1. La borsa del cavallo
    Di molte chiese si racconta di come si siano costruite da sole, ma la chiesa dedicata al Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone...

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    Di molte chiese si racconta di come si siano costruite da sole, ma la chiesa dedicata al Santissimo Crocifisso della Pietà di Galatone è forse la sola che si costruì due volte. Dopo il miracolo delle braccia del Cristo i fedeli donarono denaro, immobili, gioielli e bestiame per concorrere alla costruzione e in solo nove mesi venne eretta una chiesa. Per la fretta di crearla però era stava fatta priva di ornamenti e molto modesta tanto i fedeli rimasero sbigottiti, non solo, ma sbagliarono nel progettò tanto che qualche decennio dopo la chiesa crollò improvvisamente, a causa di infiltrazioni d’acqua dal tetto, distruggendo l’immagine del Crocifisso.
    Un prete si prodigò a raccogliere tutti i pezzi della sacra immagine e la restaurò ben presto e per custodirla i fedeli vollero una chiesa davvero fastosa e più grande e solida della precedente, tanto che i soldi per la costruzione finirono appena terminato il sagrato costringendo a interrompere i lavori. Fu allora che per le vie del paese apparve un cavallo bianco tutto bardato e senza cavaliere, con zoccoli con croci attaccate al fondo, il magnifico destriero giunse fino al cantiere della chiesa e con uno calcio una delle croci degli zoccoli rimase incastrata nel sagrato. Il candido animale allora si inginocchio davanti all'immagine del Crocifisso facendo cadere una borsa e poi se ne andò sparendo come era apparso. La gente si avvicinò alla borsa e scoprì che era piena di monete d'oro con cui terminarono la chiesa senza interrompere i lavori.

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    Edited by Xander Ares - 28/7/2021, 12:57
    Last Post by Xander Ares il 6 July 2021
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  2. Il miracolo del garofano
    Una volta a Squinzano c'era una ragazza di nome Maria Manca, era una giovanissima e bellissima giovane sposa...

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    Una volta a Squinzano c'era una ragazza di nome Maria Manca, era una giovanissima e bellissima giovane sposa e mamma felice di due figli che educò cristianamente.
    La sua felicità durò poco perché presto prima morì la madre e dopo appena quattro anni di matrimonio il marito.
    Rimasta vedova decise di consacrarsi al Signore, ma c’era un uomo, chiamato Lupo Crisostomo, che la desiderava ardentemente, e che per averla era disposto a tutto. Avendo visto vani tutti i suoi tentativi di portarla a seconde nozze, si rivolse a uno stregone. Questi gli chiese di portargli il cibo prediletto della donna agognata, Crisostomo allora gli portò un grosso fungo che lo stregone usò per affascinare la ragazza. Tramite una donna, che nulla sapeva, fece pervenire la delicatezza a Maria che quella sera stessa cucinò il fungo, lo mangiò, e subito cadde in un vortice della nera magia. Lupo ebbe così la sua preda, la ragazza era inspiegabilmente piegata alla volontà dell'uomo e insieme convolarono a nozze. Però subito dopo essere giaciuta con lui, Maria cadde in una cupa depressione e si sentì posseduta dal demonio. Il suo corpo si ricoprì di piaghe e malattie che nessuno sapeva guarire. Prese a rispondere in latino, lingua a lei ignota.
    Capendo che c'era dietro l'opera del maligno si fece più volte esorcizzare nella chiesa greca di Lecce senza risultato, soffriva terribilmente tutte le pene dell’inferno, eppure in quello stato generò altri figli.
    Il secondo marito vedendola così si pentì di aver condannato in quel modo la donna amata e tornò dal stregone perché le togliesse l'affascinatura. Purtroppo neanche lui poteva fare niente, ormai non era più possibile, Maria era rimasta ossessa dal demonio e nessuna mano umana poteva più aiutarla.
    Alla fine Lupo morì quando la pia donna aveva 45 anni, ma la maledizione continuò. Maria continuava a pregare la Madonna, di essere liberata da tutti quei mali finché, due anni dopo la morte del secondo marito, mentre raccoglieva olive nei campi, le apparve la Madonna, bellissima con i capelli increspati con fili d'oro, che le porse un garofano rosso, dicendole: - Prendi e domani portalo a piedi al mio figliolo, presso l'immagine del santissimo Crocefisso di Galatone. -

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  3. Le stilettate al Cristo
    Un tempo vicino alle mura di Galatone c'era in una nicchia l'immagine del Cristo Crocifisso che da cento cinquantanni vegliava...

