1. Il fantasma della contessa
    Tre ladri entrano in una villa da svaligiare, ma c'è qualcun'altro nella dimora...

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    La notte della vigilia di Natale il conte ogni anno usciva con tutta la famiglia per recarsi alla tradizionale messa di Natale accompagnati dalla servitù della sua villa al gran completo.
    Tre ladri approfittarono di questa abitudine per aprire la porta con un mazzo di chiavi false nella casa vuota del nobile. I malandrini erano intenzionati a far man bassa del vasellame e dell’argenteria, così muniti di lanterne cieche erano intenti a rovistare nei mobili, quando sentirono aprirsi lentamente una porta cigolante.
    Passi pesanti venivano dal piano di sopra, ma non ci doveva essere nessuno in casa.
    Il rumore si avvicinava riecheggiando dalle scale, i tre si avvicinarono a esse per afferrare e legare chiunque fosse.
    Una bianca figura spettrale che scendeva le scale con incedere lento e solenne, apparve agli occhi dei ladri esterrefatti, questi puntarono allora le loro lanterne verso la figura illuminando un volto antico e cadaverico che vedendoli prese a urlare mentre la sua massa biancastra iniziò ad agitarsi caoticamente.
    - Un fantasma! - urlarono i ladri terrorizzati. Uno dei malviventi si afflosciò contro la parete svenendo dal terrore mentre gli altri due, abbandonati i sacchi con tutta la refurtiva, furono lesti a darsela a gambe fuggendo dalla finestra.
    Il fantasma però non era altri che l’ottantacinquenne madre del conte, rimasta a casa perché malata. Svegliata dallo strano scalpiccio e dal sommesso bisbigliare s'era alzata per vedere chi era ammantandosi nel lenzuolo dalla testa ai piedi per non prendere freddo. Quando la donna vide i ladri si era semplicemente messa a urlare e agitare le braccia sotto le lenzuola.
    di Xander Ares

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    Last Post by Terry65 il 11 Nov. 2020
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  2. Giannino e l'angelo
    C'era una volta un vecchio che si chiamava Giannino e credeva che quando la gente muore aveva bisogno di soldi per andare in paradiso.

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    C'era una volta un vecchio che si chiamava Giannino e credeva che quando la gente muore aveva bisogno di soldi per andare in paradiso.
    Una sera, Giannino si era vantato con gli amici di avere un baule pieno di soldi e che era pronto per andare in paradiso, non sapendo che dei ladri l'avevano sentito.
    Quella sera, quando tornò a casa sentì una voce che veniva dal camino e diceva - Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -
    E d'un tratto il vecchio Giannino vide calare giù dal camino una corda, pensando che fosse la voce di una angelo subito legò la corda al pesante baule pronto ad andare in paradiso. Il baule prese a salire in un lampo, ma la corda non scese più giù, lasciando a terra Giannino e l'angelo non si sentì più.
    Dopo un po di tempo, Giannino riuscì a riempire un altro baule pieno di soldi e se ne vantò di nuovo con gli amici.
    Quella sera sentì di nuovo una voce che diceva - Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -
    E Giannino disse - Ah angeli del cielo, dite a Gesù, che se m'avete presso per fesso una volta, mo non mi pigliate più. -
    I ladri scapparono e non tornarono più.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

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    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:36
    Last Post by Xander Ares il 10 Aug. 2020
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  3. Le tre capre
    C'erano tre sorelle belle ma stupide e sgarbate come capre perciò non trovavano marito.

