1. Dodici briganti e un tesoro
    C'era una volta un uomo molto ricco, che si accorse che il lusso e gli agi non gli davano felicità...

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    By Xander Ares il 21 Aug. 2021
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    C'era una volta un uomo molto ricco, che si accorse che il lusso e gli agi non gli davano felicità, invece gli alberi, il canto degli uccellini e il mormorio dei ruscelli allietavano il suo cuore. Quindi regalò tutte le sue ricchezze e poveri e andò a fare l'eremita in una casetta nei boschi.
    Un giorno preso una brocca e s'era messo a cercare un po' d'acqua fresca di sorgente e risalì un ruscello finché scorse una radura. Li trovò una sorgente d'acqua limpidissima e subito immerse la brocca, mentre la riempiva, notò una pianta dei bellissimi fiori.
    Rapito dalla loro bellezza decise di prendere la pianta con tutte le radici per trapiantarla davanti alla sua casetta e godere sempre della vista dei fiori. Si mise così di buona lena a delicatamente rimuovere la pianta, mentre scavava la terra con le mani scoprì che i fiori nascondevano una piccola fossa piena di monete d'argento.
    L'eremita vedendo le monete ne fu disgustato, erano solo false ricchezze per lui, come quelle che in passato gli avevano tolto la felicità, perciò ricoprì la fossa di terra e tornò felice alla sua casetta.
    Qualche notte dopo fu svegliato dal sonno improvviso, qualcuno bussava alla sua porta, incuriosito si chiese chi potesse essere a quell'ora e aprì. Dodici briganti armati di coltellacci lo afferrarono e entrarono nella casetta.
    – Cosa volete? - chiese l'eremita - Non ho ricchezze che vi possano interessare. -
    Il capo dei briganti sentendo così disse: - Ah, si! Allora vorrà dire che ci accontenteremo di prendere la tua vita. -
    L'eremita impaurito si ricordò delle monete d'argento e disse: - Aspettate! Non ho denaro con me, ma vi porterò dove potrete trovarne. -
    Il mattino dopo li accompagnò alla sorgente, rimossa la terra mostrò il prezioso tesoro che uscivano dal suolo.
    I furfanti subito si misero a scavare per togliere le monete da lì, e così le ammucchiarono per ore finché non gli venne fame e pensarono che era ora di mangiare qualcosa.
    Il capo dei briganti allora scelse sei di loro perché andassero in paese a comprare pane, sarde, ricotta forte e del buon vino. Si sa però che tra ladri non c'è onore, e così i criminali che andarono in paese, lungo la strada iniziarono a discutere tra di loro.
    - Se fossimo solo in sei il tesoro andrebbe diviso in solo sei parti invece che dodici. -
    - E' vero, ma come possiamo fare a liberarci degli altri? -
    - Mettiamo del veleno nel cibo che gli portiamo, così moriranno tutti. -
    -Si mettiamo nella ricotta forte, così non sentiranno il sapore. -
    E così i sei comprarono anche del veleno e lo misero nella ricotta forte, intanto il capo dei banditi riunì a quelli che erano rimasti alla sorgente e disse: – Appena tornano gli altri uccidiamoli, così divideremo le monete solo tra noi. -
    - Capo, però non sarà facile ucciderli. -
    - Ti sbagli, avranno le mani impicciate col cibo, e noi gli avvicineremo facendo finta di niente, per acc...

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    Last Post by Xander Ares il 21 Aug. 2021
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  2. Le gatte macare
    C'era una volta un contadino che tutti giorni andava in campagna a cavallo del suo asinello con la zappa in spalla...