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    Un tempo vicino alle mura di Galatone c'era in una nicchia l'immagine del Cristo Crocifisso che da cento cinquantanni vegliava sugli abitanti del paese. Nella prima metà del 1621 iniziarono a circolare strane storie, i carrettieri avevano notato che dopo che passavano con le fascine vicino al Crocefisso sul suo corpo le tracce della fustigazione era più vivide come se passando con i rami avessero procurato nuove ferite all'immagine.
    Due balordi sentendo le chiacchiere di paese a riguardò decisero di scoprire se erano vera colpendo il Cristo con una stilettata ognuno. Il primo colpì all'altezza della fronte e un taglio apparve sull'affresco, allora il secondo per non essere da affondò l'arma vicino all'ombelico facendo comparire anche lui una ferita sul corpo del redentore.
    I due farabutti alla vista del sangue del Signore non si pentirono delle loro cattive azioni, e presero a continuare a fare gli smargiassi, tanto che qualche tempo dopo furono arrestati per una baruffa, la cosa strana è che erano feriti esattamente come avevano ferito il Crocifisso, il primo con un taglie alla fronte e l'altro vicino all'ombelico.

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    Edited by Xander Ares - 28/7/2021, 12:54
    Last Post by Xander Ares il 4 July 2021
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  4. Il miracolo delle braccia del Crocifisso
    Era l'inizio di luglio e la sera, senza un alito di vento, non si respirava a causa del gran caldo, così una decina di abitanti di Galatone decise...

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    Era l'inizio di luglio e la sera, senza un alito di vento, non si respirava a causa del gran caldo, così una decina di abitanti di Galatone decise di andare in quella che oggi è chiamata via Forno Tolle. Quel vicolo stretto del centro storico era ed è famoso per essere la stradina più ventosa del paese perciò è facile capire la gente che cercava refrigerio per quella strada.
    Lì c'erano una volta le mura di Galatone, o meglio quello era punto più malmesso delle vecchie mura tanto che vicino a una breccia, un anonimo monaco orientale, dipinse a protezione del luogo nella metà del '400 un'immagine del Cristo dell'estrema umiliazione. L'icona dimostrò di funzionare pochi decenni dopo quando i turchi cercano di invadere il paese nel 1480, e fortuna vuole non si accorsero mai della braccia. L'immagine è molto bella, di così grande devozione che come si vede il Cristo con le spalle addossate ad un palo, e le mani legate sul davanti, all'altezza della cintola, a ciascheduno subito batte il cuore.
    Le persone in cerca di un po' di venticello si raccolsero vicino all'immagine quando a un tratto alla gente sembrò arrivare un alito di vento poiché videro muoversi il tendina della nicchia messa li per proteggere il Cristo dalla pioggia, ma invece un evento portentoso accadde: gli occhi del redentore si accesero di fuoco e la mano sinistra uscì dal muro per spostare il tessuto, il Crocifisso guardò intensamente i fedeli per un attimo, e poi richiuse la tendina.
    Dopo un primo momento di sorpresa, i presenti si avvicinarono alla nicchia per rendersi conto di quello che era accaduto, e videro che nella santa immagine le braccia non erano più alla cintola, legate dietro la schiena.
    La notizia si sparse ben presto e si venne a sapere che nei primi mesi dell'anno un certo Angiolino de Paolo vide qualcosa muoversi dietro la tenda, è per la sorpresa dell'evento cadde in una febbre violentissima e riuscì a raccontare la sua storia solo al suo confessore per poi morire pochi giorni dopo.
    Anche oltre i confini comunali il fatto fu confermato da un pittore di fuori paese, che pochi giorni prima dell'accaduto era stato a Galatone per ritrarre il Crocifisso e ammise di averlo visto con le mani davanti.
    Quanto tutto ciò si seppe in fedeli crearono intorno all'immagine una chiesa.

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  5. Introduzione - I tre mandaranci d'oro e altre storie
    Eccoci qui ad aprire questa seconda raccolta di fiabe, racconti e leggende della tradizione orale del Salento che sono arrivate fino a noi.

