1. La pozione della macàra
    Per conquistare la sua amata un giovane chiede una pozione speciale a una macàra...

    Like       1 Comments   137 Views
    .
    Quando le tenebre calano anelo la luce dell'aurora, perché lei arriva con la notte.
    Un tempo ero un giovane di belle speranze che non aveva che occhi per lei, era incredibilmente bella, con lunghi capelli neri simili a seta, occhi di un castano scuro ipnotizzante, pelle perfettamente abbronzata, labbra carnose, un corpo stupendo e un incredibile fascino. Aveva tutto, tranne che interesse per me.
    Tentai in ogni modo di conquistare il suo amore, ma le mie attenzioni e miei regali non riuscivano ad accendere la fiamma del suo amore.
    Alla fine decisi di andare da vecchia ritenuta da tutti una macàra per chiedergli se avesse qualcosa che potesse far innamorare perdutamente una donna di un uomo.
    La vecchia strega mi sorrise dicendo che aveva la soluzione perfetta per me e prese una bottiglietta con un liquido rosso e denso, simile allo sciroppo, e un cuore inciso sul vetro.
    La macàra mi spiegò che era una potente pozione per affascinare le persone, ma bisognare stare attenti, una sola goccia nella bevanda della persona da affascinare poteva fare innamorare chiunque, perciò non bisogna usarne di più altrimenti si potevano essere terribili conseguenze.
    Quella sera seguì la mia amata in un bar e cercai d'iniziare una conversazione con lei, dolcemente, ma lei voltò la testa per evitare di parlare con me e io approfittai del momento per versare la pozione nel suo bicchiere. Purtroppo, ahimè, goffamente versai l'intera bottiglia nella bevanda senza volerlo e prima che potessi rimediare, lei la bevve tutta di un fiato.
    Per un indeterminato periodo di tempo mi arrovellai temendo di averla avvelenata, finché lei si voltò verso di me e sorrise, i suoi occhi brillavano di una luce nuova e le sue pupille si dilatarono. Prima che potessi dire nulla, lei mi si gettò tra le braccia baciandomi appassionatamente. Era il momento più felice della mia vita, la pozione della macàra aveva funzionato davvero! Trascorremmo l'intera notte insieme sulla spiaggia, travolti da una irresistibile passione finché Morfeo giunse su di noi.
    Alle luci del mattino lei si sveglio baciata dai primi raggi del sole. Decise di farmi una sorpresa e andò al bar a comprare la colazione per portarmela, aveva ancora in mano il caffè e i cornetti caldi quando fu investita dall'auto di un ubriaco. Il para bufali dell'auto le aveva schiacciato la testa uccidendola sul colpo.
    Al mio risveglio vidi l'ambulanza che caricava il suo corpo esanime, piansi non so più per quanto tempo, era come se avessi perso la volontà di vivere. Quando calò di nuovo la notte ero incapace di dormire e rimasi seduto in poltrona nel buio della stanza. Finché non la vidi accovacciata vicina sul letto come fosse una visione, travolto da un caleidoscopio di emozioni mi gettai ai suoi piedi e cercai il suo splendido viso, ma quando alzò la testa, vidi una poltiglia sanguinante da cui sporgeva l'osso del cranio e della mascella.
    Prima che avessi la possibilità di r...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 29 Oct. 2020
    .
  2. Le due pecore di comare Volpe
    C'era una volta comare Volpe che se ne tornava a casa col carretto dopo aver rubato due belle pecore, di nome Cefalo e Palombo, che aveva legato dietro al mezzo.