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    By Xander Ares il 19 Aug. 2021
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    C'era una volta un contadino che tutti giorni andava in campagna a cavallo del suo asinello con la zappa in spalla. Una sera mentre ritornava a casa, fu travolto dal maltempo. Vento, fulmini e gocce di pioggia grandi come olive gli impedivano di proseguire, perciò si mise a cercare in rifugio lì in campagna e così si trovò una vecchia pagghiara. Tutto infreddolito accese un gran bel fuoco e si sedette a scaldarsi.
    Il calore del focolare gli stava ridando forza quando notò entrare un gatto nero che zitto zitto si mise accanto al contadino a riscaldarsi, poco dopo ne entrò un altro, poi un altro ancora e così continuarono finché furono sette i gatti intorno al fuoco.
    Presto l'uomo si accorse che il tempo si era rasserenato, e così si preparò a correre per tornare in paese, prima che il tempo potesse cambiare di nuovo.
    Mentre si stava girando per andarsene vide che i gatti si erano trasformati in sette macare dai capelli scarmigliati e le vestiti sbrindellate, erano le figlie della notte e seguaci diavolo che danzavano quando il diluvia e c'è temporale. Il pover uomo riconoscendole si impaurì molto e voleva scapparsene a casa sua, ma le megere gli strinsero intorno bloccandogli ogni via fuga.
    Fu allora che la più vecchia, con un sorriso che aveva un solo dente, gli disse: - Vuoi fare un ballo con me? -
    - No, non posso devo tornare a casa, - rispose l'uomo, - e poi anche volendo non so ballare. -
    - Oh, che vergogna, così grande e non sa ballare. - disse una macarà con solo un occhio.
    - Non ti preoccupare, ti insegniamo noi a ballare. - ribatte un altra che aveva in capo solo tre ciocche di capelli.
    - Su non farti pregare, - riprese la più vecchia, - facci ballare un po' e poi potrai tornare a casa. -
    Insomma tanto fecero e tanto dissero che il contadino non sapeva più come rifiutare e iniziò a ballare con quella che aveva solo un dente. Ballarono come ossessi che quasi l'uomo non riusciva a respirare e quando la macarà su stanca, quella con un occhio solo si fece avanti: - Ora tocca a me ballare una pizzica. -
    Senza dare all'uomo il tempo di risponderle subito continuarono a ballare e quando anche lei fu stanca si fece avanti la macarà con tre ciocche di capelli dicendo: - Adesso è il mio turno. -
    Così una dopo l'altra tutte e sette si fecero avanti per ballare, ma quando arrivò il turno dell'ultima, che era la più giovane, il contadino era stanco è infuriato dall'insistenza delle sette, ma la macarà disse: - Se hai ballato con le altre è giusto che balli anche con me. -
    Il poverello però era esausto e sapeva che le sette non lo avrebbero mai lasciato andare via e decise di agire. Ballando si avvicinò alla sella dell'asinello, e in un battito di ciglia prese lo scudiscio, subito incominciò a frustarle tutte e sette con una tale forza, che staccò due dita della mano destra della più giovane.
    Le macare fuggirono via mentre il contadino saltò a cavallo dell'asinello e...

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  3. Senzachioma e altre fiabe
    Raccolta di fiabe

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    By Xander Ares il 18 Aug. 2021
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    Senzachioma e altre fiabe
    di
    Xander Ares



    Senzachioma
    C'era una volta una principessa, tutti credono che le principesse abbiano lunghi capelli dorati e profondi occhi, azzurri come il cielo...

    La fortuna annunciata
    C'era una volta in un paese lontano ai confini tra Asia ed Europa un povero contadino, le uniche fortune dell'uomo erano...

    L'occhio magico della regina
    Tanto tempo fa c'era un pastore che aveva tredici figli, tra tutti questi il più piccolo era conosciuto per il suo buon cuore...

    Thomas e il coccodrillo
    Il piccolo Kol uscì dal guscio del suo uovo e iniziò a camminare lungo le sponde del fiume...

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    Edited by Xander Ares - 5/11/2021, 15:44
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  4. Thomas e il coccodrillo
    Il piccolo Kol uscì dal guscio del suo uovo e iniziò a camminare lungo le sponde del fiume...