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    C'erano una volta tre sorelle che pur essendo di bell'aspetto non trovavano marito, perché erano tutte e tre con poco sale in zucca, di modi rozzi, sempre pronte ad urlar per niente e ad irritarsi per un nonnulla proprio come le capre e perciò in paese tutti le chiamavano scherzosamente le tre capre.
    Un giorno in paese arrivò un giovanotto e la madre delle tre capre pensò che fosse una fortuna, non essendo del paese lui non poteva sapere come fossero stolte le sue tre figlie e decise di farlo entrare in casa invitandolo a mangiare per vedere se lo convinceva a fidanzarsi con una delle tre.
    La madre prima che arrivasse il giovanotto vietò alle sue tre figlie di parlare finché c'era il loro ospite, perché se no avrebbe scoperto che erano una più capra della altra.
    Arrivata la sera il giovanotto arrivò a casa loro e si sedette davanti alle tre sorelle che lavoravano a maglia e ricamavano.
    Sul fuoco del camino si trovava un enorme pentolone pieno d'acqua che ormai stava bollendo, così una delle tre sorelle disse: - Naah, l'acqua sta bollendo cala i maccheroni! - La seconda sorella, che stava ricamando sentendola disse - In tempo, tempo! -
    La terza sorella allora la rimbeccò urlando - Stai zitta! Se no ci sente il giovanotto... Me, calali adesso! - L'altra si girò e rispose petulante - La mamma a detto di non parlare e tu l'hai fatto! -
    Il giovanotto allora pensò tra se e se "Ma guarda in mezzo a che capre sono capitato" e come il vento se ne andò via.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

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    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:52
    Last Post by Xander Ares il 2 Aug. 2020
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  4. Il colloquio
    Vi viene proposto un impiego nella città di Gulgalta, il luogo in cui non riposano i morti

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    Horror
    Humour
    Racconti
    By Xander Ares il 10 July 2020
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    Al giungere della metà della mia vita mi ritrovai nella città dei morti dove ogni speranza era perduta e l'oblio era l'unico conforto.
    Fu strano come ci arrivai in fondo non era avvenuto chissà quale evento incredibile o straordinario, ero solo un precario che aveva trovato un'offerta di lavoro a tempo determinato in un sito web di annunci gratuiti.
    Dovevo recarmi in una cittadina con uscita al terzo km della superstrada, una città così piccola da non essere riportata neanche sulle carte stradali, o almeno era questo che credevo.
    Il cartello di benvenuto nella città riportava: "Siete entrati nel centro abitato di Gulgalta Il luogo in cui non riposano i morti". Da prima pensai a un'errore o una battuta di humour macabro da parte dei responsabili del comune, ma presto notai le differenze rispetto a ogni altra città avessi mai visto; ogni singolo albero della città era marcio, le case piene di crepe sembravo essere pronte a crollare da un momento all'altro e gli abitanti avevano tutti un incarnato pallido con occhi spenti e incavati.
    Decisamente un luogo che mi stava mettendo la pelle d'oca addosso. Arrivai davanti all'indirizzo inviatomi per il colloquio, via dei crisantemi n.13, era un palazzo barocco ricoperto da una patina nera dai fumi di scarico delle auto che passavano lungo la strada, evidentemente non era stato pulito il suo prospetto da diversi decenni.
    Mi fecero accomodare in una stanzetta angusta su di un divanetto malridotto ad attendere di essere chiamato, dopo quasi mezzora fui accompagnato in un ufficio dove fui presentato al selezionatore, era un ometto strano di corporatura mingherlina con la pelle ricoperta da macchie rossastre.
    - Signor Rossi, purtroppo non ho molto tempo da dedicarle perciò cercherò di venire subito al punto, lei ha le qualifiche necessarie per questo lavoro, ma vede ci sono altri fattori da considerare. Vede è necessario che il selezionato si trasferisca in questa città per tutta la durata del contratto di lavoro, ovvero sei mesi. -
    - Si, certo me ne rendo conto. - Risposi con calma - Infatti sono disposto a trasferirmi. -
    - Lei però si è accorto che questa non è una città come tutte le altre? -
    Un attimo di silenzio e imbarazzo attraverso la stanza quando l'ometto mi diede un'occhiata ammiccante e riprese a parlare: - Capisco che qualche sospetto lo aveva, probabilmente aveva imputato lo strano colorito degli abitanti a qualche forma d'inquinamento. La realtà dei fatti purtroppo è meno semplice e molto meno credibile. Mi dica lei crede nell'aldilà? -
    - Credo di si, la mia formazione è stata di stampo cattolico. -
    - E crede anche nell'inferno? -
    Per un attimo fui come congelato dalla sua domanda, non capendo se stesse scherzando o meno. - Scusi vorrà mica darmi a intendere che questa città è l'Inferno? -
    L'ometto spense la sua sigaretta con una calma snervante. - Certo che no. Questa città non è esattamente ...