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 2 Sep. 2020
    Like       0 Comments   132 Views
    .
    C'era una volta comare Volpe che se ne tornava a casa col carretto dopo aver rubato due belle pecore, di nome Cefalo e Palombo, che aveva legato dietro al mezzo.
    Nel percorre il sentiero incontro compare Lupo che subito adocchio le due belle pecorelle e le disse: - Ho camminato tutto il giorno comare Volpe mia e ora sono stanco morto! Mi fai poggiare una zampa sul tuo carretto? -
    La comare capito che il lupo gli voleva fare qualche brutto scherzo gli rispose: - Non posso l'asse è vecchio e si corre il rischio che si spezzi. Oggi il carro è troppo carico... magari un'altra volta... -
    Compare Lupo insistete ancora mettendo bene in evidenza le sue lunghe zanne: - Ti prego per carità, non riesco più a fare un altro passo! -
    Comare volpe capì che se rifiutava ancora il lupo gli sarebbe saltato alla gola e finì per fargli poggiare la zampa.
    Dopo neanchè un minuto compare Lupo riprese a lamentarsi: - Ah, come mi fa male l'altra zampa, devo aver preso una storta. -
    Senza neanche dare il tempo alla comare Volpe di dire la sua mise anche l'altra zampa sul carretto.
    Un minuto dopo compare Lupo riprese ancora: - Il movimento del carretto mentre muovo le altre due zampe mi fa venire le vertigini, mi devo stendere un attimo. -
    E così lesto lesto il lupo salì sul carretto e si sdraiò come se il padrone.
    Comare Volpe aveva un occhio sulla strada e uno sul compare temendo che facesse scherzi, ma non si sentiva tranquilla e così decise che l'avrebbe fatto scendere in un modo o in un altro.
    Iniziò a fare movimenti bruschi col carretto, ma il lupo sonnecchiava, allora cominciò a prendere tutti i fossi lungo la strada, ma il compare prese addirittura a russare di gusto. Fece tutto quello che poteva servire a disturbarlo, m se ne stava sdraiato a dormire sul carrello. Alla fine però l'asse del carretto si ruppe obbligando il compare a scendere, comare Volpe appena mise piede a terra lo pregò di cercare tra i campi vicini un bel pezzo di ramo spesso, il più dritto che c'era, per usarlo al posto dell'asse.
    Compare Lupo sempre pronto a scansare fatica avrebbe voluto andarsene, ma vendendo le due succulente pecore a malincuore andò a cercare il ramo però ne scelse uno tutto storto così che comare Volpe dovette andare lei stessa a trovarne uno più adatto. Senza la comare a controllarlo il lupo mangiò le pecore e ne bevve il sangue con gran voracità.
    Quanto tornò comare Volpe vide che delle due pecore rimanevano solo le ossa, ma non osò dire niente per paura che il compare le facesse fare la fine delle pecore.
    E così zitto uno, zitto l'altro i due ripresero il viaggio finché non giunsero ad uno stagno pieno d'acqua. Comare Volpe fece notare a compare Lupo i tanti pesci che vi nuotavano e disse: - Compare se vuoi tuffarti nello stagno per acchiappa tutti i pesci, io ti aspetto. -
    - Ma non c'è pericolo d'annegare? - Chiese il lupo
    - Ti puoi legare una corda in vita, in cas...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 2 Sep. 2020
    .
  3. L'asinello di Felice
    C'era una volta un avaro che si chiamava Felice, egli aveva un fazzoletto di terra e ci piantava tutto ciò di cui aveva bisogno