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    Eccoci qui ad aprire questa seconda raccolta di fiabe, racconti e leggende della tradizione orale del Salento che sono arrivate fino a noi. Troverete qui tredici storie di prima di iniziare mi limiterò a dare solo poche curiosità. Ad esempio "I tre mandaranci d'oro" e la versione salentina della più famosa "L'amore delle tre melarance" un'opera teatrale di Carlo Gozzi ispirata alla fiaba "I tre cedri" del napoletano Giovan Battista Basile e contenuta ne "Lo cunto de li cunti".
    La fiaba ha diverse versioni italiani con il nome "Le tre melangole d'amore" firmate tra l'altro da autori come Nerucci e Zanazzo. Ne esiste anche un versione in opera lirica di Sergej Prokof'ev "Любовь к трём апельсинам" (L'amore delle tre melarance), scritta nel 1919 usando l'opera di Gozzi come libretto.
    La versione salentina è la più particolare tra tutte questa per l'assenza della schiava di colore malvagia sostituita da una principessa capricciosa, ma più importante dalla presenza della figura di Nanni Orca (Nonnorca o Nonna Orca) conosciuta anche come Nannorchj, la Striara, la Vecchia, la Strea o solo Nanni. In realtà dietro questi nomi si nasconde un personaggio della mitologia greca, Nanni Orca è in realtà Rea, figlia di Urano (il cielo) e di Gea (la terra), moglie di Crono e madre di Zeus. Lei non è una dea, ma una titana il cui sposo era noto per aver cercato di uccidere i suoi stessi figli divorandoli ed ecco così nell'immaginario salentino i possenti titani divani orchi. Zeus inoltre in molti miti è considerato il creatore degli esseri umani, il loro padre divino perciò Rea che è madre del dio è metaforicamente la nonna dell'umanità da cui il nome Nanni Orca.
    La regina dei titani inoltre madre di altri dei tra cui Demetra, dea che presiede la natura, e di Ade signore dell'oltretomba, perciò in molte storie Nanni Orca viene presentata come una strega, infatti viene anche chiamata Strea un termine dialettale per indicare le streghe come Macàra e Stiara.
    Particolare nella fiaba è la sua somiglianza con l'undicesima fatica di Eracle, in cui ruba l'eroe da giardino delle Esperidi tre mele d'oro custoditi dal drago Ladone, creatura che non chiudeva mai gli occhi. Altra similitudine è data dal fatto il giardino delle Esperidi era dato ad Era come regalo nuziale, e la regina dell'Olimpo e una delle figlie di Rea, rendendo facile capire che l'origine di questa favola è indubbiamente la Grecia Salentina che nel corso dei millenni ha trasformato il mito nella fiaba.
    Ne "Il Principe Vecchio e il Diavolo" invece sono state ricucite insieme diverse favole/leggende che prendono spunto dai principi G...

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    Last Post by Xander Ares il 8 June 2021
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  6. Il frate di Avetrana
    Un tempo viveva un giovane frate, poiché non sapeva scrivere ne far di conto o coltivare l'orto, e neanche cucinare, il priore lo incaricò di fare la questua per il convento.

