima alla nascita del bambino le apparvero le tre Moire, che misero un ciocco di legno nel suo focolare dicendo che la vita del nascituro sarebbe durata quanto quel tizzone.
    Altea spaventata raccontò tutto al suo sposo, il re Aeneo di Calidone, il futuro padre subito si premunì affinché il tizzone fosse custodito con ogni cura.
    Il piccolo così nacque e fu chiamato Meleagro. Il giovane principe crescendo diventò borioso sapendo che finché il tizzone era ben custodito nulla poteva ucciderlo, e con la boria arrivò la noncuranza, infatti trascurò di offrire in dono le primizie dei sui campi ad Artemide. La dea della caccia, arrabbiata per l'offesa, per punirlo inviò a Calidone un selvaggio cinghiale che devastò i solchi e gli alberi dei campi del regno.
    Il giovane Meleagro partì allora coi migliori eroi greci per affrontare la fiera scatenata e riuscì a ucciderla. Tra i tanti cacciatori c'era la bella cacciatrice Atalanta, il principe innamorato offrì la testa del cinghiale all'amata, che, grazie al dono, divenne sua sposa.
    I compagni di caccia furono gelosi di ciò e sfidarono Meleagro in combattimento, ma questi senza colpo ferire gli uccise tutti, inclusi due dei fratelli della madre, Altea, che infuriata si vendicò della loro morte gettando il famoso tizzone nel fuoco.
    Meleagro così, a causa dell'incanto che legava il suo destino a quello del tizzone, quando questo fu incenerito morì divorato da un fuoco interno, pagando per la sua spavalderia.
    Riadattato da un mito greco da Xander Ares

    Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:42
    Last Post by Xander Ares il 19 April 2021
    .
  10. Efesto e il trono d'oro
    Hera diedero alla luce il piccolo Efesto, purtroppo il poverino non era bello come i fratelli, anzi era veramente brutto.

    Tags
    Favole
    Miti Greci
    By Xander Ares il 28 July 2020
    Like       0 Comments   220 Views
    .
    Ci fu un tempo in cui Zeus e sua moglie Era diedero alla luce un figlio, il piccolo Efesto, purtroppo il poverino non era bello come i fratelli, anzi a dire di molti era veramente brutto, tanto brutto che sua madre non sopportando di aver dato la vita a un bambino così brutto lo buttò giù dall'Olimpo.
    Il piccolo cadde per un giorno intero prima di finire nell'oceano, per fortuna le bellissime nereidi vedendolo cadere lo salvarono e lo portarono sull'isola di Lemno.
    A causa della brutta caduta Efesto divenne zoppo e non sarebbe mai riuscito a reggersi in piedi senza l'aiuto di un bastone, due delle nereidi di nome Teti ed Eurinome ne ebbero pietà e che gli diedero in dono una grotta come fucina.
    Da quel giorno passarono nove lunghi anni in cui Efesto studio nelle viscere fumose dell'Etna e nei fuochi nascosti di Lemno l'arte della metallurgia e della fucina dei fabbri. Nove anni in cui non fece altro che battere e plasmare il bronzo, il ferro e i metalli preziosi con l'aiuto dei mostruosi ciclopi. Un giorno però si stanco di vivere sottoterra e decise che sarebbe tornato sull'Olimpo accolto da tutti, ma per fare ciò doveva prima far vedere a Era quanto valeva.
    Allora Efesto usò tutto ciò che aveva imparato per forgiare un enorme trono, tutto d'oro e riccamente decorato che inviò in dono a sua madre, ma appena Era prese posto su di esso mille invisibili fili la immobilizzarono e nessuno tra gli dei dell'Olimpo riuscì a liberarla. Era allora fu costretta a supplicare Efesto di tornare sull'Olimpo per liberarla.
    Riadattato da un mito greco da Xander Ares

    Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 15/10/2021, 18:24
    Last Post by Xander Ares il 28 July 2020
    .