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 19 Aug. 2020
    Like       0 Comments   127 Views
    .
    C'era una volta un avaro che si chiamava Felice, egli aveva un fazzoletto di terra e ci piantava tutto ciò di cui aveva bisogno, e secondo le stagioni vendeva il di più, ma per avere sempre più denaro finiva sempre per tenere per se solo pochissimo cibo, perciò era secco, secco e la sua cintura era stretta fino all'ultimo buco.
    Felice però non era l'unico a soffrire la fame, egli aveva un asinello che il serviva per tirare il carretto quando aveva roba da vendere. L'uomo però non gli comprava mai biada o altro ritenendoli solo soldi sprecati, così l'animale si doveva accontentare di quel poco che trovava pascolando qua e là e perciò era più magro del padrone.
    Un giorno Felice caricò il carretto e lo lego al povero asinello che ridotto peggio del solito perché non aveva trovato nulla pascolare da giorni.
    Le persone quando lo scorgevano dicevano: - Ecco Felice con il povero somaro... chi sa quando li darà da mangiare non riesce neanche a tirare il carretto. -
    Una volta arrivati quasi in piazza per la fame, il povero asinello cadde in mezzo alla via e Felice cominciò a prenderlo a scudisciate per farlo rialzare, ma niente il povero somaro non si muoveva, e il suo padrone continuava a picchiarlo, alla fine un cristiano che quando vide la scena gli disse: - Io prederei a scudisciate prima te e poi chi ti diede fiducia affidandoti da crescere questo povero animale. -
    L'uomo stacco il somaro dal carretto e se lo portò via con se.
    Felice corse subito dai carabinieri, però quelli erano i carabinieri di una volta che erano più ignoranti di quelli di oggi che conoscono bene legge, loro invece conoscevano bene gli uomini e dissero: - Quel cristiano ha fatto bene a levarti l'asinello perché non sei adatto a tenere animali, non sei buono neanche a badare a te stesso. Ora vattene se no ti sbattiamo dentro. -
    Da allora l'asinello visse tranquillo, tranquillo e contento con il nuovo patrone mentre Felice imparò a tirarsi da solo il carretto per non spendere soldi per un nuovo asino.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | ...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 19 Aug. 2020
    .
  4. I tre pesciolini
    C'era una volta una donna che voleva fare per cena del brodo con del pesce fresco, ma non aveva il pesce e così mandò suo figlio al mare per pescarlo.

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 13 Aug. 2020
    Like       0 Comments   147 Views
    .
    C'era una volta una donna che voleva fare per cena del brodo con del pesce fresco, ma non aveva il pesce e così mandò suo figlio al mare per pescarlo.
    Il ragazzo andò obbediente e si mise a pescare, quando d'un tratto prese un pesciolino piccolo piccolo.
    Il pesce per non finire in padella disse al ragazzo: - Ancora sono troppo piccolo per riuscire a fare il brodo da me; lasciami in mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -
    Il ragazzo senza pensarci rigettò il pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra tre giorni io ti chiamerò. -
    E il pesciolino rispose: - Senso è il mio nome. -
    Il ragazzo si rimise a pescare e dopo ecco che un altro pesciolino poco più grande del primo abboccò.
    Il secondo pesce disse al ragazzo: - Sono troppo piccolo per te, tolte le squame non avresti di che fare il brodo; lasciami in mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -
    Il ragazzo senza pensarci rigettò anche il secondo pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra tre giorni io ti chiamerò. -
    E il pesciolino rispose: - Giudizio è il mio nome. -
    Il ragazzo ancora una volta si rimise a pescare sperando di catturare un pesce più grosso, ma ancora una volta prese un pesciolino piccolo piccolo.
    Il terzo pesce aveva sentito gli altri due prima e allora disse - Piccolino piccolino come sono con me faresti un brodo simile ad acqua; lasciami in mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -
    Il ragazzo senza pensarci rigettò anche il terzo pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra tre giorni io ti chiamerò. -
    E il pesciolino rispose: - Sale è il mio nome. -
    Dopo di ciò il giovanotto tornò a casa e raccontò a sua madre cosa era capitato con i tre pesci.
    La donna arrabbiata gli disse che si era fatto prendere in giro e per pensare alle promesse di tre pesci quella sera erano rimasti senza pesce e senza brodo.
    Tre giorni dopo il ragazzo tornò al mare per chiamare i tre pesci pensando che oramai dovevano essere diventati belli grossi e che avrebbero mantenuto la promessa.
    Chiamo il primo pesce - Senso, Senso dove sei? -
    E la voce del pesciolino rispose da lontano - Se senso avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -
    Il ragazzo si sentì tradito e pensò che sicuramente il secondo pesce avrebbe mantenuto la promessa e chiamo - Giudizio, Giudizio dove sei? -
    E la voce del secondo pesciolino rispose da lontano - Se giudizio avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -
    Il ragazzo allora pensò che anche se il primo e il secondo pesce l'avevano buggerato il terzo avrebbe mantenuto la promessa e chiamo - Sale, Sale dove sei? -
    E la voce del terzo pesciolino rispose da lontano - Se sale in testa avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -
    E tutti e tre i pesci se ne andarono ridendo.
    Tornato a casa il giovanotto raccontò tutta ...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 13 Aug. 2020
    .
  5. Giannino e l'angelo
    C'era una volta un vecchio che si chiamava Giannino e credeva che quando la gente muore aveva bisogno di soldi per andare in paradiso.

