C'era una volta un contadino che tutti giorni andava in campagna a cavallo del suo asinello con la zappa in spalla. Una sera mentre ritornava a casa, fu travolto dal maltempo. Vento, fulmini e gocce di pioggia grandi come olive gli impedivano di proseguire, perciò si mise a cercare in rifugio lì in campagna e così si trovò una vecchia pagghiara. Tutto infreddolito accese un gran bel fuoco e si sedette a scaldarsi.
Il calore del focolare gli stava ridando forza quando notò entrare un gatto nero che zitto zitto si mise accanto al contadino a riscaldarsi, poco dopo ne entrò un altro, poi un altro ancora e così continuarono finché furono sette i gatti intorno al fuoco.
Presto l'uomo si accorse che il tempo si era rasserenato, e così si preparò a correre per tornare in paese, prima che il tempo potesse cambiare di nuovo.
Mentre si stava girando per andarsene vide che i gatti si erano trasformati in sette macare dai capelli scarmigliati e le vestiti sbrindellate, erano le figlie della notte e seguaci diavolo che danzavano quando il diluvia e c'è temporale. Il pover uomo riconoscendole si impaurì molto e voleva scapparsene a casa sua, ma le megere gli strinsero intorno bloccandogli ogni via fuga.
Fu allora che la più vecchia, con un sorriso che aveva un solo dente, gli disse: - Vuoi fare un ballo con me? -
- No, non posso devo tornare a casa, - rispose l'uomo, - e poi anche volendo non so ballare. -
- Oh, che vergogna, così grande e non sa ballare. - disse una macarà con solo un occhio.
- Non ti preoccupare, ti insegniamo noi a ballare. - ribatte un altra che aveva in capo solo tre ciocche di capelli.
- Su non farti pregare, - riprese la più vecchia, - facci ballare un po' e poi potrai tornare a casa. -
Insomma tanto fecero e tanto dissero che il contadino non sapeva più come rifiutare e iniziò a ballare con quella che aveva solo un dente. Ballarono come ossessi che quasi l'uomo non riusciva a respirare e quando la macarà su stanca, quella con un occhio solo si fece avanti: - Ora tocca a me ballare una pizzica. -
Senza dare all'uomo il tempo di risponderle subito continuarono a ballare e quando anche lei fu stanca si fece avanti la macarà con tre ciocche di capelli dicendo: - Adesso è il mio turno. -
Così una dopo l'altra tutte e sette si fecero avanti per ballare, ma quando arrivò il turno dell'ultima, che era la più giovane, il contadino era stanco è infuriato dall'insistenza delle sette, ma la macarà disse: - Se hai ballato con le altre è giusto che balli anche con me. -
Il poverello però era esausto e sapeva che le sette non lo avrebbero mai lasciato andare via e decise di agire. Ballando si avvicinò alla sella dell'asinello, e in un battito di ciglia prese lo scudiscio, subito incominciò a frustarle tutte e sette con una tale forza, che staccò due dita della mano destra della più giovane.
Le macare fuggirono via mentre il contadino saltò a cavallo dell'asinello e...
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