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    By Xander Ares il 17 Aug. 2021
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    Il piccolo Kol uscì dal guscio del suo uovo e iniziò a camminare lungo le sponde del fiume, quando incontrò Thomas, un biondo bambino che incuriosito da Kol lo afferrò per la coda trascinandolo via dai suoi fratelli e da sua madre. Thomas chiese a sua madre che animale fosse Kol e se poteva tenerlo, la donna gli spiegò che era un cucciolo di coccodrillo e che poteva tenerlo solo se prometteva di occuparsene lui, il bambino rassicurò la madre ed ottenne il permesso. Così Kol iniziò a piangere per la separazione dai suoi cari, mentre, rinchiuso in una vaschetta per pesci, veniva trasportato a New York.
    Nonostante la sua angusta prigione e i pasti saltati, a causa delle dimenticanze di Thomas, Kol cresceva forte e veloce e presto fu abbastanza grande da riuscire ad uscire dalla vaschetta. Il coccodrillo sperava di fuggire e tornare nella terra natia, ma Thomas lo ritrovò subito dietro il divano, la madre del bambino si infuriò e gli ordinò di sbarazzarsi di Kol. Il coccodrillo, sentendo ciò, pensò che il bambino gli avrebbe ridato la libertà, ma Thomas invece lo gettò nel water e tirò lo sciacquone, così il povero Kol fu trascinato dal gorgo generato dall'acqua cadente nelle tubature dove sparì.
    Gli anni si susseguirono e Thomas divenne grande, per lavoro era incaricato di sorvegliare lo stato delle fogne, un giorno Thomas percorrendo una grande tubatura si trovò davanti due scintillanti occhi che lo guardavano con odio.
    L'uomo puntò la sua torcia elettrica contro gli occhi mostruosi e vide che appartenevano ad un enorme coccodrillo bianco, era Kol che divorò in un solo boccone Thomas. Così il coccodrillo ebbe la sua vendetta sul responsabile delle sue disgrazie, colui che l'aveva strappato ai suoi cari, che l'aveva rinchiuso in una vaschetta, portato in una terra lontana, costretto alla fame e gettato nelle fogne dove non aveva più potuto vedere la luce del sole, e perciò il suo corpo divenne bianco, nelle fogne dove doveva nuotare in acque fetide e mangiare rifiuti.
    Ora Kol aveva avuto la vendetta per tutto il dolore provato, ma non poteva che piangere, perché ciò non aveva cancellato nè cambiato nulla.

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    Edited by Xander Ares - 18/8/2021, 15:44
    Last Post by Xander Ares il 17 Aug. 2021
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  5. I due innamorati del Fiume Celeste
    Nei tempi dei tempi che furono, l'imperatore del cielo, Tentei, adorava i bellissimi vestiti tessuti sulle rive del Fiume Celeste da sua figlia...

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    By Xander Ares il 14 Aug. 2021
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    Nei tempi dei tempi che furono, l'imperatore del cielo, Tentei, adorava i bellissimi vestiti tessuti sulle rive del Fiume Celeste da sua figlia Orihime.
    La principessa sapeva quanto suo padre amasse le sue creazioni e per compiacerlo si impegnava ogni giorno duramente nell'arte della tessitura, ma Orihime era anche molto triste perché, a causa di tutto il tempo che dedicava al suo fuso, non poteva incontrare dei giovanotti e innamorarsi.
    Suo padre vedendo la grande solitudine e malinconia della giovane si mosse a pietà, e pensò di trovarle un marito. Presto la sua attenzione fu colta da un giovane mandriano che abitava sull'altra sponda del Fiume Celeste, il suo nome era Hikoboshi, e chiunque lo conosceva come un gran lavoratore che passava le sue giornate facendo pascolare i buoi.
    La dedizione alla sua occupazione ricordava all'imperatore sua figlia. Subito organizzò tra i due giovani che caddero vittime dell'amore a prima vista, giurandosi a vicenda eterno amore ed eterna dedizione.
    In breve la coppia si sposò, ma presi dal grande amore, finirono per trascurare i loro doveri, Orihime quasi non tesseva più e Hikoboshi non sorvegliava i suoi buoi lasciandogli vagare incontrollati attraverso la volta celeste.
    Per questo comportamento Tentei si adirò molto e decise di separare gli sposi, costringendoli a vivere su sponde opposte del Fiume Celeste e proibì ai due di incontrarsi ancora.
    La principessa, separata dal suo amato, piombò nella tristezza più profonda piangendo notte e giorno, tanto che alla fine suo padre sentì il cuore stringersi dal dispiacere e decise di permettere alla figlia di andare dallo sposo una volta l'anno, a patto che per il resto dell'anno lavorasse duramente e finisse ciò che stava tessendo.
    Quando, però, la principessa andò da Hikoboshi per la prima volta, si accorse che non poteva attraversare il Fiume Celeste, perché non c'erano ponti, e si rimise a piangere così tanto che uno stormo di gazze si commosse.
    Gli uccelli per permettergli di attraversare il fiume salirono in cielo con un rametto nel becco e intrecciano per loro un grande ponte sul bianco fiume di stelle.
    Così ogni anno i due sposi si riuniranno nel Fiume Celeste che oggi chiamiamo Via Lattea, a meno che Orihime non faccia in tempo a finire di tessere, in tal caso l'imperatore del cielo non le darà di permesso di raggiungere Hikoboshi e dal cielo pioveranno le lacrime della principessa.
    Last Post by Xander Ares il 14 Aug. 2021
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  6. L'occhio magico della regina
    Tanto tempo fa c'era un pastore che aveva tredici figli, tra tutti questi il più piccolo era conosciuto per il suo buon cuore...