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    Un tempo viveva un giovane frate, poiché non sapeva scrivere ne far di conto o coltivare l'orto, e neanche cucinare, il priore lo incaricò di fare la questua per il convento. Ogni giorno all'alba lasciava il monastero e nei paesi vicini andava di casa in casa, con il caldo e con il freddo, con il bello e con il cattivo tempo.
    Un giorno di primavera il frate girando per il paese di Avetrana, bussando ad una porta vide apparire una bellissima fanciulla e si stranì. Il volto gli si avvampo e si sentì la testa così leggera da non spiccicare parola.
    La giovane donna vedendolo gli diede un giara piena di olio nuovo che aveva messo da parte per il convento.
    Il frate meccanicamente accettò l'offerta come ogni altra volta, ma invece di benedire prese e corse via col viso tutto rosso, senza più fermarsi davanti a nessuna casa, finché non giunse ai confini del paese. Rimase li per ore prima che il suo cuore si placasse per tornare al convento.
    Da quel giorno ripassò spesso da Avetrana, perdendo tempo vicino alla casa della fanciulla sperando di vederla attraverso le finestre aperte o affacciarsi all'uscio.
    Ogni volta la vedeva il frate sentiva crescere in se l'amore perché finché un giorno decise di confessarle i propri sentimenti e chiederla in sposa.
    Così un giorno dopo la questa decise di andare da per parlarle, ma mancandogli il coraggio faceva avanti e indietro per le strade di Avetrana. Alla fine il sole calò e le porte del convento furono chiuse, il giovane frate si fece coraggio pensando che se fosse tornato nel santo ritiro avrebbe dovuto spiegare il suo ritardo, e bussò alla porta dell'amata.
    - Buon frate perché bussate alla mia porta a si tarda ora? - Chiese la fanciulla vedendolo.
    - Mia signora, sono qui per confessarvi li sentimenti che provo per voi. -
    Sentendo così la giovane donna lo trascinò dentro casa perché nessuno lo sentisse.
    - Cosa dite mai buon Frate? -
    - Dico che lo core mio è vostro, volete divenire la mia sposa? -
    Sentendo ciò un grosso peso si posò sul cuore della fanciulla, aveva non volendo spinto un uomo consacrato al signore a voler venire meno ai suoi voti.
    - Buon frate, non potete rinunciare al vostro santo uffizio specie per me, così voi aggiungete una grave sulla mia anima. Poi se anche rinunciaste a voi doni che mestiere sapreste fare? -
    L'uomo capì allora che non sapendo far niente l'unico modo in cui poteva vivere era di elemosina, quale donna avrebbe accettato di sposare un medicante ed essere malvista dalla gente perché gli aveva fatto togliere il saio. No tra loro non ci poteva mai essere niente.
    Preso dalla disperazione il frate corse nel cuor della notte fino a raggiungere una palude a sud-est del paese. Impazzito per il suo cuore infranto si gettò a capo fitto nelle acque melmose per sparirvi per sempre.
    Da quella notte in poi si sente, specialmente in tempo di burrasca, un misterioso lamento venire dalla palude, è la voce dell'in...

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    Last Post by Xander Ares il 5 June 2021
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  7. Il Principe Vecchio e il Diavolo
    Si narra che tanto tempo fa a Tricase, nel palazzo Gallone, vivesse un principe molto crudele che passava le sue giornate tra manie di grandezza e delitti efferati.

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    Si narra che tanto tempo fa a Tricase, nel palazzo Gallone, vivesse un principe molto crudele che passava le sue giornate tra manie di grandezza e delitti efferati. Pretendeva che le giovani spose passassero la prima notte di notte nel suo letto e se il marito rifiutava gli tagliava la testa e la gettava da una botola nella torre del castello, insieme a quelle di tutti colori che non gli andavano a genio.
    Nonostante tutti sarebbero stati felici con la sua morte il nobile sembrava resistere bene all'avanzare degli anni fino a che il popolo iniziò a chiamarlo il Principe Vecchio.
    Egli era ossessionato dal primo principe di Tricase che nel costruire il palazzo abbia voluto fare tante stanze quanti i giorni dell'anno, e una sala del trono tanto grande da contenere più di mille persone. Per aveva una simile ambizione doveva avere un enorme tesoro segreto e il Principe Vecchio desiderava quelle ricchezze, così per anni cercò in ogni stanza del palazzo un indizio su come potesse essere nascosto. E cercò una, due, mille volte finché non trovò nella stanza del trono un passaggio nascosto.
    Con esso si arrivava a una stanza segreta che tanto somigliava ad un tempio, dove era custodito in un robusto baule nero adornato di strani ed incomprensibili sigilli, un libro con la copertina rossa e dall'aspetto misterioso.
    Il Principe Vecchio studiò il libro con attenzione è scoprì che era il Libro del Comando, quando veniva aperto a una certa pagina evocava il diavolo in persona che compariva dinnanzi al suo evocatore in attesa di ordini dicendo: - Comandi ed io ubbidirò, mio signore. -
    Ma bisognava subito rispondere al maligno con un ordine altrimenti si avrebbe provocato l’ira degli inferi e il diavolo svanito trascinando l'anima dell'evocatore via con lui.
    Il principe però non era un tipo indeciso e ogni idea crudele che gli veniva chiamava Satana a se per eseguirla, il principe delle tenebre era molto felice della crudeltà del nobile e presto strinse con lui un legame di amicizia. Ogni suo desiderio veniva immediatamente esaudito da Satana mentre i cittadini di Tricase furono costretti, loro malgrado, ad assistere continuamente ai fantastici prodigi che il diavolo compiva per ordine dello stregone.
    Proprio perché intimoriti da quella bizzarra situazione due coraggiosi ragazzi un giorno decisero di scoprire in che modo il signore del palazzo riuscisse a farsi ubbidire dal diavolo.
    In cerca di risposte i due si introdussero nel maniero sfruttando l’oscurità notturna, videro così il Principe Vecchio dirigersi verso la stanza segreta dove era celato il Libro del Comando.
    I due ragazzi assistettero silenziosamente alla scena, curiosi, ma anche timorosi per ciò che, come avevano intuito, stava per accadere. Il principe prese il libro e lo posò su un vecchio leggio lo aprì e improvvisamente in una terribile nuvola che emanava un odore nauseabondo, il diavolo in persona apparve tra bagliori rossastri come il fuoco e lamenti...