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    Last Post by Xander Ares il 10 July 2020
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  5. Buon vicinato
    L'errore nel non pensare che un'idea ti si possa ritorcere contro

    Tags
    Humour
    Racconti
    By Xander Ares il 7 July 2020
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    Da ragazzi ci insegnano che nessun uomo è un'isola, ma la vita ci svela spesso che siamo tutti delle isole irraggiungibili dietro le alte mura delle maschere che indossiamo. Nel mio caso però fu la morte a rivelarmelo nell'ottobre del 2005 quando vivevo nella ridente città di Meridian.
    Tutto ebbe inizio con il mio suicidio, non vi starò ad annoiare sul perché abbia fatto una cosa del genere o come mi sia venuta in mente di farla, ai fini del mio racconto basti sapere che è una di quelle cose che ti capita quasi senza accorgertene, anche se spesso a guardare bene avevi già preso quella strada da molto.
    In quel periodo mio marito era in viaggio per lavoro e non avendo figli o parenti in casa decisi di agire in modo plateale così che non ci sarebbe stato il pericolo che il cadavere putrefatto fosse la grande sorpresa al rientro di mio marito. Nel mio giardino c'è un alto albero che da sulla strada così nottetempo salì su di esso e legai una corda al ramo più robusto, mi strinsi intorno al collo quello che ritenni un robusto cappio e mi buttai giù, ma dovevo aver sbagliato qualcosa, infatti invece di morire per strangolamento mi si spezzò il collo uccidendomi sul colpo. Da un certo punto di vista forse fui anche fortunata perché così soffrì molto meno del previsto.
    Non fu purtroppo l'unica previsione che sbagliai, infatti al giungere del mattino i miei vicini mi avrebbero dovuto trovare e chiamare le autorità perché si occupassero dei miei resti mortali, invece visto l'avvicinarsi della notte di Halloween pensarono che avessi piazzato in giardino una decorazione di cattivo gusto.
    Ero lì appesa a un ramo mentre le mie vicine mi guardavano indignate e i ragazzi estasiati dal cruento spettacolo gratuito, dire che ero allibita era poco. Vivevo in quel quartiere da undici anni e nessuno riusciva a distinguere la differenza tra il mio cadavere e un manichino di plastica, una cosa inaudita.
    Comunque sia arrivò mezzogiorno e un corvo iniziò a beccarmi il viso dilaniandolo, non era certo ciò che auguravo a me stessa, ma ero felice perché così i miei vicini si sarebbero accorti che non ero un manichino. Fu però una speranza vana, infatti i pochi che si accorsero del volatile risero della sua stupidità nel beccare quello che per loro era un pezzo di plastica. A onor del vero comunque devo ammettere che non tutti pensassero che fossi di plastica, sentì distintamente un paio di vecchietti dire che dovevo essere fatta con legno e vecchi stracci come si usava una volta, dove però ci fosse stata tale usanza non l'ho mai saputo.
    Il sole tramontò alla fine su quella giornata lasciando il posto alla notte, non erano neanche le nove quando il nodo della corda si sciolse dimostrando la mia scarsa abilità nel realizzare cappi. Così il mio cadavere cadde al suolo davanti a tre liceali che chiacchieravano, di certo ora si sarebbero accorti che non ero un manichino, almeno così pensai finché non mi accorsi che erano ubriachi e deside...

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    Last Post by Xander Ares il 25 July 2020
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