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    By Xander Ares il 11 Aug. 2021
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    Tanto tempo fa c'era un pastore che aveva tredici figli, tra tutti questi il più piccolo era conosciuto per il suo buon cuore, il suo nome era Fioraldo.
    Quando il ragazzo raggiunse l'età in cui si pensa al futuro, capì che se fosse rimasto in famiglia tutto il gregge del padre sarebbe andato ai suoi tanti fratelli maggiori e a lui che era l'ultimo non sarebbe toccato nulla. Così decise di partire per cercar fortuna e andare nella città di Stradadoro. Camminando luogo la riva del fiume vide una tartaruga che si era capovolta sul guscio che non riusciva a rimettersi dritta, allora gli si avvicinò e delicatamente la raddrizzò.
    - Grazie, bel giovane - disse la tartaruga - se un giorno avrai bisogno di aiuto ti basterà sussurrare sulla superficie dell'acqua "tartaruga, tartarughina vieni prima che si mattina", e io verrò subito da te. -
    Il giovane non fece in tempo a ringraziarla, che la tartaruga era già scomparsa sott'acqua. Proseguì lungo il suo viaggio, finché entrò in un bosco dove fu quasi travolto da una lepre che correva terrorizzata: - Sono inseguita dai cacciatori -, gli disse, - ti prego nascondimi! -
    Fioraldo la nascose allora nella sua giacca, e quando apparvero i cacciatori, disse loro di aver visto la lepre risalire lungo il fiume, così si allontanarono.
    - Grazie! - Disse l'animaletto uscendo dal suo nascondiglio, - Se mai avessi bisogno d'aiuto sussurra all'erba: "Ciuffetto, ciuffettino arriva in un minutino", e io verrò subito da te. -
    Detto la lepre saltellò via, mentre Fioraldo riprese il cammino quando, a un certo punto, vide uno scoiattolo che stava per essere ghermito da un'aquila; afferrò un sasso e lo scagliò contro il predatore che volò subito via. Lo scoiattolo cadde dal ramo impaurito, ma il giovane lo afferrò prima che cadesse a terra.
    - Per avermi salvato ti ringrazio. - disse lo scoiattolo - Se un giorno avrai bisogno di una mano sussurra agli alberi: "Ramo, rametto si qui in secondetto", e io verrò ad aiutarti. -
    Fioraldo salutò lo scoiattolo e raggiunse la città dove trovò subito lavoro come manovale.
    Nel palazzo di Stradedoro viveva la regina Rosilde a cui una fata alla nascita aveva donato un occhio fatato, la sovrana poteva vedere tutto ciò che voleva a patto di guardare nella direzione dove la cosa desiderata si trovava.
    Grazie al suo dono Rosilde sapeva tutto quello che accadeva nel suo regno, vedeva chi non faceva il suo lavoro e chi si comportava male prendendo provvedimenti, in questo modo il suo territorio prosperava e tutti erano contenti. Solo i consiglieri della sovrana si lamentavano: - Sua, maestà si deve sposare. Non sta bene che una regina sia senza un re. -
    Ogni giorno ripetevano le stesse cose e alla fine Rosilde stanca di sentirli decise di fare un proclama: chi sarebbe riuscito a nascondersi alla sua vista poteva averla in sposa. La regina sapeva bene che nessuno era a conoscenza di come nascond...