    Like       0 Comments   157 Views
    .
    C'era una volta un vecchio che si chiamava Giannino e credeva che quando la gente muore aveva bisogno di soldi per andare in paradiso.
    Una sera, Giannino si era vantato con gli amici di avere un baule pieno di soldi e che era pronto per andare in paradiso, non sapendo che dei ladri l'avevano sentito.
    Quella sera, quando tornò a casa sentì una voce che veniva dal camino e diceva - Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -
    E d'un tratto il vecchio Giannino vide calare giù dal camino una corda, pensando che fosse la voce di una angelo subito legò la corda al pesante baule pronto ad andare in paradiso. Il baule prese a salire in un lampo, ma la corda non scese più giù, lasciando a terra Giannino e l'angelo non si sentì più.
    Dopo un po di tempo, Giannino riuscì a riempire un altro baule pieno di soldi e se ne vantò di nuovo con gli amici.
    Quella sera sentì di nuovo una voce che diceva - Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -
    E Giannino disse - Ah angeli del cielo, dite a Gesù, che se m'avete presso per fesso una volta, mo non mi pigliate più. -
    I ladri scapparono e non tornarono più.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:36
    Last Post by Xander Ares il 10 Aug. 2020
    .
  6. Il lupo nero
    C'erano una volta un re e una regina, nonostante essi avessero un regno bellissimo e prospero erano molto tristi perché non avevano figli.

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 6 Aug. 2020
    Like       0 Comments   128 Views
    .
    C'erano una volta un re e una regina, nonostante essi avessero un regno bellissimo e prospero erano molto tristi perché non avevano figli. Un giorno però si presentò davanti al re un vecchio che gli disse: - Vostra maestà desidera con tutto il suo cuore un figlio e perciò le prometto che entro un anno lei avrà un figlio, però la avviso se nascerà una
    bambina quando compierà sette anni la dovrà portare sulla montagna e lasciarla lì. -
    Il re presto attenzione alle parole del vecchio e non le dimenticò quando di li a poco la regina diede alla luce una splendida bambina.
    Il tempo trascorse in fretta e giunto il settimo compleanno della principessina il re a malincuore decise di obbedire alle parole del vecchio e la portò sulla montagna dove la abbandonò da sola. La piccola figlia del re però non rimase da sola a lungo, infatti dal folto della foresta comparve un grande lupo nero che prese la bambina e la portò nel suo palazzo nascosto nella selva.
    Quando il re ritornò nel suo castello la regina gli chiese cosa fosse successo a loro figlia e lo sposo gli raccontò che mentre erano sulla montagna un aquila era calata giù dal cielo e l'aveva afferrata portandola via. La regina però non gli credete e disse: - Che tu sia maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -
    Il re impaurito da quella maledizione tremo per un'istante, ma ripresa la sua calma cerco di accampare scuse per non far capire alla sposa che le aveva mentito, ma lei di nuovo di disse - Che tu sia maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -
    Per tre giorni interi ogni volta che il re cercava di parlargli lei lo guardava negli occhi e ripeteva - Che tu sia maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -, alla fine il re incapace di mentirle ancora le raccontò tutta la verità. La regina scoprendo la verità scoppio in un pianto disperato e per quanto tutti facessero di tutto pur di calmarla nessuno riusciva a farla smettere di piangere.
    Per sette e sette notti la regina pianse senza sosta,l'ottavo giorno stava nel giardino e passò una vecchia che mendicava un tozzo di pane, la regina stava per mandarla via quando la vecchia disse: - Per un tozzo di pane io vi aiuterò a trovare la principessa sperduta. -
    - Come puoi aiutarmi tu a trovare mia figlia? - Chiese la regina piena di speranza nel cuore.
    - Fammi portare una manciata di grano, un gomitolo e un coltello e poi seguimi. -
    La regina per la prima volta da giorni smise di piangere e si fece subito portare dalle sue ancelle tutto il richiesto. La vecchia raccolse il tutto e iniziò a camminare seguita dalla regina. Mentre le due camminavano la vecchia inizio a srotolare il cotone.
    - Perché srotoli il cotone qui in mezzo alla terra. - Chiese la regina.
    - Servirà come segno per indicarci la via. - Disse la vecchia.
    Le due camminarono, camminarono e camminarono finché non finì il cotone, allora la vecchia prese la manciata di grano e iniziò a seminarlo...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 6 Aug. 2020
    .
  7. Le tre capre
    C'erano tre sorelle belle ma stupide e sgarbate come capre perciò non trovavano marito.

