1. Il vasaio
    C'era un vasaio che aveva un crocefisso appeso nella sua bottega e ogni sera prima di andarsene si raccomandava a lui...

    Like       0 Comments   123 Views
    .
    C'era un vasaio che aveva un crocefisso appeso nella sua bottega e ogni sera prima di andarsene si raccomandava a lui perché guardasse le terracotte che lasciava a cuocere nel forno la notte, certo che l'immagine santa avrebbe protetto le sue creazioni.
    Un mattino nell'aprire il forno vide che tutte le terracotte che aveva messo a cuocere si erano andate in malora, questa si era crepato, quella lesionato, quell'altra del tutto rotta e così via.
    Il vasaio tutto arrabbiato e nervoso, iniziò a squadrare con gli occhi rossi il povero crocefisso. Perché non le hai guardate, pensava tra se e se, io ti tengo lassù e ti prego sempre perché tu mi assista ma tu non mi hai fatto venire neanche intuire di cosa stava succedendo, vorrei proprio sapere che cosa ti tengo a fare in bottega. Mentre pensava cresceva in lui la rabbia e incominciò a pensare ad alta voce, alla gente in piazza che ascoltava sembrava che volesse litigare con Gesù in croce.
    - Scendi! - Urlava al crocifisso. - Scendi un po che ti faccio vedere, io ti tengo qui e tu, ingrato, non mi aiuti, scendi, scendi un po che voglio proprio cantartele. -
    Tutti coloro che assistettero alla scena si mi misero a ridere e da quel giorno chiamarono il vasaio col soprannome di Scendiunpo.

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 8/6/2021, 19:39
    Last Post by Xander Ares il 19 May 2021
    .
  2. Il flauto di sorbo
    C'era una volta un pecoraio che si era costruito un flauto di corteccia di sorbo, un flauto dal suono così dolce e sottile che chiunque lo sentiva era obbligato a ballare.

    Like       0 Comments   133 Views
    .
    C'era una volta un pecoraio che si era costruito un flauto di corteccia di sorbo, un flauto dal suono così dolce e sottile che chiunque lo sentiva era obbligato a ballare. Ogni giorno il pecoraio portava le sue greggi al pascolo allegramente suonando, e tutti quelli vedevano le pecore e le capre danzare saltando allegramente sapevano che il pecoraio suonava il suo magico flauto.
    Un giorno mentre guardava le pecore vide passare un tale con un asino carico di vasi di creta. Il pastore riconobbe in lui un noto mariolo e sembrava scendere dal sentiero di una grotta con un frantoio e capì, il lestofante aveva rubato l'olio nascondendolo nei vasi di creta e decise di dargli una lezione.
    Il pecoraio suonò il suo flauto e l'asino cominciò a ballare saltando come un indemoniato mentre il mariolo gli correva dietro cercando di calmarlo. Ma il somaro era di solito calmo e il ladruncolo capì che le lunghe orecchie del ciuccio sentivano il flauto del pecoraio che chissà dov'era e incominciò a urlare supplicante: – Pecoraio non suonare il flauto, per favore sta zitto, altrimenti tutti i vasi mi romperai. -
    Il pastore però fece orecchie da mercante e i vasi finirono tutti in frantumi e l'olio rubato per terra.
    Il mariolo se legò al dito e il giorno dopo raccolse tutti i cocci rotti che trovava con cui riempi i resti dei vasi, ma poiché non ci entravano tutti prese anche il suo vaso da notte e lo riempì. Col somaro carico di cocci andò in tribunale e sporse querela al pecoraio dicendo che aveva rotto il suo carico vasi.
    Il giudice fu costretto a chiamare il pecoraio.
    – Che cosa hai fatto ieri a quest'uomo? – Chiese.
    – Nulla, mentre stavo a guardar le pecore ieri l'ho visto solo passare a cento braccia da me. -
    - E allora perché il suo asino si è messo a ballare? -
    - Gli sarà stato morso da un ragno taranta e si sarà messo a ballare la tarantella. -
    - Non è vero! - Urlò il mariolo. - Ha usato il suo flauto di sorbo per far ballare il mio asinello! -
    – E va bene. – Disse il giudice irritato dalle sue risposte. – Domani presentarti vicino al ruscello e vedremo se hai fatto qualcosa!
    Il giorno dopo il pecoraio si presentò al ruscello con le sue pecore e le capre.
    Il giudice era con il mariolo e l'asino carico di cocci, vedendolo gli disse: - Vai a cento braccia di distanza e suona il tuo piffero, se il somarello ballerà sei colpevole, se no sei innocente. -
    Il magistrato vide il pastore allontanarsi e mettersi a suonare il flauto così piano che solo le pecore e le capre vicino sentirono la musica e si misero a ballare. Il giudice osservava attento il pecoraio suonare il flauto e capre e pecore danzare, mentre l'asino rimaneva più fermo di una statua.
    - Basta così! Torna qui! - Ordinò il magistrato, e quando il pecoraio tornò il giudice domandò al mariolo: – Come hai detto che è andata la faccenda dei vasi rotti? Suonava il flauto mentre vicino a te? –
    – Era lontan...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 12 May 2021
    .
  3. La rapina
    Un carretto andava verso la campagna con a bordo marito e moglie, quando da dietro alcune sterpaglie sul bordo della strada, sbucarono fuori due brutti ceffi armati.