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    Last Post by Xander Ares il 11 Aug. 2021
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  7. La montagna delle due fortune
    Un tempo nella parte più antica della città di Nardò aveva la bottega un danaroso commerciante di nome don Gregorio.

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    By Xander Ares il 1 Aug. 2021
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    Un tempo nella parte più antica della città di Nardò aveva la bottega un danaroso commerciante di nome don Gregorio. La fortuna favoriva particolarmente don Gregorio, quanta più merce usciva dalla bottega, tanta e di più miracolosamente ne entrava, i depositi si riempivano di grano, fave, olio, e di ogni ben di Dio.
    E ogni volta che non c'era più posto negli immensi magazzini si portava portava qualcosa a casa per fare posto al nuovo che arrivava, e così accumulava ricchezze e possedimenti, colmando scaffali, depositi e ripostigli.
    La casa di don Gregorio però sembrava diventare sempre più piccola, anche le più piccole stanze erano ricolme, sotto al tavolo da pranzo c'erano i bidoni dell'olio, si sedeva sulle del vino novello. Se camminava per le stanze doveva stare piegato per sbattere la testa contro i salami e i cosciotti appesi a stagionare. Quando dormiva si coricava sui sacchi dei legumi, perché il suo letto era pieno di forme di formaggio.
    Finché don Gregorio fu stanco della situazione e cercò di donare un po' di roba per liberare la casa da qualcosina, ma appena dava qualcosa via ritornava moltiplicata per tre. Il commerciante si sentì perseguitato, assediato e oppresso dalla sua stessa fortuna, se almeno ci fosse stato un metodo per farla smettere. Fu allora che ricordò che gli antichi dicevano che nelle notti di Luna piena, andando a mezzanotte alla Montagna Spaccata si poteva invocare la fortuna.
    Però don Gregorio pensò tra sé e sé: - La notte però è umida e io ho i reumatismi, inoltre se vado lì così tardi domani non potrò lavorare e poi ci vuole qualcuno giovane per la scalata. -
    Allora chiamo il fedele Ginetto, il più povero tra i suoi servitori, morto di fame da sempre, gli abiti a brandelli, i piedi nudi pure d’inverno e una famiglia numerosa sulle spalle.
    Due monete d'argento, due bei carlini promise a Ginetto per andare a mezzanotte alla Montagna Spaccata e invocare la fortuna di don Gregorio, alla quale avrebbe dovuto riferire che il suo padrone non voleva che gli mandasse più niente.
    Ginetto, allettato dalla ricompensa di questa ambasciata, andò inerpicandosi sul punto più alto della Montagna Spaccata.
    Il servo pensò che fortuna si trovasse lontana, forse al di là del mare e per farsi sentire gridò ad alta voce: - Fortuna di don Gregorio, fortuna di don Gregorio... vieni qui. -
    Nella calma notte di mezza estate la fortuna del mercante non tardò a comparire, era una brutta vecchia che non smetteva mai di filare con la conocchia.
    - Cosa vuoi? - chiese con tono irritato la fortuna.
    Pronto Ginetto le riferì l'ambasciata: - Il mio padrone don Gregorio, mi ha incaricato di dire, che per carità si scordasse di lui almeno per un poco, e di non fargli più doni, perché lui non sa più che farsene della roba, ormai i magazzini sono ricolmi e anche le stanze più piccole della casa. -
    Sotto la luna bianca come calce la vecchia ascoltò in silenzio l'ambasciata per poi rispondere...