    Like       0 Comments   197 Views
    .
    C'erano una volta tre sorelle che pur essendo di bell'aspetto non trovavano marito, perché erano tutte e tre con poco sale in zucca, di modi rozzi, sempre pronte ad urlar per niente e ad irritarsi per un nonnulla proprio come le capre e perciò in paese tutti le chiamavano scherzosamente le tre capre.
    Un giorno in paese arrivò un giovanotto e la madre delle tre capre pensò che fosse una fortuna, non essendo del paese lui non poteva sapere come fossero stolte le sue tre figlie e decise di farlo entrare in casa invitandolo a mangiare per vedere se lo convinceva a fidanzarsi con una delle tre.
    La madre prima che arrivasse il giovanotto vietò alle sue tre figlie di parlare finché c'era il loro ospite, perché se no avrebbe scoperto che erano una più capra della altra.
    Arrivata la sera il giovanotto arrivò a casa loro e si sedette davanti alle tre sorelle che lavoravano a maglia e ricamavano.
    Sul fuoco del camino si trovava un enorme pentolone pieno d'acqua che ormai stava bollendo, così una delle tre sorelle disse: - Naah, l'acqua sta bollendo cala i maccheroni! - La seconda sorella, che stava ricamando sentendola disse - In tempo, tempo! -
    La terza sorella allora la rimbeccò urlando - Stai zitta! Se no ci sente il giovanotto... Me, calali adesso! - L'altra si girò e rispose petulante - La mamma a detto di non parlare e tu l'hai fatto! -
    Il giovanotto allora pensò tra se e se "Ma guarda in mezzo a che capre sono capitato" e come il vento se ne andò via.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 9/6/2021, 18:52
    Last Post by Xander Ares il 2 Aug. 2020
    .
  8. Comare Volpe e il pozzo
    Comare Volpe vaga per le campagne salentine in cerca d'acqua

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 20 July 2020
    Like       0 Comments   219 Views
    .
    Un giorno comare Volpe vagava per le campagne morendo di sete quando finalmente vide un vecchio pozzo profondissimo.
    - Ma come faccio a bere? - Si diceva comare Volpe mentre sentiva il profumo dell'acqua, ma non riusciva a raggiungerla col sul muso corto. Il pozzo aveva due secchi, attaccati con una corda a una carrucola, uno era giù nel pozzo, uno era su. Comare Volpe saltò nel secchio vuoto che velocemente scese nel pozzo dove la comare poté bere a volontà finché non gli venne uno stomaco gonfio come un otre.
    Quando volle uscire però capì di trovarsi nei guai, poiché ci voleva un altro secchio nell'altro secchio e da dentro il pozzo non sapeva come fare.
    - Aiuto! Aiuto! - Comare Volpe si mise a gridare finché la gola si mi a far male. Passò di lì compare Lupo e udì la voce della comare e si affacciò al pozzo: - Comare Volpe, perché gridi aiuto?
    - Compare Lupo mi devi aiutare!
    - In che modo di posso aiutare?
    - E' semplice, basta che salti nel secchio.
    Compare Lupo subito saltò nel secchio senza pensarci e in un lampo il secchio con comare Volpe salì velocemente mentre quello del compare scendeva in fondo al pozzo. Arrivata in cima la comare subito saltò fuori.
    - E ora io cosa faccio? - Gridò il lupo da dentro al pozzo.
    - Compare, il mondo è fatto a scale, c'è chi scende e c'è chi sale!
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