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    Last Post by Xander Ares il 2 June 2021
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  8. Fiabe e 'Cunti salentini
    Raccolta delle storie orali nella tradizione del Salento

  9. I tre mandaranci d'oro e altre storie
    Raccolta di storie orali nella tradizione del Salento

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    Fiabe e 'Cunti salentini
    I tre mandaranci d'oro e altre storie
    di
    Xander Ares



    Dedicato alla memoria
    di mia zia Anna



    La somma delli cunti


    - Introduzione
    - I tre mandaranci d'oro
    C'era una volta un re e una regina che avevano un figlio. Un giorno una vecchia andò dalla regina e cercargli l'elemosina, la sovrana di buon cuore gli diede un'anfora d'olio...
    - Il Principe Vecchio e il Diavolo
    Si narra che tanto tempo fa a Tricase, nel palazzo Gallone, vivesse un principe molto crudele che passava le sue giornate tra manie di grandezza e delitti efferati.
    - Comare Calandra
    C'era una volta un cacciatore che aveva un bravo cane da caccia che adorava.
    - I desideri dello scalpellino
    C'era una volta uno scalpellino che stava spaccando pietre da una montagna.
    - La Vallonea dei cento cavalieri
    Un tempo l'imperatore Federico II di Svevia si recò in terra d'Otranto, ma la sua nave fu colta da improvviso maltempo fu costretto ad approdare al porto di Tricase.
    - Pregando per il barone
    C'era una volta una donna che ogni giorno pregava Dio perché facesse stare sempre in buona salute il barone...
    - La frittata del sarto
    Una volta c'era un sarto, tanto buono, caritatevole e timorato di Dio che tutti lo chiamavano Omobono.
    - La Madonna del Gonfalone...

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    Last Post by Xander Ares il 30 May 2021
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  10. Il miracolo del cavallo e lo scorpione
    Non tutti sanno che il primo marchese di Matino era sposato con una mezza santa, donna Anna Maria.

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    Non tutti sanno che il primo marchese di Matino era sposato con una mezza santa, donna Anna Maria. La marchesa era una dama tutta casa e chiesa che in ogni chiesa fece fare un'altare a sue spese. Dedicò tutta la sua vita al Signore e la sua fede fu tale da convincere una serva mussulmana del palazzo a cristianesimo.
    Donna Anna Maria aveva l'abitudine di uscire in carrozza ogni sabato pomeriggio in giro per le chiese e si fermava a dire il rosario in tre chiese.
    Ormai anziana, durante uno dei suoi soliti giri in carrozza, la marchesa si fermò alla chiesetta di Santa Maria della Rosa, dove, dopo aver salutato la Madonna, si sedette vicino al pozzo per rinfrescarsi dalla calura estiva. Mentre si asciugava il sudore si accorse che a tre metri da lei il cavallo che tirava la carrozza si era pietrificato, e guardava vicino a lei con occhi di terrore. Seguendo lo sguardo dell'animale scoprì vicino a lei uno scorpione! Subito ritorno con lo sguardo al cavallo che si innervosiva scalciando, pronto a gettarsi sullo scorpione per schiacciarlo sotto i suoi zoccoli insieme a lei.
    Donna Anna tremava impaurita in cerca di aiuto: - Madonna mia, salvami tu! - Pregava disperata, quando da dentro la chiesa uscì un lampo dorato che avvolse il cavallo impietrendolo! Fu solo un attimo, ma bastò alla marchesa per alzarsi e mettersi al riparo. La luce si affievolì e il cavallo si calmò e si inginocchio di fronte alla porta della chiesa, mentre piangendo donna Anna Maria ringraziava la vergine Maria e per ricordare la grazia ricevuta fece dipingere su parete della chiesa il miracoloso evento.

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    Edited by Xander Ares - 8/6/2021, 19:37
    Last Post by Xander Ares il 29 May 2021
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