    Like       0 Comments   129 Views
    .
    Un carretto tirato da un asinello andava verso la campagna con a bordo due persone, marito e moglie, quando da dietro alcune sterpaglie sul bordo della strada, sbucarono fuori due brutti ceffi armati che fermarono i viaggiatori. Erano dei famosi briganti che puntando le armi verso i due dissero: - O la borsa o la vita! -
    Il marito, inizialmente era sbiancato a vedere i due, ma sentendo le loro parole si calmò e disse sottovoce alla moglie: - Vita mia che spavento mi son preso, meno male! Come ci è venuta, credevo peggio: vogliono te e io temevo volessero i soldi, beh scendi! -

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:31
    Last Post by Xander Ares il 10 May 2021
    .
  4. La potatura
    Anni fa un bracciante venne incaricato di potare la vigna di un ricco signore. Poiché il lavoro era tanto chiamò a dargli una mano il suo compare sempre in cerca di lavoro.

    Like       0 Comments   130 Views
    .
    Anni fa un bracciante venne incaricato di potare la vigna di un ricco signore. Poiché il lavoro era tanto chiamò a dargli una mano il suo compare sempre in cerca di lavoro.
    Il compare era titubante di prendere un simile incarico senza mettersi prima d'accordo con il proprietario dello vigna, ma il bracciante lo convinse affermando sicuro che il padrone della vigna non avrebbe certo negato di pagargli il giusta per la giornata di lavoro, perché molto ricco.
    Così i due si misero di gran lena al lavoro e sudando sette camicie presto potarono più di metà della vigna, ma mentre stavano ancora potando arrivo un uomo urlando: - Che cosa state facendo alla mia vigna? -
    Sorpresi dall'arrivo l'uomo scoprirono che avevano sbagliato campagna e stavano potando la vigna di qualcun altro. Capendo il pasticcio il compare guardò il bracciante e disse: - E ora chi mi paga la giornata? -

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:34
    Last Post by Xander Ares il 6 May 2021
    .
  5. I fioroni
    C'era una volta un fruttivendolo che aveva un negozietto sulla via principale del paese, era un uomo semplice che non era mai andato a scuola e non sapeva neanche leggere.