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    Last Post by Xander Ares il 1 Aug. 2021
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  8. Introduzione - Come nasce il pane e altre storie
    Siamo arrivati al terzo volume di questa raccolta delle tradizioni orali del Salento.

    Siamo arrivati al terzo volume di questa raccolta delle tradizioni orali del Salento. La prima storia è fiaba, "Come nasce il pane", che è una variante locale della più nota di "Boffin Boffetta", più snella e lineare ricorda la canzone "Ci vuole un fiore" di Sergio Endrigo nel suo spiegare ai bambini il lavoro della filiera necessario per ottenere del pane, una cosa che oggi diventa sempre più importante visto che molti bambini, e qualche adolescente, credono che il cibo sia creato nei supermercati. Altra variante è "Occhi di Sole" che riprende le tematiche di "Biancaneve" eliminando tutto ciò che c'è di soprannaturale, aggiungendo invece una differenza di classe sociale che il duro lavoro porterà ad azzerare, tematica molto presente nel mondo della tradizione contadina del Salento. "Comare Volpe e il pozzo" invece è una variante locale di "Il lupo e la volpe" di Jean de la Fontaine in cui si loda l'astuzia. Di contro nelle fiabe "Il diavolo e i carrettieri" e "Gli stolti e i furbi" si insegna che la troppa furbizia non serve a nulla se non si hanno buoni propositi. Di queste due storie la prima è raccontata nella Grecia Salentina ed molto simile a "I due compari mulattieri" una fiaba popolare di Ragusa che Italo Calvino ha raccolto nel suo volume "Fiabe italiane", invece la seconda è raccontata nella zona di Neviano.
    Invece per i 'Cunti in questo volume si è fare qualcosa di un po' diverso, a parte "L'asinello di Felice" raccontato vicino Lecce e il divertente "I volponi e il coniglio" che è un racconto gallipolino, tutte le altre storie hanno un unico punto fondamentale: il Santissimo Crocifisso di Galatone. Per la ricorrenza dei quattrocento dal miracolo della santa immagine del 2 luglio 1621, si è raccolto alcuni dei racconti più famosi riguardati il miracoloso affresco, come quello di Maria Manca del 21 ottobre 1618.

    Vi saluto augurandovi buona lettura.

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    Edited by Xander Ares - 28/7/2021, 12:19
    Last Post by Xander Ares il 28 July 2021
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  9. Il diavolo e i carrettieri
    C'era una volta un diavolaccio che camminava un po' zoppicate e perciò tutti gli altri diavoli dell'inferno lo chiamavano il Diavolo Zoppo...