    « Precedente | Indice | Prossimo »
    Fiabe e 'Cunti salentini | Lista delle favole | Biblioteca



    Edited by Xander Ares - 28/7/2021, 12:42
    Last Post by Xander Ares il 20 July 2020
    .
  9. COMARE FORMICHELLA
    Questa è una vecchia favola (quasi filastrocca) salentina che mia nonna mi raccontava da bambino, qui lo riadattata in lingua italiana.

    Tags
    Favole
    Storie salentine
    By Xander Ares il 9 June 2020
    Like       0 Comments   246 Views
    .
    C'era una volta una devota formichella che ogni domenica andava a sentire messa. Una domenica mentre usciva dalla chiesa trovò un soldo è pensò: -
    - Che mi compro con questa moneta? Mi compro una noce? No! Ha il guscio e se mi resta in gola e mi fa soffocare. Mi compro una ciliegia? No! Ha il seme grosso, se mi resta in gola e mi fa soffocare. Mi compro un nastro colorato, mi lego i capelli, m'affaccio alla finestra e cerco marito. -

    Così pensò e così fece, e mentre stava affacciata alla finestra passò compare asino.
    - Comare formichella che fai alla finestrella? -
    - Mi voglio maritare! -
    - Per caso vuoi me? -
    - E tu come fai di notte? -
    - Iiihooo...Iiihooo...Iiihooo! -
    - Che suono brutto! Io mi spavento, non ti voglio. -


    Di li a poco passò compare cane.
    - Comare formichella che fai alla finestrella? -
    - Mi voglio maritare! -
    - Per caso vuoi me? -
    - E tu come fai di notte? -
    - Bauh ... bauh ... bauh! -
    - Che suono brutto! Io mi spavento, non ti voglio. -

    Passò qualche minuto e di un compare micio:
    - Comare formichella che fai alla finestrella? -
    - Mi voglio maritare! -
    - Per caso vuoi me? -
    - E tu come fai di notte? -
    - Miaooo ... miaooo ... miaooo! -
    - Che suono brutto! Io mi spavento, non ti voglio. -

    Passò compare sorcetto:
    - Comare formichella che fai alla finestrella? -
    - Mi voglio maritare! -
    - Per caso vuoi me? -
    - E tu come fai di notte? -
    - Zìuzìu ... zìuzìu ... zìuzìu! -
    - Come sei carino, si voglio te. -

    Così pensò e così fece e si sposarono.
    Gli sposi erano felici e contenti. La domenica comare formichella andando in chiesa disse a compare sorcetto: - Stai tranquillo che ho cucinato, ora che torno mangiamo. -

    Rimasto solo compare sorcetto sentì un profumino che veniva dalla cucina, così un po' per fame, un po' per golosità, si arrampicò sulla pentola, cadde dentro e morì.

    Quando la formichella tornò a casa si accorse che compare sorcetto non c'era e pensò che fosse uscito.
    L'aspettò per un pò e poi pensò: - Bhè! Io mangio. Quando tornerà a casa mangierà anche lui. -
    Mentre apparecchiava, vide compare sorcetto morto nella pentola e si mise a piangere e disperasi - Sorcetto, sorcetto mio, sei morto cucinato! Mi hai lasciata vedova per la golosità della pentola! -
    Comare formichella pianse così tanto il marito che alla fine lo raggiunse in paradiso.
    Riadattato da un racconto orale salentino da Xander Ares

    « Precedente | Indice | ...

    Read the whole post...

    Last Post by Xander Ares il 9 June 2020
    .