    Like       0 Comments   137 Views
    .
    C'era una volta un fruttivendolo che aveva un negozietto sulla via principale del paese, era un uomo semplice che non era mai andato a scuola e non sapeva neanche leggere.
    Spesso i bambini andavano da lui a sbrigare commissioni per le loro mamme, ma quando si vedeva tirare fuori i fogli con la lista delle cose da comprare incominciava ad arrovellarsi il cervello, perché non voleva far vedere che un ignorante. Allora imbrogliava il bambino di turno dicendo: - Che vuoi con questa carta? Non vedi che devo sbrigarmi che è pieno di gente? Invece di ingombrarmi le mani leggimela tu mentre io scelgo la roba! -
    Un giorno però entrò una straniera vestita da gran signora che chiese: - Buon'uomo desidero acquistare un chilo di fioroni. -
    Poiché parlava solo in dialetto, il fruttivendolo non conosceva bene l'italiano e non aveva mai sentito il termine fioroni, non sapendo che erano i fichi si fermò un momento per cercare di capire cosa voleva, poi con fare risoluto si armò di pazienza e si mise a staccare i fiori di zucca uno a uno per metterli sulla bilancia.
    Quando la donna vide che l'uomo invece di servirla si era messo a fare altre cose e iniziò a lamentarsi che andava di fretta.
    - Un po di pazienza signora, queste sono cose fastidiose. - Rispose lui senza smettere di lavorare. Quando arrivò a un chilo, mise i fiori di zucca in una busta di carta e glieli porse.
    La signora allora lo guardò meravigliata e giustamente disse: - Io però non volevo questi fiori di zucca, le avevo chiesto un chilo di fioroni! -
    Allora lui domandò: - Non sono questi i fioroni? E che sono? -
    La donna allora indicò la cassetta dei fichi che erano proprio davanti al fruttivendolo, lui li guardò come volesse tirarseli a dosso da solo e arrossendo come un peperone dall'imbarazzo disse: - Allora signora mia, la prossima volta, dica fracazzani! -

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 31/10/2021, 17:14
    Last Post by Xander Ares il 3 May 2021
    .
  6. Il Re dei Rospi

    Tags
    Humour
    Racconti
    By Xander Ares il 26 Mar. 2021
    Like       0 Comments   95 Views
    .
    Kenduro camminava con il sole ormai quasi scomparso dietro la linea dell'orizzonte, stava ritornando dalla baraccopoli di Kazzandra, quando all'ingresso di San Pietro Verace trovò la strada del suo cammino bloccata da due bestioni armati di lunghe alabarde di metallo dorato. Le lame d'oro lucente balenarono incrociandosi per sbarrare la strada.
    - Questa città è ora sotto il dominio del potente Re dei Rospi. - Tuonò uno dei mastodontici guardiani. - Per suo volere l'accesso a San Pietro Verace è proibito a tutti gli juventini. Tifi tu forse per i bianconeri ? -
    Vedendo le lame avvicinarsi al suo collo Ken mentì spudoratamente. - Chi io ? Per carità sono... interista, si, si sono interista. -
    - Ah si ? - Disse poco convinta l'altra guardia. - Allora dimmi chi era la riserva del terzino destro nel 1998. -
    - Abl'lallala... - Disse Ken inventando di sana pianta, o per meglio dire emettendo suoni disarticolati. La guardia presa in contropiede sussurrò al compagno: - E' giusto? -
    - Boh! Che cacchio ne so, io tifo per il Napoli. -
    - D'accordo per stavolta ti facciamo passare, la natura è già abbastanza crudele con voi interisti perché si possa infierire. -
    Così Kage no Ken entrò nella città dove gli uomini del Re dei Rospi spingevano la gente verso le piazze, ed proprio in una di queste che Kenduro vide file di persone obbligate a farsi tatuare sul braccio il diavoletto rosso nero quale marchio del loro nuovo signore. Tra tutti notò un volto femminile che ben conosceva, una ragazza dai profondi occhi neri e i lunghi capelli castani, era la sua amata Giulietta. La fanciulla con indosso una minigonna inguinale e un top ultra-sexy nei colori pastello si avvicinò al tatuatore chiedendo: - Senti invece del braccio non potresti farmelo in una zona più intima, così è più sexy se me ne spunta fuori la testa dai pantaloni a vita bassa, sarebbe così spiritoso... -
    - Ma certo... - Rispose pronto l'artista con la bava alla bocca. Kenduro vedendo la scena si precipitò addosso all'uomo urlando: - Noooooooooooh! - E riempiendolo d'una ripetizione infinita di pugni al volto. - La mia Giulietta no, se deve tatuarsi qualcosa si tatuerà una zebra. -
    La ragazza sospirò irritata: - Ma sentilo! Non è geloso che qualcuno metta mano alle mie zone intime, nooo! Lui è preoccupato che mi tatuino la mascotte di una squadra che non è la Juve. -
    - Beh, è allora! Il calcio è una fede inviolabile. - Disse lui sporco del sangue del tatuatore.
    - Tu vuoi più bene a me o alla Juve ? - Chiese incazzata la fanciulla.
    - Che domande, la Juventus è logico. -
    E lei lo massacrò di calci e pugni per poi ricomporsi e dire: - Non chiederti poi perché non te la do. Ma perché invece di te non mi viene dietro qualche supereroe tipo Deep Dark, almeno lui non segue il calcio e così perlomeno si concluderebbe qualcosa. -
    In quel momento i guerrieri in piazza alzarono le loro armi al cielo e presero a ...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 26 Mar. 2021
    .
  7. La prigione di Kazzandra