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    By Xander Ares il 27 July 2021
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    C'era una volta un diavolaccio che camminava un po' zoppicate e perciò tutti gli altri diavoli dell'inferno lo chiamavano il Diavolo Zoppo. Un giorno il satanasso venne a sapere che la figlia del Re era bella come il sole, ma superba e voleva sposare solo un principe con i capelli d'oro e i denti di bianca perla.
    Il Diavolo Zoppo subito si trasformò in un principe vestito di raso e con un nave carica di oro e gioielli partì per il castello del Re.
    Vedendo arrivare con tante ricchezze e i capelli d'oro e i denti di bianca perla, la principessa lo invitò a palazzo a prendere il tè. Quando i due furono vicini il diavolo disse di voler bisbigliare una cosa segreta alla fanciulla, appena lei si accostò le mise sette spiriti nelle orecchio che parlavano sempre.
    Alla ragazza sembrò di ammattire mentre il diavolo svanì in una nuvola di fumo.
    Mentre il satanasso tornava negli inferi vide due carrettieri che discutevano, uno di loro si era arricchito con trucchi e menzogne e perciò sosteneva che chi fa il male trova il bene. L'altro era un uomo onesto e timorato di Dio perciò diceva che chi fa il bene trova il bene, e chi fa il male trova il male.
    I due non riuscivano a mettersi d'accordo, perché ognuno difendeva a spada tratta la propria opinione, allora il carrettiere arricchito disse: – Chiediamo alla prima persona che incontreremo che faccia lui da giudice. -
    Il Diavolo Zoppo sentendo così si trasformò in vecchietto e si avvicinò ai due che vedendolo dissero: - Saggio vecchio, dicci secondo te chi fa il male trova il bene o troverà il male? Perché noi non riusciamo a metterci d'accordo. -
    Il satanasso travestito rispose: – Io so per la mia esperienza che chi fa il male trova il bene. -
    Sentita la risposta l'arricchito disse: – Abbiamo avuto la risposta. Ammetti di avere torto? -
    Il carrettiere onesto non era convinto e disse: - Può essere solo un caso, chiediamo a tre persone e vediamo a chi più gente da ragione. -
    - D'accordo. - rispose l'altro. - Ma se daranno ragione a me, tu mi darai i cavalli e il carretto con tutto l'olio; se daranno ragione a te sarò io che li darò a te. -
    Quando l'onesto uomo accettò il diavolo riapparve travestito da cavaliere e i due carrettieri si avvicinarono dicendo: - Messere ascoltateci per favore. Noi due non ci mettiamo d'accordo; io dico che chi fa il male trova il bene e chi fa il bene trova il male. Lui invece dice che chi fa il bene trova il bene, e chi fa il male trova il male. Chi ha torto e chi ragione? -
    Il diavolo sorridente rispose: – Io so che chi fa il male trova il bene e chi fa il bene trova il male. –
    L'arricchito disse allora all'onesto: - Ora son due, vuoi ammettere di essere nel torto o dobbiamo continuare. -
    Il carrettiere timorato di Dio non voleva dargli ragione e si mise a cercare il terzo giudice. Il satanasso allora riapparve vestito da nobiluomo.
    - Nobil signore! - dissero i due. - V...

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    Last Post by Xander Ares il 27 July 2021
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  10. La buona novella di comare Volpe
    Giunse il capodanno e comare Volpe sapendo che era un anno santo si fece premura di portare al pollaio la buona novella...

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    By Xander Ares il 20 July 2021
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    Giunse il capodanno e comare Volpe sapendo che era un anno santo si fece premura di portare al pollaio la buona novella e disse al gallo: – Buongiorno compare Gallo! -
    Il gallo conoscendola saltò subito sul muricciolo, per mettersi al sicuro. – Buongiorno comare Volpe. -
    – Hai saputo la buona novella? -
    – No, cos'è accaduto? -
    – Oh, compare! Il Papa di Roma ha mandato a dire a tutto il mondo che tutti debbono far pace, uomini e bestie! -
    Il gallo sentendo ciò saltò più su, circospetto sentendo puzza di bruciato. – E allora?... -
    – Come sarebbe e allora? Sono venuta or ora per fare pace con Vossignoria e con tutte le comari galline... -
    – Chicchirichì! Chicchirichì! - Ammonì il gallo con la sua squillante voce alle sue compagne che si trovavano chiuse nel pollaio.
    La volpe sentendolo riprese con imperturbabile calma: – Non scendi giù, compare? Non vuoi che ci abbracciamo e ci baciamo? -
    – Chicchirichì! - Urlò di nuovo il gallo, ponendo il pollice sul becco e agitando le altre dita per fare marameo.
    – Compare è ordine del Papa! Vieni giù, bisogna obbedire. Io mi sono già confessata dal parroco. - Incalzò di più la volpe.
    – Chicchirichì! -
    Urlò ancora il gallo e saltò più in alto, sull'albero di fico, mentre le galline, ulteriormente ammonite, si rannicchiavano nell'angolo più lontano del pollaio, silenziose e tremanti.
    – Compare, scendi, ci baciamo; poi ti confessi e ti fai la comunione... -
    – Comare, non può essere, son diventato protestante! -
    A questa frase Comare Volpe fu come se avesse visto il diavolo in persona, scappò via derisa, scornata e contraddetta!

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    Edited by Xander Ares - 28/7/2021, 12:38
    Last Post by Xander Ares il 20 July 2021
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