    Tags
    Humour
    Racconti
    By Xander Ares il 14 Mar. 2021
    Like       0 Comments   93 Views
    .
    Nelle campagne di San Pietro Verace il sole tramontava mentre la magra figura di Kage No Ken si stagliava contro la purpurea luce solare, avvolta in un accappatoio rosa shocking rubato a sua madre per usarlo a modo di mantello da viaggio. Era alla ricerca della leggendaria Kazzandra, la baraccopoli usata da barboni e clandestini come alloggio di fortuna, un semplice mito secondo le forze dell'ordine che per anni l'avevano cercata senza mai trovarla. Kenduro però era guidato ad essa dal destino dell'Hishiso? perchè secondo delle voci era lì che era prigioniero Toni, suo fratello di sangue, e l'amico d'un tempo poteva presto trasformarsi in un rivale nella lotta alla successione della scuola della sacra tecnica del feroce rospo balzante. Due ehm... "informatrici", raccolte sulla tangenziale per 100 euro, gli rivelarono che Toni era prigioniero a Kazzandra e che la baraccopoli prosperava nascosta da una discarica abusiva ad est.
    Dopo una lunga ricerca durata... 12 minuti più o meno, Ken si trovava di fronte al puzzolente immondezzaio dove notò subito dei bidoni di rifiuti radioattivi ed esclamò :- Cazzo! E ti pareva a casa ho trecento tute anti-radiazioni e una volta che possono servire non ne prendo neanche una. -
    Con un travaso di bile l'eroe iniziò ad avanzare tra i rifiuti fino a vedere spuntare tra le collinette di spazzatura le baracche create con materiali di fortuna. Prima ancora che potesse raggiungerle due alte figure gli sbarrarono il passaggio, erano due giganti dalla pelle scura e il fisico degno di un culturista, ma erano vestiti e truccati da donne, non c'era dubbio erano due trans brasiliani.
    - Ehi cicci! - disse una... uno di loro. - Se vuoi entrare a Kazzandra te lo scordi, noi siamo le guardiane della città ed abbiamo il compito di allontanare gli estranei. Io sono Jessicha. -
    - Ed io Pamelha, perciò smamma carino. -
    Kenduro le guardò un attimo e disse - E come allontanate gli estranei, spaventandoli con il vostro brutto muso? -
    - Maleducato! Chi disprezza compra sai? Comunque se proprio vuoi saperlo io sono maestra nella tecnica della graffiata felina della trans incazzata. -
    - E quella la chiami una tecnica. - Sbuffò l'altra/o. - La mia è una tecnica, sono padrona dello schiaffetto della battona non pagata. -
    L'eroe le guardò divertito e con aria di sfida parlò - Oh, ma che paura! Sono delle tecniche terribili, come farò a sopravvivere? Penso che andrò a nascondermi a casa. -
    - Il morettino ci sfotte o sbaglio Jessicha? -
    - Non sbagli, trucidiamolo. -
    e così Kenduro fu usato come un punchiball dalle due fino ad avere il volto ridotto a un livido, allora le due si calmarono e si guardarono le mani. -
    - Oh no, mi si è spezzata un'unghia. -
    - Anche a me, così combinate non possiamo più combattere. Straniero hai dimostrato la potenza della tua tecnica superiore, ti faremo entrare a Kazzandra. -
    Il demente di fine millennio sol...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 14 Mar. 2021
    .
  8. Il fratello del demente di fine millenio

    Tags
    Humour
    Racconti
    By Xander Ares il 22 Dec. 2020
    Like       1 Comments   101 Views
    .
    All'inizio di questo millennio la razza umana beh! Si... insomma stava benino, la Terra era un pochetto inquinata ma c'è una colf che deve venire martedì che dicono faccia miracoli con un mocio vileda e un paio di colpi di ferro da stiro. Naturalmente tutto ciò non esaltava certo Kenduro Kazzua alias Kage no Ken, che credendo nell'inevitabile olocausto nucleare prima della fine del XX secolo aveva investito tutti i suoi soldi in tute anti-radiazioni guadagnandosi il soprannome di Demente di Fine Millennio. Stava rimuginando su ciò quando i suoi sensi allenati dalla sacra tecnica del "feroce rospo balzante assassino ingroppato dal tenero panda sterminatore di uomini" lo avvertirono delle presenza di un pericolo imminente e di tre fighe che passavano dietro di lui.
    Voltandosi di scatto per godersi il lato B delle ragazze si beccò in piena faccia una fumante merdaccia canina scoprendo così qual'era l'imminente pericolo. Alla prima defecazione animale ne seguirono altre, tutte lanciate da due mocciosi che urlavano - Kage no ken, ma fai kagar? -
    Kenduro dovette trattenersi notevolmente per non massacrare di botte i due ragazzini, poi si accorse di una cosa, i loro occhi erano vuoti e cosa ancora più enigmatica indossavano delle t-shirt con su scritto "Sono sotto controllo mentale chiedimi come diventarlo anche tu".
    Deciso a scoprire la verità il Demente di fine Millennio decise di premere il punto di pressione segreto sulla fronte di uno dei due piccoli per spingerlo a rivelargli tutto, ma al primo tocco dell'indice al bambino caddero tutti i capelli.
    - Ooops! Ho sbagliato punto di pressione, vabbè non fa niente tanto tra una ventina d'anni dovevi perdere comunque i capelli. - Così dicendo riprovò di nuovo azzeccando per puro caso il punto e il bambino iniziò a parlare - Benvenuto nel fantastico mondo del controllo mentale, questa è una registrazione ipnotica, se siete interessati a parlare con un nostro operatore chiamate il 555-SERPE, se invece volete maggiori informazioni subito date un calcio nelle palle al soggetto sotto controllo, se avete davanti a voi il modello femminile tastategli le tette.-
    - Merda! - Esclamò Kenduro. - Perché non mi hanno mandato contro un bel modello femminile full-optional, sesta di reggiseno? D'altronde era logico che non usassero un simile modello, questi me li ha inviati contro Serpe, quel pidocchioso di mio fratello. -
    Così dicendo l'erede della tecnica del feroce rospo balzante (e che credevate che ripetessi di nuovo tutta la cantilena?) estrasse il cellulare e chiamò casa. -Ehi Ma', dund'è sta fratima? Allo Juve Club! No niente devo solo chiedergli una cosa, ma tene lu telefonino spientu. Come?... Si certo la pasta e pasuli per pranzo mi ae. Si ciao. -
    Ora che aveva scoperto dove si trovava il suo nemico era pronto ad affrontarlo a viso aperto.
    Al suo ingresso nello Juve Club tutti i presenti sparirono per sfuggi...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 12 Jan. 2021
    .
  9. Il cancello del vecchio cimitero
    Una notte buia di novembre a un appuntato fu affidato il compito di pattugliare l'area in cui sorgeva il vecchio cimitero del paese.

    Like       1 Comments   142 Views
    .
    Una notte buia di novembre a un appuntato fu affidato il compito di pattugliare l'area in cui sorgeva il vecchio cimitero del paese.
    L'appuntato era un uomo che si era sempre vantato di essere ateo e non credere nell'aldilà perciò di camminare intorno al fatiscente camposanto gli era indifferente, perché non credeva ai fuochi fatui, ai fantasmi, gli spettri e quant'altro.
    Mentre faceva il suo giro si avvicinò al luogo dal vialetto che veniva dalle campagne, quando notò che i cancelli del cimitero erano aperti e udì un fruscio nell'oscurità. All'improvviso vide una massa informe bianca muoversi rapido verso di lui, non era sicuro di cosa era a causa della poca luce, ma non vedeva alcun piede o zampa e sembrava fluttuare nell'aria. Preso dal panico, estrasse la pistola e sparò alcuni colpi contro di essa.
    Il giorno dopo il custode del cimitero scoprì di essersi dimenticato il cancello aperto e sul vialetto che veniva dalle campagne l'appuntato morto con la pistola in una mano e la mano stretta al cuore.
    Il poveretto aveva subito un grave attacco di cuore ed era crollato a terra, accanto a una vecchia busta di plastica bianca svolazzante nonostante dei fori di proiettile.
    di Xander Ares

    « Precedente | Storie di Halloween | Prossimo »
    Lista dei racconti | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 1/11/2021, 18:17
    Last Post by Xander Ares il 31 Oct. 2020
    .
  10. La bambola stregata
    Dolly era una ragazzina che amava moltissimo le bambole e aveva una vasta collezione di una vari tipi di bambole a casa...

    Like       1 Comments   137 Views
    .
    Dolly era una ragazzina che amava moltissimo le bambole e aveva una vasta collezione di una vari tipi di bambole a casa. Aveva bambole di porcellana, bambole di pezza, matriosche, burattini e ogni tipo di bambola che si potesse immaginare.
    Una simile collezione sarebbe stata impossibile se non avesse avuto l'abitudine di frequentare i mercatini, è fu proprio in un mercatino che vide la bambola bella che avesse vista, neri e lucenti capelli fatti di seta come anche i suoi vestiti, pelle luminosa e liscia come la porcellana, ma così morbida al tatto che ci si chiedeva di quale materiale fosse fatta, occhi di vetro finemente lavorati con splendide pietre verdi incastonate a formare l'iride.
    Il proprietario della bancarella vedendo Dolly così interessata non poté fare a meno di parlare.
    - È meglio piccola se non ti innamori troppo di quella bambola. -
    - Perché? È molto cara? -
    - No, anzi non costa molto. Vedi si dice che questa bambola sia stata creata da una strega per contenere la sua anima dopo la sua morte, da allora la strega vive attraverso la bambola. Forse è solo una leggenda, ma chiunque ha comprato la bambola dopo poco tempo ha voluto sbarazzarsene, io posso assicurarti che me l'hanno già riportata indietro tre volte dopo averla comprata. -
    Dolly fu molto colpita dalla storia, ma la bambola era così bella che non poteva lasciarla andare, dopo aver insistito a lungo il proprietario glielo ha venduta con riluttanza.
    Con la bambola alta quasi un metro tra le braccia Dolly non se la sentiva di continuare a girare per il mercatino e decise di tornare a casa. Quando arrivò il lungo corridoio che portava all'ascensore era stranamente buio visto il sole che c'era fuori. La giovane lo attraverso lentamente mentre gli sembrava più lungo del solito. Una volta salita in ascensore e le porte si chiusero dietro di lei, ma l'ascensore non si mosse mentre la luce tremolava. Dolly suggestionata dalla leggenda della ragazza iniziò a chiedersi se non fosse a causa della strega. All'improvviso la bambola si mosse, girò i suoi occhi verdi scintillanti verso di lei e aprì la bocca mentre una voce antica risuonò nell'aria.
    - Idiota, se non premi il pulsante l'ascensore non partirà mai! Ahh questi giovani sempre con la testa per aria! -
    La bambola aveva l'anima e la lingua biforcuta della strega, per questo quando qualcuno lo scopriva cercava di sbarazzarsene.
    di Xander Ares

    « Precedente | Storie di Halloween...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 31 Oct. 2020
    .